Il Pd vittima della “polizia morale” e della “pulizia etica”

C’è toccato persino di avere la notizia di una denuncia presso la Corte di giustizia internazionale dell’Aja, presentata dal Nicaragua contro la Germania, “colpevole” di vendere armi a Israele. Parliamo di una Corte e di una Onu che non ha mai condannato gli eccidi di Hamas. Non è allucinante? Non lo ha fatto nemmeno il movimento femminista per gli stupri di massa commessi il 7 ottobre 2023. L’antisemitismo è esattamente questo. Questa denuncia, degna della Polizia morale iraniana, proviene da una dittatura: il Nicaragua del “presidente” Daniel Ortega, quello della rivoluzione sandinista degli anni Ottanta, davanti al quale si gettarono in ginocchio le alter sinistre mondiali, inclusi gli Eugenio Scalfari e l’allora Partito comunista italiano, oggi Partito democratico. “Grazie” a Ortega il Nicaragua prese la Via della Seta sovietica. Gli Stati Uniti cercarono di svitare, in maniera disinvolta, quella vite innestata dall’impero post leninista, ma inutilmente. Ortega prese il potere. Naturalmente “in nome del popolo sovrano”.

Questo messia che si scagliava contro le democrazie occidentali in nome di se stesso, è uno che ha studiato presso il collegio gesuita di Managua (il cattolicesimo della “Liberazione” latino-americano ha fatto più danni di Carlo in Francia). È vero che la precedente dittatura di Anastasio Somoza era anch’essa una tirannia della più bell’acqua, ma sostituire un tiranno con un altro – come succede da sempre in Russia – è un perseverare diabolico. Negli anni ’90, quando in Italia la polizia morale prossima all’area oggi del Pd aveva miriadi di giornalisti specializzati in “olgettine” berlusconiane e dintorni, Daniel Ortega usciva illeso, grazie all’immunità parlamentare, dall’accusa di abusi sessuali mossagli da una figliastra undicenne. Nel “nuovo” Nicaragua le elezioni si svolgevano senza la presenza di osservatori internazionali. Ortega chiuse le porte all’aborto e nessuna femminista si buttò a terra per la rabbia, nessuna denunciò il fatto sui giornali prog-internazionali. Nel 2008 Daniel Ortega, come altre tirannie, riconobbe l’indipendenza dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia dalla Georgia. In realtà, quello fu uno dei tanti ladrocini di nazioni putinian-hitleriani.

La Federazione internazionale dei Diritti umani ha condannato il Nicaragua per violazioni, soprusi e assassini. Tra questi, il massacro di 113 ragazzi che protestavano contro il regime, compiuto nel 2018 da gruppi paramilitari legati al regime. In tutto i morti furono 328. Nel 2021 ben sette ex candidati presidente contrari a Ortega languivano in carcere. Dal 2006 Ortega è ininterrottamente al potere. Sua moglie è una seguace di Sai Baba e ha forte influenza sul marito, che nel passato è stato prima cattolico, e poi si è alleato con gruppi protestanti. In Nicaragua gli ex militanti di Somoza sono tutti nelle fila sandiniste (“fascismo e comunismo sono l’istess”, diceva quel tale). Si parla di narcotraffico cogestito dal potere. Circa 100mila cittadini sono fuggiti all’estero. Il Nicaragua ha poco più di 6 milioni di abitanti: secondo il dissidente Álvaro Leiva Sánchez, 634 persone sono state assassinate, 5.021 sono state ferite durante le proteste, 590 sono stati rapiti da paramilitari o dalla polizia e sono prigionieri politici, mentre 846 persone sono scomparse.

La polizia morale sandinista è annegata nelle proprie miserie. Non solo in Iran o Nicaragua si sviluppa il moralismo immorale. I primi moralizzatori di massa furono i giacobini, che costruivano una pulizia etica con la ghigliottina, per poi finire essi stessi nelle mani dei boia. Poi arrivò la “polizia morale” papalina, quella della Restaurazione post-napoleonica. Infine, fu il turno del fascismo e dei futuristi, con Filippo Tommaso Marinetti che glorificava la guerra come la “Sola igiene del mondo” ed esaltava il terrorismo anarchico. Negli stessi anni, la Russia zarista scivolava nelle mani di Lenin, il primo nell’età moderna a lodare la dittatura dell’apparato bolscevico-comunista. Il futurismo dell’olio di ricino si declinò anche nella Russia stalinista nelle Grandi purghe – o Grande Terrore – degli anni ’30. Evidentemente la “pulizia etica” comincia dalle interiora degli individui. In tutto, i condannati a morte del terrore stalinista furono 340mila. Senza parlare di chi morì nei gulag o in Ucraina dove milioni di persone morirono di fame.

Prima della moralizzazione della sharia talebana o iraniana, ci fu l’onda italiana antiberlusconiana, che unì una parte politica con parte della magistratura, partorendo un paio di condanne nei confronti di una persona – imprenditore e politico – passata e ripassata ai raggi X per decenni. Il Panopticon italiano aveva fatto le sue prove già ai tempi dell’attacco (infame, diremmo oggi) contro il presidente Giovanni Leone, costretto a dimettersi senza colpe, come fu riconosciuto dai magistrati. Gli intellettuali, giornalisti e politici proseguirono l’opera di mostrificazione degli avversari politici contro Bettino Craxi, a capo di un partito poco innocente ma che – come disse Craxi in un famoso discorso – non era più colpevole degli altri (il Pci comunista e la Democrazia cristiana).

