Porno & libertà, il documentario

Quando il sesso arrivò sul grande schermo. Uscito al cinema il 23 giugno e distribuito da I Wonder Pictures, Porno & libertà – porn to be free torna agli albori della liberazione sessuale in Italia, negli anni Settanta. Ne parliamo con il regista, Carmine Amoroso.

Come presenterebbe la sua opera?

Mi sono divertito a raccontare alcuni personaggi ribelli, anticonformisti, che hanno vissuto gli anni Settanta, e la pornografia in rapporto alla controcultura di quel periodo, ad esempio nel caso di riviste come Re Nudo o Frigidaire. Qui in Italia si è trattato di un fenomeno molto irruento.

Il titolo, con la “e” commerciale, sembra intendere che la liberazione sessuale, qui, non sia arrivata con una rivoluzione come in Nord Europa o negli Stati Uniti, ma attraverso il mercato pornografico.

Effettivamente sì. È stata anche raccontata pochissimo, la pornografia, mentre ad esempio in America ci sono stati film anche molto interessanti legati a personaggi come Larry Flynt. Ho incontrato il fotografo e regista Riccardo Schicchi, e mi ha talmente colpito che ho deciso di scoprire e capire. C’è stato anche il regista Lasse Braun, personaggio un po’ mitico - in realtà italianissimo, si chiama Alberto Ferro - che era andato nei Paesi scandinavi in quanto figlio di un diplomatico, e lì si era chiesto il perché in Italia non si poteva neanche vedere l’immagine di una donna nuda, e così iniziò questo suo percorso. Diciamo che la liberazione sessuale nei nostri anni Settanta è stata un po’ influenzata da questi personaggi, come anche Ilona Staller, la prima “pornostar” a sedere in un Parlamento quando all’epoca non esisteva neanche il termine.

Un percorso travagliato, dalle riviste fino ai film, anche a causa della presenza sessuofobica della Chiesa da un lato e del Pci dall’altra.

C’era una Democrazia Cristiana molto forte, legata alla Chiesa cattolica, quindi i discorsi sulla sessualità erano assolutamente vietati, e c’era anche un Partito comunista molto moralista. Ecco perché ho cercato di raccontare quegli anni - generalmente visti come quelli della lotta armata, oppure con uno sguardo edulcorato - da un’altra prospettiva, perché secondo me mancava la parte libertaria, della controcultura.

La scelta degli interlocutori, come Porpora Marcasciano o Helena Velena?

Mi sono accorto di aver raccontato, in fondo, un po’ me stesso, ho legato tra loro personaggi che bene o male conoscevo - tutte persone simpatiche, Porpora ha anche scritto un libro meraviglioso, AntoloGaia - sesso, genere e cultura degli anni Settanta - tracciando una specie di filo rosso. Diciamo che il film è anche molto autobiografico, con i miei ricordi, il mio immaginario di quegli anni e il cinema che ho più amato: Marco Ferreri, Bernardo Bertolucci e in modo particolare il filone americano di Flash e Trash della Factory di Andy Warhol.

Tra i primi spettatori dei film porno, ricorda il documentario, c’erano anche intellettuali e artisti.

Chiaramente, visto che era un fenomeno del tutto nuovo il vedere un corpo nudo su grande schermo. Mi ricordo che Pier Paolo Pasolini in un suo film mostrò il primo pene in erezione: fu uno scandalo, uno shock visivo, quindi un po’ tutti erano curiosi. Vincenzo Sparagna, ad esempio, mi raccontava che lo stesso disegnatore Andrea Pazienza andava nei cinema a luci rosse. In definitiva era anche divertente, e agli inizi il porno è stato vissuto pure politicamente.

Proprio a questo proposito, il movimento femminista fece contestazioni davanti alle sale a luci rosse, il porno era considerato ad uso e consumo maschile, tendente all’oggettivazione della donna.

Questa divisione c’è sempre stata, alcune femministe erano a favore e altre contrarie. Nel mio documentario c’è anche Giuliana Gamba, regista che ha combattuto e fatto documentari molto interessanti, come sulle donne in Afghanistan, e aveva iniziato proprio con il cinema porno in quanto gesto ribelle, anticonformista. Altre, ad esempio un gruppo tedesco legato ad una rivista, associavano addirittura la pornografia allo stupro, quindi è un fenomeno un po’ ambivalente, e su questo ho cercato di riflettere con Lidia Ravera, femminista autrice del libro Porci con le ali.

C’è stato poi un notevole sviluppo della pornografia, guardando agli inizi, gestiti dal mercato, e all’oggi, con i video amatoriali.

Penso che la pornografia sia un linguaggio, molto interessante anche da un punto di vista concettuale. È uno dei fenomeni più pervasivi del nostro immaginario, ma anche quello più stigmatizzato. Esprime veramente una contraddizione, un’ambiguità che andrebbe analizzata con attenzione. Ne esistono studi accademici, ma il cinema non ha ancora trattato a fondo, seriamente, il fenomeno. Io penso che sia sempre un passo avanti, anche tecnicamente: la diffusione del Vhs prima e del Dvd poi è stata dovuta anche molto alla pornografia, che ha sempre utilizzato dei mezzi nuovi. Oggi - conclude Amoroso - c’è una specie di atomizzazione, categorizzazione del desiderio, su Youporn ci sono tante finestre, quasi come facenti parte dei nostri desideri o perversioni.

Aggiornato il 17 giugno 2017 alle ore 16:15