Collodel racconta la sua vita da attrice

La carriera di Sandra Collodel inizia nei primi anni Ottanta, quando Anton Giulio Majano la sceglie per recitare con Ray Lovelock ne “L’amante dell’Orsa Maggiore”. Seguiranno “Io a modo mio” di Eros Macchi, con Gigi Proietti e Paola Tiziana Cruciani, “Nel gorgo del peccato” di Andrea e Antonio Frazzi con Gastone Moschin e Jean-Pierre Cassell. Apparirà anche nella fiction “Cinema” (1988) di Luigi Magni. Fra gli Anni Novanta e il Duemila è principalmente interprete televisiva. Cinematograficamente verrà poi diretta da Alberto Sordi. Quindi apprezzata da Francesco Laudadio, che la inserisce nel cast di ben tre dei suoi film. Nel 2001 è Chiaretta “Nell’amara commedia” di Ettore Scola, e in “Concorrenza sleale” recita con Gérard Depardieu. Nel 2010 torna sul grande schermo con “Cose dell’altro mondo”.

Sei stata recentemente protagonista in uno spot di una compagnia telefonica, il grande pubblico ti conosce come attrice di teatro, fiction e cinema. Quali sono stati gli esordi, ci offri qualche nota della sua vita artistica?

Sono passati trent’anni dai miei esordi. Quello che posso dirti è che la mia vita certamente ha subìto un percorso diverso da quello che doveva essere. Ho studiato, dopo il liceo volevo fare la restauratrice, quindi ho iniziato a dipingere, disegnare e lavorare in uno studio di restauratori. Poi frequentavo l’università con indirizzo storia dell’arte, perché potessi abbinare le cose. Poi un’amica di studi mi invitò ad accompagnarla dove lavorava Gigi Proietti: a quei tempi non sapevo chi fosse, perché frequentavo altri ambienti. Allora Proietti aveva aperto una scuola di recitazione. Fu così che mi lasciai convincere, e quando la mia amica si andò ad iscrivere alla lista dei provini, la responsabile mi coinvolse, asserendo le mie supposte qualità in quel campo, e dopo un mese mi sono presentata al mio primo provino. Cantai un blues e declamai una poesia di Majakovsky, e Gigi Proietti ci prese a tutte e due. È nata così la mia frequentazione alla scuola, anche se il primo anno l’ho frequentata solo da uditrice e non da protagonista: allora vivevo questa esperienza solo come un hobby. Dopo due anni il saggio, e dopo un lavoro con Gregoretti sulle opere minori di Zavattini, io con tutti gli allievi, Rodolfo Laganà, Massimo Wertmuller, Pino Quartullo. Tornata, ho iniziato a lavorare sempre con Gigi Proietti e la sua compagnia al Brancaccio, e in vari altri contesti. Così ho abbandonato il mio lavoro da restauratrice: le due cose oramai erano diventate inconciliabili. Anche perché mi sono resa conto che, per fare ciò che veramente più ti piace, devi avere una tua attività di produzione, così ho avviato il progetto “Fabbrica 1999”, con cui ho fatto spettacoli importanti e bellissime tournée bellissime: tra i titoli ricordo “Il dramma della gelosia”, “Stregata dalla Luna”, “Falstaff” con il grande Albertazzi, “La Papessa Giovanna”. Questa attività finanziata dal Ministero dello Spettacolo ha rappresentato un impegno molto gravoso, che dovevo autonomamente gestire in proprio. Tre anni fa ho chiuso questo progetto per essere più vicino ai miei genitori e seguirli nel momento in cui più avevano bisogno della mia presenza. Così ho accettato di fare esclusivamente teatro a Roma e contemporaneamente parti in alcune fiction.

Nella tua carriera, quali sono le icone che hai sentito più vicine, che ti hanno ispirato?

