Quando Internet può uccidere la fantasia

Li chiamiamo nativi digitali. Sono quei bimbetti, a volte anche molto piccoli, di 3, 4 o cinque anni che sanno gestire un tablet o uno smartphone molto meglio di noi. Certo, hanno un cervello giovane e sono nati in questo ambiente in salsa 2.0… I genitori, dal canto loro, lungi da qualsiasi sospetto, sono soliti vantarsi delle loro prodezze tecnologiche. Ma si è proprio sicuri che tutto questo faccia loro bene? Chi scrive, anche in qualità di giovane madre, si è interrogata spesso a riguardo, provando una infinita tristezza, nel corso di una recente vacanza, nel vedere frotte di piccoli umani alienati con tablet e cuffie in ristoranti di buon livello con genitori che serenamente consumavano piatti gustosi chiacchierando in tutta tranquillità.

La tecnologia come una nuova frontiera del parcheggio? Probabile. Certo, basta mettergli in mano un leggero strumento connesso et voilà, il pargolo scompare, totalmente risucchiato dalla sua esperienza digitale. E gli adulti vivono tranquilli e sereni. Pochi i rischi – vedendo cartoni o giocando a videogiochi on-line non ci sono minacce… non si cade, non ci si sbuccia un ginocchio, non ci si sporcano i vestiti e non si rischia di esser morsi da una vipera o punti da un tafano, ma... si rischia di uccidere la creatività e la fantasia dei piccoli che, imprigionati da un device, diventano mentalmente più pigri e finanche caratterialmente più aggressivi. Per non parlare della mancata attività sportiva, della sovralimentazione, dell’obesità e di danni annessi e connessi.

Uno studioso americano, in maniera più scientifica di una madre forse un po’ apprensiva, ha deciso di dedicare proprio a queste tematiche un volume da poco giunto in libreria intitolato “Lasciateli giocare”, edito da Einaudi. L’autore, Peter Gray, psicologo e biologo del Boston College, nel suo saggio, ha presentato i risultati di uno studio effettuato attraverso il test di Torrence nelle scuole, test che serve a misurare tre parametri, ovvero la capacità di esporre in maniera fluente concetti originali e in modo dettagliato proprio al fine di misurare le capacità espressive e creative di un bambino. Negli anni si è registrato un crollo a picco di queste attitudini, con un calo di quasi l’85% !?! La caduta verticale si è registrata proprio nell’ultima generazione, maggiormente “vittima” dell’avanzare tecnologico. Dati recenti mostrano come nel 2012 siano stati più di due milioni i bambini collegati ad internet, di cui quasi la metà appartenenti al target 5-13 anni.

E oltre il 70% di essi ha dichiarato di utilizzare con costanza quotidiana tablet e smartphone, oltre ad avere già profili sui social network. Il rapporto sull’Italia curato da Save the Children non ha mostrato una situazione confortante neanche a casa nostra. A causa della vita cittadina, degli orari di lavoro dei genitori spesso incompatibili con le attività dei più piccoli, emerge che solo un bimbo su quattro gioca abitualmente in uno spazio aperto. E solo la metà di essi legge in media un libro l’anno. E del resto appare evidente che questo ménage vada a ledere sulle loro capacità in termini di fantasia e creatività. Ma, Gray aggiunge, la ricetta sta anche in una scuola meno imbrigliata in schemi rigidi e giochi più creativi e meno regolati.

Con una visione un po’ passatista viene quasi da rimpiangere chi è cresciuto giocando a campana con un gessetto e un sassolino immaginando mondi fantastici usciti dai racconti fiabeschi di nonne e zie. Forse erano altri tempi, c’erano meno confort, ma sicuramente c’era più libertà e una vita più sana all’aria aperta.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:54