L’intolleranza Lgbt annulla la libertà di parola all’Università di Catania

Ciò che oggi si proclama e si pratica come tolleranza è in molte delle sue più effettive manifestazioni al servizio della causa dell'oppressione [...]. La tolleranza universale diventa discutibile quando la sua ragione fondamentale non prevale più, quando la tolleranza è amministrata per manipolare e indottrinare degli individui che ripetano pappagallescamente, come fossero le proprie, le opinioni dei loro capi, per i quali l'eteronomia è diventata l'autonomia. Il telos della tolleranza è la verità”: così ha scritto uno dei più noti esponenti del pensiero progressista del XX secolo, cioè Herbert Marcuse, rilevando una grande verità, cioè che, paradossalmente, non sempre coloro che pensano di battersi per la tolleranza sono realmente tolleranti.

In tale bizzarro paradosso incorrono sempre più spesso, per di più a loro insaputa, i gruppi Lgbt, come quelli che ieri hanno impedito lo svolgimento di un convegno universitario altamente scientifico organizzato dalla locale sezione di Scienza & Vita presso l’Aula magna del rettorato dell’Università catanese. Studiosi e docenti di medicina e diritto avrebbero dovuto – secondo il programma – discutere dei profili problematici medico-legali inerenti alla disforia di genere e alla carriera alias.

Dopo aver fatto irruzione, i gruppi Lgbt hanno cominciato a urlare tutto il repertorio dei propri slogan preconfezionati all’indirizzo del tavolo dei relatori che non hanno potuto esprimere alcuna parola né sui temi in programma, né di confronto con gli scalmanati intervenuti. I portavoce dei gruppi Lgbt hanno più volte ribadito che la loro intenzione era una e una soltanto: silenziare i relatori e far annullare il convegno. Missione compiuta!

I relatori sono stati silenziati e le due giornate di studio sono state annullate. Sul punto alcune osservazioni appaiono, dunque, inevitabili.

In primo luogo: il convegno aveva senza dubbio una rilevanza locale, ma le dinamiche che ne hanno impedito e soppresso lo svolgimento hanno una portata nazionale che dovrebbe interessare tutti, soprattutto coloro che in cuor proprio sentono ardente la fiamma della libertà. Sempre più spesso, infatti, si sta diffondendo l’usanza di comprimere o sopprimere la libertà di parola di coloro di cui non si condividono le idee. La pandemia è stata in questo senso un banco di prova eccellente e quanto mai paradigmatico, in cui chiunque fosse ritenuto nutrire, a torto o a ragione, una opinione distinta dal mainstreaming pandemico veniva additato di essere un “no vax” e ridotto al silenzio eterno. Analogamente: per gli Lgbt chiunque non aderisca in tutto e per tutto alla loro visione del mondo e dell’umano è un soggetto omofobico e transfobico a cui deve essere impedito di profferire qualsiasi parola su qualsivoglia argomento. Si sta perdendo, insomma, la reale cognizione intorno alla natura della libertà in genere e di quella di parola in particolare che non è rivolta, come ingenuamente ed erroneamente reputano gli esponenti Lgbt, a far dire a tutti la medesima cosa, ma a concedere che tutti possano dire cose diverse.

In secondo luogo: i gruppi Lgbt, ormai, rappresentano una forma di vera e propria “polizia morale” pronta a sanzionare tutti coloro che non rientrano nei canoni del loro modus cogitandi. Proprio coloro che, come i gruppi Lgbt, rivendicano per se stessi la massima libertà – perfino quella di autodefinire il proprio sesso o il proprio genere – sono gli stessi che sono sempre più propensi a negare la libertà altrui, anche quella di dissentire sull’idea che ci si possa definire da soli il sesso o il genere di appartenenza. Rivendicare la libertà per se stessi al contempo negandola agli altri è non soltanto il modo migliore di dimostrare di averne frainteso natura e sostanza, ma anche e soprattutto il paradigma presupposto di ogni sistema che nella storia si è rivolto contro l’essere umano e la sua dignità. I gruppi Lgbt, con tutta evidenza, non soltanto ignorano le dinamiche della storia, ma anche e soprattutto la drammatica contraddizione in cui sembrano vivere e operare. Infine, sarebbe quanto mai opportuno che i gruppi Lgbt che si determinano per simili suddette azioni di forza facessero i conti con la realtà in genere e con quella giuridica in particolare, la cui estensione e le cui garanzie non possono essere attivate o disattivate in base alle convenienze o alle necessità del caso. Proprio i gruppi Lgbt, infatti, dovrebbero tenere presente la pericolosissima deriva che il loro modo di operare può comportare poiché un domani – qualora, per esempio, la società divenisse maggioritariamente islamica (come verosimilmente accadrà) – nessuno potrebbe impedire ai più grandi gruppi islamici di silenziare e sopprimere le pretese e le rivendicazioni dei più piccoli gruppi Lgbt, come oggi la maggioranza Lgbt pretende di silenziare la minoranza ad essa contrapposta. Voltare le spalle alle ragioni del diritto una volta, anche una soltanto, infatti, significa precostituire un pericolosissimo precedente legittimante per future nuove istanze e azioni antigiuridiche.

In conclusione, allora, proprio i gruppi Lgbt che si dichiarano sempre ispirati dalla difesa della libertà e dell’umano, farebbero bene a urlare di meno e riflettere di più, almeno sugli insegnamenti dei veri maestri del pensiero liberale come fu John Stuart Mill secondo il quale, infatti, “quando tutta la specie umana, meno uno, avesse un’opinione, e quest’uno fosse d’opinione contraria, l’umanità non avrebbe maggior diritto d’imporre silenzio a questa persona, che questa persona, ove lo potesse, d’imporre silenzio all’umanità”.

Aggiornato il 20 aprile 2024 alle ore 13:08