La Slovenia chiede all’Europa di non dimenticare la priorità dell’integrazione

Le speranze di adesione di alcuni Paesi emergenti dei Balcani nel 2019 si sono scontrate con il muro di Paesi europei, che hanno posto il veto all’inizio dei negoziati a causa della mancanza di progressi nelle riforme per migliorare la democrazia e combattere la corruzione. Successivamente, l’avvio dei colloqui di adesione di Skopje è stato bloccato dalla Bulgaria, a causa di controversie sulla storia comune, sull’identità nazionale e sulla lingua.

L’Europa sembra vivere una nuova inazione delle istituzioni circa l’allargamento verso i Balcani, un problema per lo stesso Continente che può far allontanare alleati importanti verso altri approdi geopolitici come Turchia, Russia e Cina. Durante il recente incontro del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio con il ministro degli Affari esteri sloveno, Anže Logar, la tematica dell’allargamento dell’Europa ai Balcani occidentali è stata posta nuovamente al centro dell’agenda europea ribadendo l’importanza di una strategia europea anche come reazione all’emergenza sanitaria e per contrastare i flussi migratori irregolari.

Negli ultimi anni, la strategia dell’Ue nei confronti dei Balcani occidentali è stata quella di un approccio attendista. L’Unione non è stata troppo attiva nella regione rispetto allo stallo delle riforme e nell’ultimo decennio il tema dell’allargamento è uscito dall’agenda dell’UE”, ha dichiarato il ministro degli Esteri sloveno, Anže Logar in un’intervista a Euractiv sulle priorità del suo Paese che da luglio assumerà la presidenza di turno del Consiglio Ue.

Infatti, Anže Logar invita l’Europa ad attuare una strategia che punti ad affrontare quanto prima gli ostacoli che impediscano l’allargamento dell’Europa. Logar sottolinea che il processo di allargamento “deve essere praticabile, e quei paesi dovrebbero essere sicuri che se raggiungeranno determinati obiettivi, per loro il prossimo passo, l’allargamento, arriverà”. Il riferimento è a Paesi strategici dei Balcani quali Albania e Macedonia del Nord. La crisi economica e l’emergenza sanitaria che ha colpito l’Europa, insieme alle molte turbolenze vissute in questi anni dall’Unione, dalla Brexit alle problematiche giuridiche e di rispetto dei diritti umani dei Paesi di Visegrád, dalla crisi ucraina all’emergenza migranti, hanno generato un mutamento dell’opinione pubblica e della politica nei confronti dell’adesione delle nazioni balcaniche con conseguenze negative per la stabilità geopolitica ed economica della stessa Europa.

All’interno del contesto balcanico cresce la delusione, favorendo il riemergere di nostalgie nazionalistiche e la vicinanza con realtà politiche lontane dall’idea giuridica, politica e sociale dell’Europa. La Slovenia ha chiaramente denunciato tale sistema, evidenziando la pericolosità di continuare a far vivere l’incertezza sui tempi di integrazione che non incoraggia i Paesi candidati nel perseguire politiche di convergenza agli standard europei, soprattutto in temi cruciali quali lo Stato di diritto, l’indipendenza della magistratura, la libertà d’informazione, le libertà civili. Non dimentichiamo che non pochi segnali di regressione si sono già manifestati nel corso degli ultimi tempi. Attualmente, l’Europa è essenziale per favorire la stabilità interna in Albania, Montenegro, Nord Macedonia, sollecitare Serbia e Kosovo a normalizzare le loro relazioni e salvaguardare l’unità della Bosnia-Erzegovina.

Aggiornato il 25 giugno 2021 alle ore 11:48