Anche alle Hawaii, essere italiani è cool

Una delle personalità che ho intervistato di recente mi ha chiesto se avessi intenzione di cercare tracce di Italianità in ognuno dei 50 Stati Americani. Ho risposto che forse l’avrei fatto, e ho iniziato a pensare a quale fosse lo Stato più improbabile da questo punto di vista. Forse le isole Hawaii, ho pensato. Ma poi no: gli Italiani sono stati e sono in tutto il mondo, incluse le Hawaii, mi sono detto.

E così, eccoci qui con il mio buon amico Thomas Gambino, un italoamericano fiero delle proprie origini italiane e più precisamente siciliane, che vive a Honolulu, è sposato con una donna hawaiana ed è autore del libro “The Scattered Italians: Reflections on a Heroic Journey”. Thomas ci aiuterà a conoscere come anche le Hawaii abbiano qualcosa di italiano nella loro storia, nella loro architettura e nel loro stile di vita.

Thomas, qual è la stoia del rapporto tra gli Italiani e le Hawaii?

Beh, Umberto, è una lunga storia, anche se molto pochi la conoscono. Mi limiterò a farti qualche esempio.

Nel 1542 un esploratore italiano, Giovanni Gaetano, navigando per conto del Regno di Spagna individua le isole Hawaii, procedendo verso l'Estremo Oriente. Ci vorranno 230 anni prima che il successivo navigatore europeo, il famoso capitano Cook, trovi le nostre isole. Siamo sicuri di questo, anche se gli storici dicono che ciò richieda ancora una certificazione prima di divenire ufficiale.

Un'altra storia che secondo gli storici manca ancora di una certificazione ufficiale è quella di Giacomo Gastaldi, un cartografo genovese di grande talento che nel 1561 concepì e disegnò la prima mappa del mondo allora conosciuto ad essere ampiamente diffusa. Su di essa, riportate chiaramente c’erano le isole Los Bolcanos e La Farfania, i nomi con cui venivano chiamate le Hawaii nel XVI secolo. Anche questo accadde più di 200 anni prima che Cook “scoprisse” ufficialmente le isole. Alcune tradizioni orali indicano addirittura che Cook avesse una copia della mappa di Gastaldi tra le sue tante carte nautiche, durante il viaggio che lo portò a “scoprire” le Hawaii.

Più avanti nel tempo troviamo Paolo Botta (1802-1870), un viaggiatore e scrittore torinese che atterrò sulle nostre coste durante il suo epico viaggio in tutto il mondo. Rimase per 2 mesi e poi raccontò in un libro, pubblicato in italiano, le sue esperienze hawaiane. Fu in assoluto una delle prime pubblicazioni al mondo che descrivesse dettagliatamente le Hawaii.

Ci spostiamo ancora avanti e nel 1862 troviamo John Owen Dominis, il cui padre era di Trieste, che sposò la principessa Lili'uokalani e fu nominato Governatore di Oahu. Quando sua moglie divenne Regina delle Hawaii lui divenne Principe consorte e quindi parte della famiglia reale hawaiana. Dominis è l'unico non-hawaiano sepolto nel Mausoleo Reale situato nella Nu'oanu Valley. La coppia reale viveva in una casa costruita dal padre di Giovanni, chiamata Washington Place, che ancora oggi ospita la massima carica istituzionale hawaiana: la residenza ufficiale del presente Governatore delle Hawaii è stata costruita da un italiano! Washington Place è uno dei luoghi più visitati delle Isole: è la Casa Bianca delle Hawaii. Arriviamo al XX secolo: nel 1913 un geniale ingegnere italoamericano, Henry Ginaca, inventò un macchinario che automaticamente sbucciava e pelava gli ananas. Si potrebbe pensare che questo non sia stato molto importante, ma ci si sbaglierebbe: in realtà questa invenzione ha reso possibile l’intera industria dell’export dell’ananas hawaiano, che ha portato grande ricchezza economica nelle isole, introducendo l'ananas hawaiano in tutto il mondo.

Un siciliano, Domenico Moro, fu a capo della banda musicale Royal Hawaiian tra il 1941 e il 1955. La sua leadership fu famosa in tutte le isole e la sua musica meravigliosa contribuì molto a risollevare lo spirito e il morale degli hawaiani dopo Pearl Harbour e durante i primi, durissimi anni della seconda guerra mondiale. Moro aiutò davvero moltissime persone, la sua leadership fu molto importante.

Un altro Italiano molto interessante, uno dei miei preferiti, è Frank Fasi. Frank è stato il Sindaco che ha guidato la città per il maggior numero di anni nella storia di Honolulu: ben 22 anni, dalla fine degli anni sessanta in poi. Fasi è un italoamericano nato da genitori siciliani nel 1920, dotato di una straordinaria capacità di realizzare cose importanti per la comunità. Se si viaggia via autobus a Oahu è merito suo. Quando arrivò alle Hawaii era solo un ragazzo della costa est, e come sindaco ha semplicemente rivoluzionato il trasporto pubblico hawaiano, che quanto ad autobus è oggi è uno dei migliori sistemi di tutta l’America. Io ho avuto il piacere di collaborare direttamente con lui: è stato Frank Fasi che ha fatto in modo che si avviasse il business dei viaggi per chiunque dall’Italia alle Hawaii. Prima di lui avevano possibilità di visitare le Hawaii dall’Italia solo persone molto ricche che conoscevano bene il mondo e viaggiavano spesso.

