La cultura italiana nel West Virginia

Lo Stato del West Virginia ha una lunga storia di emigrazione italiana. Nel 1910 più di 17mila italiani vivevano lì, e costituivano il 30 per cento di tutta la popolazione di origine straniera dello Stato: l’Italia aveva persino un ufficio consolare nel nord del West Virginia. Nel 1907, il peggior disastro minerario nella storia degli Stati Uniti uccise a Monongah ben 171 minatori italiani: alcuni di loro erano bambini.

Gli anni sono passati, e oggi il West Virginia ospita un popolarissimo Festival italiano, a Wheeling: si tratta probabilmente del secondo festival di tutti gli Stati Uniti per numero di partecipanti, dopo quello di San Gennaro a New York City. Si tratta dell’Upper Ohio Valley Italian Heritage Festival, e abbiamo oggi con noi il presidente del Festival, Marian Grubor.

Marian, lei è la presidente dell’Upper Ohio Valley Italian Heritage Festival, che si terrà dal 24 luglio al 26 luglio. Nel vostro sito web si può leggere che ogni anno più di 150mila persone vi prendono parte... Non avremmo mai immaginato di trovare in West Virginia il secondo più grande Festival italiano degli Stati Uniti. Ci dice qualcosa sul festival?

Trentatre anni fa un gruppo di imprenditori italiani decise di celebrare l’Italia e diede vita al festival. La nostra valle è molto, molto particolare: siamo un lembo di terra a forma di dito tra tre diversi Stati. C’è l’Ohio, c’è il West Virginia e c’è la Pennsylvania: si chiama così perché è sul fiume Ohio. Il nostro Festival accoglie persone provenienti da tutti e tre gli Stati. A Clarksburg, in West Virginia, c’è un’area italiana molto grande: è lì che i fondatori del Festival hanno iniziato a concepirlo, e in seguito lo hanno portato a Wheeling. Iniziarono a dare borse di studio per 350 dollari: era il 1982. Ora diamo tredici borse di studio ogni anno, ognuna di un migliaio di dollari.

Wheeling è molto bella. Una volta era la capitale del West Virginia, prima che lo diventasse Charleston. Così persone che provengono da tutta la Valle prendono parte al Festival: abbiamo scoperto che la gente lo utilizza per ritrovarsi. Ogni anno tornano e incontrano le stesse persone, provenienti da tutto il territorio, anche facendo un lungo viaggio: usano il Festival come una riunione di famiglia o una riunione di amici, perché è divertente, un bel posto dove andare e festeggiare. Inoltre, l’entrata è gratuita, mentre la maggior parte degli altri Festival hanno un biglietto d’ingresso, alcuni con un prezzo anche abbastanza alto.

Cosa succede durante il Festival? Quali attività si organizzano?

Io sono responsabile per l’area culturale. Abbiamo un grande spazio, dove tutto è italiano. Facciamo cucina italiana dove io, che insegno questa materia, cucino tutti alimenti italiani; abbiamo una parte dedicata ai vini italiani; abbiamo musica italiana, con band e cantanti per la durata dell’intero Festival; abbiamo un torneo di bocce. Noi chiamiamo la nostra area “Little Italy”. Ci sono molte altre aree, con un’atmosfera festosa. Abbiamo lavorato con il nostro vescovo locale della diocesi di Wheeling per poter organizzare una processione, ma ancora non sappiamo se sarà possibile quest’anno; però la domenica mattina il vescovo celebrerà un messa sul palco principale.

Il Festival inizia mercoledì sera, con una cena italiana e una grande celebrazione alla quale prenderanno parte 300 persone, nella quale onoriamo l’italoamericano dell’anno: una persona che ha contribuito a tenere alta e riconosciuta l’Italia e il nostro patrimonio culturale qui nella Valle. Quest'anno onoriamo Antonio Licata, un chirurgo italiano ora in pensione. I suoi nonni nacquero in Italia, mentre i suoi genitori sono nati qui, e lui ha trascorso la sua vita praticando la sua professione medica nella Valle.

Con un pubblico così vasto, ci chiediamo se più prodotti italiani potrebbero avere spazio nella vostra festa... Che tipo di Made in Italy sarebbe più apprezzato dai vostri visitatori?

Il mercato dato dai visitatori del Festival è eccezionale, ma purtroppo non abbiamo molti produttori italiani. Non so perché. Forse siamo considerati una zona povera, quindi non pensano che la gente avrebbe la possibilità di acquistare i loro prodotti, ma si sbagliano. Ci piacerebbe avere più prodotti alimentari e vini italiani, il design della gioielleria italiana, e altri manufatti di vario genere. Noi li accoglieremmo a braccia aperte.

La storia dell’emigrazione italiana in West Virginia racconta vicende a volte tragiche, storie di italiani coraggiosi che vi si recavano a lavorare nelle miniere di carbone. Oggi, il 60 per cento della popolazione di Fairmont e Monongah ha origini italiane.

Gli italiani arrivarono in massa nelle zone di Fairmont e Clarksburg per le miniere di carbone e per le acciaierie: quando queste ultime a Clarksburg chiusero, intorno agli anni Quaranta del secolo scorso, molti italiani si trasferirono a lavorare nelle acciaierie di Weirton e dell’area di Wheeling. Il West Virginia ha avuto un enorme emigrazione, abbiamo visto arrivare un numero enorme di lavoratori.

Weirton, Follansbee e Worthington sono le tre città in West Virginia con una grande popolazione italoamericana. Mio padre era uno di loro, lavorò per oltre 50 anni in un’acciaieria: aveva 12 quando iniziò, semplicemente perché la sua famiglia aveva bisogno di soldi. Era il 1922, lui era nato nel 1910: a quei tempi molti bambini italiani iniziavano a lavorare molto giovani perché le loro famiglie erano povere, ed anche molto numerose.

Ci sono molti italiani recentemente arrivati ​​in West Virginia?

No, non che io sappia. Il West Virginia non ha più molte industrie, quindi la gente in realtà non emigra più qui. La forza del nostro Stato sta nel turismo: abbiamo montagne, fiumi, luoghi davvero molto belli.

Quali sono i più importanti luoghi “italiani” in West Virginia?

Follansbee è senz’altro il luogo che maggiormente ricorda gli italiani: tutto quello che c'è ha un nome italiano, è una città davvero molto italiana.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:22