Senz’altro Gigi Proietti è stato il faro illuminante. Mi ha dato consigli preziosissimi, oltretutto mi ha guidato e seguito, è stato il mio regista in tante occasioni, insegnante e collaboratore unico. Nelle mie corde di attrice ho sempre fatto personaggi che avessero un doppio ruolo, una doppia personalità perché sono quelli più interessanti, quindi ho cercato di scegliere sempre ruoli femminili che avessero queste peculiarità. A tal proposito ho adorato le commedie della Vitti, la sua comicità, la sua leggerezza e nello stesso tempo la sua drammaticità. Ammirazione indiscussa per le grande attrici americane come Meryl Streep, donna dal talento unico in grado di passare da ruoli e settori totalmente diversi con estrema naturalezza. Proprio questo è ciò che m’interessa di più nel mio mestiere, non creare un cliché, quello che invece il mercato italiano e lo star system oggi ti impone. Questo mestiere, che io ho voluto affrontare artigianalmente, e lo dico sempre, è bellissimo proprio perché occorre costruire, cesellare, studiando, imparando, non fermandosi mai allo stesso personaggio. Mettendosi sempre in discussione e a confronto con realtà diverse, scoprendo anche in se stessi le corde giuste e le diverse emotività.

Per un ragazzo che oggi desideri iniziare la carriera di attore quali a tuo parere le qualità che non possono mancare e qual è il messaggio che vorresti lanciare ai nostri giovani?

Mi trovi molto critica su questo tema. In questo momento questo mestiere è diventato difficilissimo e non ci sono più le modalità per svolgerlo regolarmente. Oggi il teatro non ha più una distribuzione, non esistono più le tournée o per lo meno sono rare e di breve durata, e i comuni non hanno più la possibilità di organizzare le stagioni teatrali, la crisi economica generale ha colpito inesorabilmente anche il nostro settore. Dall’altro lato la televisione ha ammazzato il nostro mestiere, quante volte ho sentito dire che un buon attore di teatro non è adatto a un ruolo televisivo, inoltre la televisione spesso non fa uso di persone che hanno una preparazione vera e propria, con un conseguente livello di non eccellenza. Agli attori che iniziano dico che è sempre meglio avere comunque una buona preparazione, una scuola alle spalle, perché se non altro questo background si vede quando fai gli spettacoli. Un modo di porsi con gli altri, un’educazione, un modo di stare sul palcoscenico, un rigore, una disciplina che solo chi ha studiato può avere.

Hai lavorato con attori quali Gerard Depardieu, Diego Abatantuono, Albertazzi e molti altri ancora, sei stata diretta da grandi nomi come Alberto Sordi, Luigi Magni, Ettore Scola. Quale tra i tuoi lavori ti ha soddisfatto di più?

Tutti, ognuno ha contribuito a formare la mia esperienza. Il cinema e il teatro sono due mondi diversi, nel teatro è come se tu stessi e vivessi in una grande famiglia, mentre nel cinema o nella fiction hai la possibilità di incontrare persone diverse, positive con uno scambio piacevole e che ti arricchisce sempre di più.

Con quale attore o regista ti piacerebbe lavorare un giorno?

Mi piacerebbe lavorare con Ferzan Özpetek, regista turco che ha fatto molti film importanti tra cui “Le fate ignoranti”, e con attori come Al Pacino, che con gli anni ho apprezzato sempre di più. Un regista su tutti poi è Martin Scorzese, ma anche Mark Anthony Luhrmann regista di “Romeo e Giulietta” e di “Moulin Rouge”: vorrei lavorare con tutti loro.

Quali sono i tuoi progetti futuri? E qual è il sogno che vorresti realizzare?

Al momento il prossimo obiettivo è di mettere in scena a marzo a Roma una commedia molto carina, sempre con la regia Gigi Proietti, che avrà titolo “Remenber me”, con la partecipazione tra gli altri di Sebastiano Somma. Una commedia divertente, che racconta le vicissitudini di una coppia e del loro ménage familiare un po’ abitudinario. Concludo dicendo che il mio sogno è poter continuare a fare questo mestiere facendo ruoli che riescano a toccare aspetti diversi, in cui possa confrontarmi e misurarmi sempre con nuove esperienze.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:25