Una questione importante è senza dubbio quella che riguarda i prigionieri di guerra italiani. Dicci qualcosa in più su questo

Durante la seconda guerra mondiale 5.000 prigionieri italiani arrivarono alle Hawaii: è un numero enorme. Furono catturati dagli americani e dagli inglesi in Nord Africa nel 1943 e portati negli Stati Uniti: la maggior parte fu inviata in altri Stati Americani, ma 5.000 di essi furono portati qui, in un posto chiamato Sand Island.

Dopo la guerra furono rimandati in Italia: ma quattro di loro morirono mentre erano qui. Mentre erano alle Hawaii, gli italiani costruirono diverse cose. C'è una meravigliosa fontana eretta a Fort Shafter, semplicemente incantevole. Furono costruite statue in tutte le isole, ma anche una chiesa che purtroppo fu poi distrutta quando si decise di ampliare il sistema di trasporti costruendo un’autostrada.

Nel 1943 l'Italia lasciò l’alleanza che combatteva gli Americani, e quindi cessò di essere un nemico degli Stati Uniti. Gli Italiani e gli Americani non erano più in guerra gli uni contro gli altri, e così si decise di seppellire qui i quattro soldati italiani. Molti di noi vanno a onorare queste tombe e vi portano dei fiori. I quattro soldati italiani non sono stati dimenticati.

Parliamo di oggi. Ci sono molti Italiani alle Hawaii?

Beh, io sono il Vice Presidente della “Friends of Italy Society of Hawaii”. Per far parte della nostra organizzazione non è necessario avere origini italiane: l'importante è essere innamorati dell'Italia. E’ un club sociale, nulla di politico, e si organizzano diversi eventi che riguardano l'Italia e la cultura italiana in tutti i suoi diversi aspetti: cibo, vino, cinema, linguaggio, arte, viaggi, storia. Abbiamo anche uno strumento di informazione chiamato "Il Gazzettino".

Abbiamo alcuni italiani che studiano qui, e naturalmente siamo molto felici e orgogliosi di loro. Per quanto riguarda gli italiani che vivono qui, una delle famiglie più affascinanti delle isole è quella del Principe Vittorio Alliata di Montereale. Lui e la Principessa sono entrambi persone deliziose, molto apprezzate da tutti. Il titolo di Vittorio risale addirittura al Sacro Romano Impero. Vive qui con sua moglie da 15, forse 20 anni. Potevano vivere in qualsiasi parte del mondo, non avendo problemi finanziari, e hanno scelto le Hawaii. Quando gli ho chiesto "Perché hai scelto le Hawaii, Vittorio?" Mi ha risposto "Perché sono un luogo incantevole, con uno stile di vita molto sano". La principessa Dialta è di Firenze: era nel mondo del cinema, che le manca molto. Così ogni anno portano qui film provenienti dall’Italia e organizzano una grande serata di gala, come a Cannes, con molti attori e attrici famosi che vengono qui e celebrano il cinema. Abbiamo un buon numero di persone che fanno ottimi film, qui alle Hawaii.

Lì alle Hawaii siete gli italoamericani più lontani dall’Italia, giusto?

Assolutamente, siamo nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico! E' letteralmente dall'altra parte del mondo, ci vogliono almeno 23 ore di volo. Io generalmente volo da Honolulu a Tokyo, e poi da Tokyo vado a Roma. A volte, quando torno faccio una rotta diversa e passo per New York. Vivere alle Hawaii è meraviglioso: il rovescio della medaglia è che non si può trascorrere con la famiglia tutto il tempo che si vorrebbe. I miei parenti sono a New York ma non è affatto vicino, dalle Hawaii, e così io non li vedo tanto quanto mi piacerebbe. Vorrei fare come altri italoamericani, che – come facevano un tempo - ancora oggi stanno insieme con tutta la loro famiglia la domenica. Però va bene, qui ho la famiglia di mia moglie che mi ha accolto splendidamente, e ho i miei amici. Ho anche un figlio che studia alla John Cabot University a Roma, e si laurea proprio in questi giorni.

Le tue origini sono siciliane. Ci sono similarità tra la Sicilia e le Hawaii, visto che entrambe sono isole?

Penso che ci siano alcune somiglianze, sì. La Sicilia è molto più grande delle Hawaii, ed è più antica, ha più storia e più cultura. Ma il clima è simile, le persone amano il cibo e la musica, c’è la presenza di un vulcano e naturalmente di bellissime spiagge, la popolazione è in forma, bella e sana... sì, definitivamente ci sono somiglianze con la Sicilia.

Il Made in Italy è apprezzato? Ci sono settori che vanno meglio di altri?

Cominciamo col dire che è molto “cool” essere italiano al giorno d’oggi. Voglio dire, non voglio sembrare in alcun modo presuntuoso, ma mi succede sempre di essere notato perché ovviamente ho un aspetto diverso rispetto alla maggior parte degli hawaiani, di origine asiatica ... e quando sanno da dove vengo, tutti dicono sempre " Oh, tu sei italiano! Amo l'Italia, dimmi di più del tuo Paese". Siamo molto fieri del fatto che Ansaldo Honolulu sta progettando e costruendo i vagoni per il nuovo sistema di trasporto ferroviario di Honolulu.

Il cibo italiano è molto popolare qui. Abbiamo un centro commerciale a cinque stelle, molto elegante: ci sono tutti i grandi nomi della moda italiana. Il design italiano è un must: quando la gente vuole essere al top, cercano il design italiano. Abbiamo una grande concessionaria Fiat: io guido una Fiat 500! Essere italiani è molto “cool”, non solo in Hawaii ma in generale in America. In realtà, penso che in tutto il mondo sia così. La cultura italiana è conosciuta ed apprezzata da sempre più gente, in particolare grazie al cibo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:22