Inflazione record: l’alba del non ritorno

Inflazione record. In base alle stime dell’Istat, nel mese di agosto l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) – al lordo dei tabacchi – segnala una crescita dello 0,8 per cento su base mensile e dell’8,4 per cento su base annua (+7,9 per cento nel mese precedente”. Secondo quanto riferito, a margine della rilevazione, “sono l’energia elettrica e il gas mercato libero che producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (in parte mitigata dal rallentamento di quelli dei carburanti) e che, con gli alimentari lavorati e i beni durevoli, spingono l’inflazione a un livello che non si registrava da dicembre 1985 (quando fu +8,8 per cento)”.

Nel dettaglio, l’aumento su base tendenziale “si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +42,9 per cento di luglio a +44,9 per cento) e in particolare degli Energetici non regolamentati (da +39,8 per cento a +41,6 per cento; i prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +47,9 per cento), e dall’altra a quelli dei beni alimentaria lavorati (da +9,5 per cento a +10,5 per cento) e dei beni durevoli (da +3,3 per cento a +3,9 per cento). Registrano, invece, un rallentamento i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +8,9 per cento a +8,4 per cento)”.

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, passa “da +4,1 per cento a +4,4 per cento e quella al netto dei soli beni energetici da +4,7 per cento a +4,9 per cento. Su base annua, accelerano i prezzi dei beni (da +11,1 per cento a +11,8 per cento) mentre è sostanzialmente stabile la crescita di quelli dei servizi (da +3,6 per cento a +3,7 per cento); si amplia, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -7,5 di luglio a -8,1 punti percentuali)”.

Salgono poi i prezzi dei beni alimentari, “per la cura della casa e della persona (da +9,1 per cento a +9,7 per cento), mentre rallentano quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,7 per cento a +7,8 per cento). L’aumento congiunturale dell’indice generale – insistono dall’Istat – è dovuto prevalentemente ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (+3 per cento), dei servizi relativi ai trasporti (+2,4 per cento, anche a causa di fattori stagionali), degli alimentari lavorati (+1,2 per cento), dei beni durevoli (+0,8 per cento) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,7 per cento, anche a causa di fattori stagionali). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +7 per cento per l’indice generale e a +3,5 per cento per la componente di fondo.

Il commento dell’Ufficio studi di Confcommercio non lascia spazio a interpretazioni: “La tendenza al rialzo dei prezzi non mostra credibili segnali di rallentamento. Nonostante qualche passato sporadico e occasionale ridimensionamento, l’inflazione cresce ormai da più di un anno, raggiungendo l’8,4 per cento tendenziale ad agosto, che si traduce in un +9 per cento se il fenomeno è misurato secondo la metrica dell'indice armonizzato, comparabile su base europea”. E poi: “Se in questi ultimi mesi le famiglie sembrano aver solo marginalmente modificato i propri comportamenti, sostenute dalla tenace volontà di tornare agli stili di consumo pre-pandemici, inevitabilmente l’erosione generata dalla crescita dei prezzi sul potere d’acquisto dei redditi e della ricchezza detenuta in forma liquida produrrà effetti di rilievo nella parte finale di quest’anno, comprimendo anche le possibilità di crescita del prossimo”.

Aggiornato il 31 agosto 2022 alle ore 16:03