Historia magistra vitae

Tra i tanti propositi pacifisti e bandiere al vento della pace, si delinea progressivamente un inquietante scenario bellico, europeo nell’immediato e mondiale in tempi successivi, con la Polonia che dichiara di installare sul proprio territorio missili con testate nucleari e gli Stati Uniti e la Gran Bretagna che inviano carri armati e altro arsenale. Ormai è palese che le nazioni che compongono la Nato stanno dotando l’Ucraina di diverse armi e sempre in quantità maggiore. Al dunque, si sta assistendo a una degenerazione del conflitto alquanto preoccupante, eppure gli insegnamenti della storia remota e recente dovrebbero averci illuminato in qualche modo. Niccolò Machiavelli insegnò che “historia magistra vitae”, ma ai fatti l’umanità sembra non aver appreso tale insegnamento, anzi persiste nel confermare la sua completa indifferenza al riguardo.

In un recente articolo pubblicato su Bloomberg, l’illustre storico, saggista e giornalista Niall Ferguson ha testualmente dichiarato: “Spero che la guerra in Ucraina finisca presto. Spero che Putin se ne vada presto. Spero che non ci sia una cascata di conflitti in cui la guerra nell’Europa orientale sia seguita dalla guerra nel Medio Oriente e dalla guerra nell’Asia orientale. Soprattutto, spero che non si ricorra alle armi nucleari in nessuno dei punti caldi del conflitto mondiale”. Ferguson paventa che con la fornitura di nuove armi più potenti all’Ucraina da parte degli Stati Uniti e degli altri Paesi membri dell’Alleanza Atlantica (come l’Italia), si causerebbe un prolungamento e un inasprimento del conflitto, che di conseguenza potrebbe indurre Vladimir Putin a reagire in modo ancora più duro e nefasto, utilizzando armi chimiche o qualche arma nucleare. E per questi motivi Ferguson ha affermato: “Coloro che proclamano prematuramente la vittoria ucraina sembrano dimenticare che più nella guerra convenzionale la Russia è costretta a registrare una sconfitta, maggiore è la probabilità che Putin usi armi chimiche o una piccola arma nucleare”.

L’aspetto più sconcertante riguarda l’attuale modus agendi dei vari governi europei, a cominciare da quello italiano, che sembrano non aver appreso la lezione della storia, inerente al fatto che da un circoscritto conflitto possa generare una guerra più grande, se non addirittura mondiale. La retorica propagandistica occidentale, secondo la quale questo conflitto sia il prodromo di una strategia imperialista russa, finalizzata all’espansione della Russia in Europa, emulando ciò che tentò di fare Adolf Hitler, non è giustificata e avallata dai fatti storici precedenti l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Per comprendere meglio quanto l’attuale conflitto non sia il risultato di una pianificazione espansionistica da parte della Russia, ma sia piuttosto una reazione a certi avvenimenti generati dall’ingerenza di coloro che oggi propinano ai quattro venti da un lato la pace e riforniscono di armi l’Ucraina dall’altro, fomentando il mainstream con toni esasperati, bisogna ricordare come storicamente si sviluppò la così detta rivolta ucraina del 2014, definita “rivoluzione di Maidan”, in cui ci furono scontri molto violenti tra manifestanti del movimento “Euromaiden” (Europiazza) e le forze di sicurezza ucraina, nella capitale Kiev, che degenerarono in una guerriglia urbana grazie a dei cecchini che dagli ultimi piani di alcuni palazzi sparavano in direzione sia dei manifestanti e sia delle forze dell’ordine, al punto da determinare una escalation dello scontro con la fine del mandato presidenziale di Viktor Janukovyc (presidente democraticamente eletto) e la caduta del Governo di Mykola Azarov. Chi fossero questi cecchini e chi li avesse inviati a sparare non si è mai saputo e né i media si sono mai preoccupati di approfondire al riguardo. Tutto ciò senza dimenticare la precedente così detta “rivoluzione arancione”, che si sviluppò nel novembre del 2004, in cui un movimento di protesta, i cui partecipanti erano vestiti tutti di arancione, generatosi all’indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004, contestò l’elezione democratica del succitato Viktor Janukovyc, denunciando degli ipotetici brogli elettorali, violando anche in questa occasione l’ordine costituito, impedendo a Janukovyc di vincere, come le elezioni democratiche avevano sancito.

Nonostante che sia inconfutabile la miopia, volente o nolente, dimostrata finora dai nostri governanti europei, dei quali il Governo Draghi è stato il più “cieco” al riguardo, nonostante l’apodittica dimostrazione che le sanzioni inflitte alla Russia da parte dell’Occidente siano un devastante danno più per gli europei in generale e per noi italiani in particolare che per la Russia, dal momento che dipendiamo quasi totalmente dalle forniture russe di gas e di energia, nonché di frumento e di insetticidi indispensabile per la nostra agricoltura, si persevera a incrementare l’invio di armamenti e a inasprire le sanzioni contro la Russia. Per fortuna l’umore popolare manifesta tutta quella maturità e saggia prudenza che manca alla classe dirigente che ci governa e, nonostante l’incessante ed estenuante diegesi propagandistica e monotematica del conflitto in atto da parte dei pennivendoli mediatici, i quali non fanno altro che esasperare e terrorizzare gli animi, cercando di inasprire il giudizio dell’opinione pubblica nei confronti della Russia e tentando di giustificare l’invio di armi agli ucraini, esaltandone la resistenza militare, sempre incuranti del fatto che non promuovendo la pace a qualsiasi costo, li si condanna a un conflitto più duraturo e più violento. Oltre al fatto che, in questo modo, si fomenta un’estensione del conflitto in Europa e nel mondo.

Secondo diversi sondaggi, la maggioranza degli italiani non vuole che vengano inviate le armi in Ucraina, dimostrando tutto quel saggio pragmatismo che viene meno in Parlamento e nell’intellighenzia nostrana e che dimostra quanto questo conflitto e le guerre in generale rispondano a tutti quegli interessi che non riguardano il popolo, ma certi centri di potere che con esse si arricchiscono e incrementano la loro influenza geopolitica.

Melior tutiorque est certa pax quam sperata victoria” (Tito Livio).

Aggiornato il 06 aprile 2022 alle ore 12:02