La rinascita di Liberilibri

Con tutta onestà non saprei ben definire quello che mi accingo a scrivere: forse un articolo di cronaca. O magari l’ode a dei mecenati come non se ne trovano da tempo. Potrebbe trattarsi perfino di una, per quanto piccola, marchetta culturale verso un gruppo di persone per le quali nutro stima sincera. Insomma, non so se possono essere pubblicabili senza l’avvertenza del suggerimento commerciale. Ma tant’è. Perché certe cose vanno dette, non puoi trattenerle: nascono da dentro, ispirate da un sano impulso d’euforia.

E quindi, dopo aver ampiamente gigioneggiato con questo lungo preambolo, vengo finalmente dritto al punto esprimendo viva soddisfazione per l’acquisto, da parte di Nicola Porro e di una cordata di mecenati tra cui voglio menzionare anche Lorenzo Castellani e Michele Silenzi, della casa editrice Liberilibri di Macerata. Per coloro che non conoscono a menadito il mondo editoriale e le logiche che lo qualificano, Liberilibri può apparire come un breve e simpatico scioglilingua. Ma per nostra fortuna è molto di più. È un baluardo del libero pensiero sin dal lontano 1986, quando il fondatore, il compianto Aldo Canovari (che Dio, o chi per lui, l’abbia in gloria), probabilmente ispirato da una lucida follia erasmiana, volle creare una piccola enclave libertaria, dando voce a chi finora era stata escluso e censurato per non essersi uniformato alla cappa culturale sin da allora imperante.

E fu così che gli italiani – almeno quelli di buona e indipendente volontà – vennero a contatto con l’oggettivismo razionale di Ayn Rand piuttosto che con l’eclettismo intellettuale del professor Bruno Leoni, tradotto dapprima in inglese e, per l’appunto, solo molto tempo dopo nel suo idioma natale. Insomma, diciamola per intero: tuttora, anche in questo istante che sto digitando i tasti del mio BlackBerry, laddove volessimo trovare un punto di vista difforme rispetto ai totem imposti dagli infiniti dello Stato democratico, non ci rimane altro che compulsare il catalogo della Liberilibri e scorrere i titoli stampigliati come fossero i grani di un rosario laico sì, ma da recitare con fare religioso.

D’altronde, ve ne sono poche di case editrici capaci di offrire il meglio delle idee legate al conservatorismo anglosassone oltre che del liberalismo tout-court. E quando dico liberalismo intendo proprio il “liberalismo”, non quei succedanei fonetici tipo “moderatismo” che per tanto, troppo tempo abbiamo adoperato per non so quale malcelato complesso di inferiorità culturale. E invece, grazie alle Oche del Campidoglio, o magari al Monitore Costituzionale, ovverosia due delle varie collane in cui è suddivisa la proposta editoriale della Liberilibri, possiamo usufruire di validi strumenti per divincolarci dal conformismo dilagante e penetrante nel tessuto sociale del nostro Paese e del nostro Occidente.

Peraltro, ma questo è roba da bibliofili feticisti, la rilegatura dei volumi è assai raffinata ed elegante. E soprattutto essenziale. Al di là di qualche leggera variazione grafica avvenuta recentemente, le copertine sono tutte monocolore e includono i titoli dei testi e i nomi degli autori con la piccola aggiunta dell’effigie della casa: il pazzo per i libri. Nient’altro. A pensarci, probabilmente la follia – ancor prima dell’amore per la libertà – è il filo comune che si snoda lungo tutta la storia della Liberilibri. Pensateci: l’idea geniale del suo fondatore – assieme a Carlo Cingolani – come ricordato qualche riga sopra, la sfrontatezza e il coraggio di parlare di individualismo quando tutti erano proni ad omaggiare i molteplici Leviatani e, in conclusione, la sfrontatezza di Nicola, Lorenzo, Michele ed altri impavidi nel voler continuare a dare un senso a una missione editoriale e culturale. Ma, ancor più, etica e morale poiché, come ci ricorda il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes rivolgendosi al suo scudiero, Sancho Panza, “la libertà è uno dei doni più preziosi che i cieli abbiano concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono eguagliare: e per la libertà si può avventurare la vita”.

Aggiornato il 02 maggio 2023 alle ore 11:31