Rivoluzione silenziosa: vivere dieci anni di più

Secondo recenti analisi, l’Italia è il secondo Paese al mondo per longevità. In Italia si vive più a lungo che nel resto del mondo. Tutto ciò è dovuto ad una buona alimentazione, ad una buona sanità ed ad una buona informazione medica. Ci chiediamo, è possibile fare di più? È possibile fare meglio? Abbiamo il piacere di fare qualche domanda ad uno dei massimi esperti di pazienti cardiogeriatrici, il professor Cosimo Comito, responsabile della Cardiochirurgia Geriatrica presso l’ospedale Sant’Andrea – Università “La Sapienza” di Roma.

Professor Comito, qual è il ruolo del cardiochirurgo e del cardiologo nella cura del paziente anziano?

È un mondo completamente nuovo che si sta aprendo ed al quale ancora pochi medici specialisti sono adeguatamente preparati per affrontarlo al meglio. Sempre più spesso nello studio del cardiologo si presentano pazienti che hanno superato gli 85-90 anni, e questi non sono e non possono essere curati come un paziente più o meno giovane. Hanno delle peculiarità “nuove”, che vanno conosciute e rispettate.

Professore, lei nella sua vita si è sempre occupato in modo particolare di pazienti anziani, perché?

Quando vedi un paziente soffrire rimani colpito, ma quando vedi un anziano soffrire ciò ti colpisce nella sfera più intima e non puoi rimanere indifferente. Nel nostro intimo ognuno di noi spera di non diventare mai anziano, ma purtroppo ciò avviene e siccome avviene lentamente ci accorgiamo di questo quando in genere siamo già diventati anziani.

Si può invecchiare meglio?

Certamente, non solo si può ma si deve.

Oggi cosa dobbiamo aspettarci? Qualche nuova scoperta che ci cambia la vita?

Le scoperte interessanti ed utili arrivano ogni giorno. Molto spesso sono piccoli miglioramenti impercettibili Alla maggior parte delle persone, ma non per questo meno importanti. Guardi per esempio l’evoluzione di un telefonino o di una macchina. Se confronta un cellulare di oggi con uno di quindici anni fa noterà delle differenze enormi, eppure queste differenze non sono arrivate dalla sera alla mattina, sono piccole conquiste che si sono sommate negli anni.

Professore, ci faccia qualche esempio in sanità, scoperte silenziose.

La prima cosa che mi viene in mente è una rivista medica che titolava più o meno così: Colesterolemia, già rischiosi i valori sopra i 180. Oggi nessuno rimane meravigliato da questa notizia, è cosa nota e più o meno seguita da tutti. Se vogliamo completare la notizia dobbiamo dire che l’anno di pubblicazione risale più o meno al 1986, cioè trent’anni fa. Quanti pazienti tra i suoi lettori hanno seguito questa semplice raccomandazione in questi ultimi trent’anni? Ecco, questo è uno dei grandi problemi della medicina. Le piccole e grandi scoperte impiegano decenni per arrivare a tutta la popolazione, è questo non è giusto. Il progresso scientifico è tale solo quando appartiene a tutti. Provi ad immaginare un paziente che oggi ha 80 anni con tutti i suoi acciacchi (infarto, ictus, artrosi alle ginocchia, alla colonna, ecc.), riportiamolo in dietro di trent’anni ed applichiamo tutte conoscenze mediche in nostro possesso. Lei crede che sarebbe lo stesso ottantenne? Le assicuro che sarebbe un ottantenne completamente diverso, forse più simile ad un settantenne di oggi.

Lei ha operato a cuore aperto un uomo di 94 anni. Ce ne parli.

Sì, è vero, ho operato forse il paziente più anziano d’Italia, un simpatico nonnino che prima di arrivare al Sant’Andrea aveva girato vari ospedali per due anni. Ha vissuto bene fino a 101 anni guidando ancora la macchina . È lui il modello di anziano oggi facilmente raggiungibile da molti.

Professore, lei è una persona positiva che sicuramente ci ha insegnato che in medicina le grandi rivoluzioni sono la somma di tante piccole cose e non i grandi annunci che spesso si rivelano solo annunci. Grazie e buon lavoro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:34