Festa di Roma: delude “I Am Zlatan”, emoziona il doc su Scalfari

Lo Zlatan Ibrahimovic degli esordi. I Am Zlatan di Jens Sjögren, presentato nella Selezione Ufficiale della Festa del cinema di Roma è una storia che si dipana su tre piani narrativi. O, meglio, su tre età diverse del giovane campione. A 11 anni, a 17 anni e a 23 anni. La prima inquadratura del film riprende il calciatore di spalle, quelle del suo interprete Granit Rushiti, senza mostrarne il viso. La macchina da presa lo segue nel campo d’allenamento dell’Ajax. La sua carriera sta per decollare con un gol leggendario. Sjögren prende spunto dalla biografia di David Lagercrantz e mette in scena un racconto di formazione.

Il piccolo Zlatan cresce nel quartiere periferico di Malmö (Svezia). A scuola è svogliato e aggressivo. Soprattutto con gli insegnanti. Pensa solo al calcio. Vive con la madre, una cameriera immigrata divorziata dal marito, un uomo indolente e distratto, che però crede nel talento del figlio. Ricorda alla preside della scuola il significato del nome di Zlatan: “oro”. Incoraggia il ragazzo ad “ascoltare, ma non ascoltare”. Nonostante le premesse, la narrazione risulta piatta. La struttura a tre piani si risolve in una cronistoria didascalica. Senza alcun approfondimento dei personaggi, escluso il protagonista. Un’occasione persa. 

Scalfari, A Sentimental Journey di Michele Mally

Il racconto di un altro uomo che prova a tenere a bada il proprio narcisismo. Dal calcio si passa al giornalismo. Un appassionato documentario su Eugenio Scalfari fa parte degli Eventi speciali della Festa di Roma. Scalfari, A Sentimental Journey di Michele Mally mostra il privato e il pubblico del fondatore de la Repubblica. Uno sguardo originale sui 97 anni del maestro del giornalismo. Il direttore viene raccontato dal punto di vista di Donata ed Enrica, le figlie di Scalfari, con la collaborazione della sceneggiatrice Anna Migotto. Realizzato da 3D Produzioni con Rai Documentari, sarà in onda su Rai 3, sabato 23 ottobre alle 17.45.

“Papà è stato molto raccontato – afferma Donata – e lo ha fatto anche lui, scrivendo ad esempio la sua autobiografia. Noi volevamo dare un’immagine diversa, un punto di vista inedito, un’immagine di come noi avevamo vissuto questo padre, anche in quello che ha rappresentato per il Paese”. Un racconto carico di affetto ed emozione che non rifugge il rigore. Un uomo che ha fatto la storia del giornalismo e della politica in Italia. Le vicende pubbliche e private di Scalfari attraversano l’infanzia e l’adolescenza in pieno fascismo, gli scontri con Silvio Berlusconi, l’incontro con Carlo De Benedetti, il confronto con Italo Calvino e Federico Fellini, la creazione de La Repubblica, l’amicizia con Papa Francesco. Il viaggio sentimentale è un ritratto al quale contribuiscono, fra gli altri, i registi Roberto Benigni e Paolo Sorrentino, i giornalisti Ezio Mauro, Natalia Aspesi, Bernardo Valli e Lucia Annunziata, l’ex leader del Pd Walter Veltroni, l’ex ministro Fabrizio Barca, monsignor Vincenzo Paglia e lo psicoanalista Massimo Recalcati. “Sei giornalista – spiegano Enrica e Donata – editore, politico, scrittore, filosofo e poeta, in più amico del Papa. Abbastanza per fare di te un monumento, abbastanza anche per demolirlo”. Sottolinea l’amico Benigni: “Eugenio è uno degli uomini più divertenti che ho conosciuto. Andare da lui è come andare a cena da Immanuel Kant, spazia in tutti gli argomenti, dall’illuminismo al basilico”. È un uomo che “sa ascoltare, molto umile, sempre a disposizione degli altri. E con una grande fragilità”.

Il programma di domani. Alle 17, nella Sala Sinopoli dell’Auditorium, è in programma l’Incontro ravvicinato con Tim Burton. Nel corso della conversazione condotta dal direttore artistico Antonio Monda, il regista riceverà il Premio alla carriera. Cineasta dallo stile inconfondibile, disegnatore eccentrico e dal talento straordinario, artista poliedrico e visionario, ha saputo raccontare come pochi l’evanescente confine tra sogno e realtà. Giovanissimo, viene chiamato dalla Disney a far parte del gruppo di animatori del lungometraggio animato Red e Toby nemiciamici: nulla di più lontano dal suo universo narrativo e visivo. Proprio in seguito a questa esperienza, nel 1982 decide di dar vita in autonomia alle sue originali creazioni.

Influenzato dagli incubi letterari di Edgar Allan Poe, dalle atmosfere horror del cinema di Roger Corman e dalle prospettive “distorte” dell’Espressionismo tedesco, inserisce tutti questi elementi all’interno suo primo corto, Vincent, realizzato in stop-motion e narrato, nella versione originale, dal suo idolo Vincent Price. Da lì in avanti la sua creatività non si è più fermata, dando vita a storie e personaggi che lo hanno consacrato come uno dei registi più amati di tutti i tempi. Dall’indimenticabile Edward mani di forbice a Nightmare Before Christmas (creazione affidata alla regia dell’amico Henry Selick), passando per Ed Wood e Il mistero di Sleepy Hollow, fino ad arrivare alle trasposizioni cinematografiche di Alice in Wonderland e La fabbrica di cioccolato. In tutte le sue opere il mondo reale appare tetro e statico, gli si contrappone quello immaginato: multiforme, allegro e svincolato dal conformismo dell’ordinario. Un universo in cui si muovono personaggi dai tratti malinconici e controversi, immersi in atmosfere misteriose, spesso tetre, in cui il loro essere antieroi “diversi” e ricchi di umanità viene celebrato ed esaltato. In trent’anni di carriera e con due nomination all’Oscar per il miglior film d’animazione al suo attivo, Burton è sempre rimasto fedele alla propria poetica, svincolandosi dal conformismo e dall’ordinario. Tra i numerosi riconoscimenti che gli sono stati assegnati, il Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 2007.

Aggiornato il 22 ottobre 2021 alle ore 14:21