Poi fu il turno della Dc e degli imprenditori più legati al potere. Nel mezzo del crollo del comunismo, il neo-riverginato Partito democratico della sinistra dalemiano e ochettiano, riuscì ad accedere al potere. Un’operazione forse casuale ma comunque singolare. Silvio Berlusconi però sparigliò le carte, e pertanto diventò il primo nemico dei moralizzatori. Sappiamo com’è andata in quegli anni: titoli a piena pagina ogni giorno per decenni, allo scopo di dare una spallata definitiva e installare il Potere morale perpetuo in Italia.

Il grillismo e il successivo partito Movimento Cinque Stelle raccolsero il peggio del moralismo di sinistra (Antonio Padellaro passato a creare Il Fatto quotidiano, dopo aver diretto L’Unità e codiretto L’Espresso) e di destra (col “montanelliano” Marco Travaglio). La sorpresa degli ultimi anni è il ritorno al rigore della “Pulizia etica” del Pd targato Elly Schlein, col rifiorire dei grandi capi quasi rivoluzionari (a parole) come Laura Boldrini, Pier Luigi Bersani, Andrea Orlando, Sandro Ruotolo, Roberto Speranza e altri. Tra i profeti del rigore e del Tua culpa erano presenti i capi più indipendenti e moderati come il barese Antonio Decaro, che è stato il primo a cadere nello scandalo delle frequentazioni (di per sé non una colpa per chi per lavoro frequenta migliaia di persone) e nell’aggallare del voto di scambio (50 euro per un voto), cosa di cui molti da tempo hanno avuto avvisaglie mai raccolte. Ebbene, il Pd della “Pulizia etica” concorrente-alleato di Giuseppe Conte (l’anello di congiunzione tra Lega e Pd) nel solco della fisica quantistica potrebbe essere presente contemporaneamente in due posti e con due stati diversi.

Se in questi mesi si fosse letto come faccio io il pur culturalmente ottimo settimanale Il Venerdì di Repubblica (e sottolineo La Repubblica, non Il Manifesto) si sarebbe trovato un elogio della Pulizia etica in ogni pagina e un riferimento negativo alla parte avversa (il centrodestra) ogni due parole almeno. Eccellono, in questo, moralizzatori di spesso pelo come gli autori di rubriche didascaliche come Michele Serra. Certo qui siamo a una moralizzazione 4.0, non parliamo di regimi infami ma di un partito democratico, il quale però ha imboccato la strada dell’andare sempre a cercare il male come i medici, mentre vale pur sempre il Medice, cura te ipsum!

Invece di curare se stesso, il Pd si è ammalato di strabismo cercando sempre la pagliuzza – o la trave – nell’occhio altrui, ma mai nel suo. Da anni ho capito che quel partito (e non solo quello), così attento ai poveri e ai derelitti, in realtà è un partito legato a strati sociali più garantiti, come già dicevano gli universitari bolognesi nella rivolta del 1977. Per dire, è un partito dei lavoratori che non si è curato di garantire anche gli autonomi destinati a restare privi di welfare come la mutua e pensione (e scusate se è poco, perché ricordo che non tutti gli autonomi sono calciatori di Serie A o notai o avvocati: ci sono giornalisti senza redazione fissa, proprietari di negozietti). In un parco della mia città l’amministrazione del Pd ha messo cartelli pieni di immagini e parole che sembrano quelle del Grande Fratello, del tipo “dovete essere buoni e onesti come questo passero”; oppure “amate Madre Natura”. Una serie di pali fissati su una base di cemento messa casualmente prima delle ultime elezioni politiche grazie alle quali il Pd è stato estromesso dal potere dopo decenni e decenni.

A Bari la polizia morale in salsa democratica e politicamente corretta si è dissolta. Diffidiamo delle belle parole. Miriamo sempre ai fatti, con la politica di ogni colore, ma comunque state lontani da chi parla santamente: è un lupo travestito da nonna. Nel caso del Pd, non è un lupo ma un partito come gli altri, fatto da uomini e donne come altri. La differenza è la loro etica, ovvero la presunzione di poter purificare nazioni e popoli, che è un falso tremendo. A Torino la questione dei voti comprati – se sarà confermata dalla magistratura – è proseguita e si è allargata, tanto da far pensare a un sistema articolato non solo in due regioni. Da anni conosco il procedimento del sostenere quasi come una massoneria i propri fedeli con dritte e consigli sul posto di lavoro, sul dove rivolgersi per qualsiasi necessità. Non sono reati, ma per il militante del Pd lo sono, se li fanno gli altri. È una forma di superiorità che potremmo definire come in semi-razzismo praticato inconsapevolmente dagli antirazzisti.

Auspico che tutte le possibili polizie morali, politiche di destra o sinistra, democratiche o dittatoriali, laiche o religiose (mai perdonerò al cattolicesimo la cerimonia del prendere a calci il rabbino capo di Roma, il Carnevale romano della “berlina”), spariscano. Spero che – dopo questo scandalo, preceduto da quello del dossieraggio ai danni di persone politiche in gran parte di centrodestra, su cui è avviata un’inchiesta a Perugia – per una volta il Pd riconosca di essere uguale agli altri. Del resto, non predicano da sempre l’egualitarismo? Potrebbero leggere La fonte meravigliosa di Ayn Rand, per trovare un poco di pluralismo culturale.

Aggiornato il 11 aprile 2024 alle ore 09:41