Soumahoro: l’ennesimo “santino” della sinistra

La storia di Aboubakar Soumahoro è la classica storia della comparsa che diventa protagonista o, se vogliamo, della vittima che diventa carnefice: niente di nuovo sotto il sole, si tratta di un copione cinematografico visto e rivisto.

Noi non sappiamo se le nefandezze attribuitegli siano reali o se il comportamento del suo entourage abbia rilevanza penale e sia realmente avvenuto a sua insaputa. Qualche dubbio ci sorge ma ce lo teniamo derubricandolo tra le “varie ed eventuali”.

Quello che sappiamo è che un individuo è innocente fino a prova contraria e che nessuno, men che meno i media, può improvvisare giudizi sommari in una pubblica piazza.

Detto ciò, la storia di quest’uomo venuto dal nulla costituisce un formidabile spunto per almeno due riflessioni: atteso che l’unica cosa accertata sia il clima di degrado e di violenza in cui gli immigrati versano, la prima riflessione riguarda l’ipocrisia di tutto quel contesto perbenista vagamente gauche che in Italia predica l’accoglienza (si badi, non solo il salvataggio in mare che è sacrosanto) a tutti i costi come se ciò bastasse a sentirsi dei buoni cittadini del mondo oltre che paladini dei buoni sentimenti e monopolisti della civiltà.

A costoro fa eco l’ipocrisia schizofrenica con la quale dalla Commissione europea, a giorni alterni, si ciancia prima di pericolo sbarchi, onde poi minimizzare affermando che in Italia non ci sia una vera e propria emergenza dato che il Belpaese, numeri alla mano, avrebbe un flusso migratorio perfettamente sostenibile e per giunta sotto la media degli altri partner europei.

Il ghetto civile e morale in cui vivono gli immigrati nel nostro Paese è invece la dimostrazione plastica di quanto queste tesi siano una magmatica puttanata visto che la sostenibilità dell’immigrazione è direttamente proporzionale alla capacità di una Nazione di assicurare condizioni umane di permanenza. Noi non siamo in grado di assicurare condizioni di vita decenti agli immigrati e questo varrebbe anche se l’onorevole Soumahoro fosse completamente innocente e non avesse sfruttato le condizioni per un tornaconto personale.

La seconda considerazione porta direttamente ad un antico vizio della sinistra che consiste nella costante ricerca di figure iconiche in grado di far dimenticare agli elettori le gravi carenze politiche e progettuali nascondendosi dietro a un santino che spazzi via le contraddizioni dimostrando che da una parte (la loro) ci sono i buoni e dall’altra quelli brutti, sporchi e cattivi. È almeno dai tempi di Che Guevara in poi che la sinistra ci prova con questo giochino: più o meno volontariamente, ha sempre provato ad arruolare tra le proprie fila guerrieri, premi Nobel, Papi (addirittura i Pontefici), idoli più o meno pop, benefattori, medici senza frontiere, santi, cooperanti, ecologisti, martiri, cercando poi di sublimarli elevandoli a entità eteree senza macchia e senza peccato.

Qualche volta l’espediente ha funzionato mentre molto spesso le contraddizioni, gli aspetti poco nobili, le meschinità o addirittura le nefandezze sono venute fuori mostrando il corpo nudo di una sinistra supponente e senza idee, capace solo di arrogarsi il diritto di decidere da che parte si trovi il bene e, per differenza, dove alberghi il male assoluto.

Aggiornato il 26 novembre 2022 alle ore 10:39