M., come Mussolini. Il “Figlio del [suo] secolo” (Bompiani 2018). Mercoledì 7 novembre, alla presenza di un testimonial del calibro di Walter Veltroni, Antonio Scurati ha presentato presso la Feltrinelli della Galleria Sordi la sua ultima fatica (è proprio il caso di dirlo, visto le 800 e più pagine di cui si compone il racconto) sulla vita di Benito Mussolini, di cui si racconta il profilo storico, politico e umano attraverso una ricostruzione spietatamente oggettiva, che persegue l’estraneazione dai fatti e dalle passioni dell’epoca. La documentazione degli accadimenti risulta capillare, perfino quasi ossessiva, e si avvale di documenti ufficiali e testimonianze comprovate. Secondo Veltroni, si tratta di “un Racconto unico di quel tempo della Storia, che a volte va più veloce, mentre in altri casi procede più lenta. Quella di Scurati è un trilogia che arriva fino alla caduta del fascismo nel 1943. Il terremoto politico che sconvolse l’avvento del fascismo e che avrebbe potuto arrestarne la corsa fu l’assassinio di Matteotti. Evento che gli stessi seguaci del Duce stentarono a capire. Come loro molti altri, che nutrirono illusioni sul tramonto della Marcia su Roma. Una volta che questa si svolse, quel fenomeno raccolse un consenso enorme nel giro di pochi anni”.

Poiché la memoria storica negata è da sempre un appannaggio dei vincitori, il fondatore del Pd confessa come “la sinistra abbia sempre negato l’esistenza di un consenso di massa al fascismo. Eppure, basterà ricordare che soltanto 12 professori universitari rifiutarono giuramento di fedeltà al regime. Ma, qual è l’origine di questo consenso? Da quando, in pratica, Mussolini rivendicò a se la responsabilità morale dell’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Se avvenisse oggi il Duce finirebbe in galera. Ma, si ricordi: nessun ritorno avviene tale e quale nella storia, almeno nella forma in cui si è manifestato in precedenza. Nel 1919 i fasci prendono una manciata di voti, per stravincere tre anni dopo soltanto. Perché? Per Mussolini era necessario un tracollo del passato (la guerra; la crisi economica e quella dello Stato liberale) perché il nuovo vincesse. È sempre lui che muta la paura in odio, legittimando la violenza e l’assassinio politico. Accadeva all’epoca [e forse sta accadendo in metafora anche oggi?] che la gente finisse impiccata con ganci da mattatoio senza che lo Stato intervenisse. Questo perché le persone sono disposte a rinunciare anche alla libertà purché ci sia una decisone che faccia cambiare la loro vita. Eppure, i socialisti di allora vantavano un consenso gigantesco che hanno disperso con il sindacalismo legalitario e l’estrema frammentazione delle liste”.

Antonio Scurati, da parte sua, confessa di appartenere a quella generazione post-sessantottina (essendo nato nel 1969) “che ha conosciuto poco la militanza politica e forse è per questo ci troviamo oggi nei guai. Mussolini e i suoi sono materia da romanzo, ma un Autore deve viverli con distacco e equanimità come accade con i propri personaggi. Dal mio punto di vista, i testi fondamentali che stanno alla base della creazione della civiltà occidentale sono l’Iliade e l’Odissea. Laddove però Omero rimane neutrale tra greci e troiani, per me invece fascisti e antifascisti non sono la stessa cosa. Il romanziere, infatti, pur mosso da grandissima pietas, non deve fare sconti a nessuno, anche se questa mia operazione letteraria si è resa possibile grazie alla caduta della pregiudiziale antifascista, per cui ora è possibile leggere i fatti passati così come sono avvenuti”. Del resto, è di tutta evidenza come Mussolini fosse “un personaggio di grande fascino e intelligenza politica, responsabile di grandi mali del nostro Paese, con il suo mito degli arditi che resiste nella mente dei neofascisti di oggi! Ma il domani, in maniera sinistra, potrebbe essere molto diverso dall’oggi”.

“E l’analogia molto forte con ieri non è Matteo Salvini. In questo anche Croce si ingannò. Guardiamo la platea nel buio della sala anziché stando sul palco: l’analogia con il 1919 sta in un pubblico indistinto, amareggiato e incazzato. M. segue le folle anziché precederle, come quella dei piccoli borghesi declassati che avevano combattuto anni nelle trincee e che tornando a casa si scoprivano disoccupati e ingannati. Lì ieri come oggi c’è la risonanza e l’eco che rende possibile lo scambio tra libertà e sicurezza personale. Oggi tutti sentono che i propri figli saranno più poveri rispetto alla generazione precedente, e moltissimi quindi sono disponibili a scambiare libertà con dittatura sentendosi delusi dalla democrazia! M. scommise e vinse sempre sul peggio: che il Re non avrebbe decretato lo Stato d’assedio, etc.”. Meglio ricordare, quindi, che ripetere.

Aggiornato il 13 novembre 2018 alle ore 11:43