Non per soldi, ma per denaro?

La battaglia che contrappone un buona parte della Silicon Valley e il Dipartimento della Difesa statunitense attorno all’iPhone dell’attentatore di San Bernardino minaccia di arrivare fino alla Corte Suprema. Apparentemente il tema sembra essere la privacy dei cittadini di tutto il mondo, ma proviamo a prendere in considerazione alcune delle ultime notizie ed a… “pensare male”.

La più interessante sembra emergere dalla richiesta di annullamento delle sentenza che obbliga Apple ad aderire alle richieste dell’Fbi. Tra le tante obiezioni, Apple lamenta di come il governo federale vorrebbe che un’azienda privata si mettesse al suo servizio per creare di fatto un sistema operativo per iPhone, già battezzato “GovtOS”. Questa attività richiederebbe uno o due mesi di lavoro di uno staff di sviluppatori con relativo personale di supporto. Nel frattempo, secondo un’indiscrezione del “Wall Street Journal”, sembra che oltre al dispositivo del caso di San Bernardino ci siano altre 12 richieste fatte pervenire alla Apple dall’Fbi per interventi su altrettanti iPhone. Pensando male e con una grossa semplificazione potremmo iniziare a moltiplicare i mesi di lavoro per il numero di apparecchi. Risulta evidente che ci sarebbero decine di tecnici qualificati e stipendiati da Apple al lavoro per il Governo.

Spingiamoci ancora oltre: in giro per il mondo ci sono milioni di smartphone Apple, differenti per dotazione hardware e software, e la possibilità che siano coinvolti in crimini di varia natura è alta. Lo scenario potrebbe essere quello di migliaia di richieste di intervento, magari supportate da ingiunzioni delle autorità giudiziarie di mezzo mondo, con diversi oneri da sostenere per la casa di Cupertino. A quel punto i costi per l’azienda sarebbero elevatissimi. Potrebbe dunque non essere soltanto una questione di privacy, ma anche di denaro? L’improvvisa solidarietà degli altri colossi delle nuove tecnologie, da Facebook a Google, è così disinteressata oppure vale il vecchio detto “Oggi a lui, ma domani potrebbe toccare a me”?

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:57