Il mondo di Tolkien: da Rusconi alla mostra

Leggende e fiabe, tragedie e poemi cavallereschi. Tutte le opere del professore e scrittore inglese John Ronald Reuel Tolkien sono un’allegoria della condizione umana che ha riproposto in chiave moderna i mitichi antichi. Compreso il linguaggio elfico inventato dallo studioso delle tradizioni anglosassoni. Ed ecco le avventure in luoghi remoti e terribili, episodi faceti e tragici, segreti che vengono svelati pagina dopo pagina, draghi crudeli e alberi che camminano, città brillanti e necropoli tenebrose, scontri giganteschi tra eserciti. Lotta senza tregua tra il bene e il male. A mezzo secolo della scomparsa al padre del fantasy contemporaneo, è dedicata una gigantesca mostra alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, con 1.300 oggetti della vita dell’autore del Signore degli Anelli, il terzo libro più letto al mondo dopo la Bibbia e il Corano.

Una bella pagina di cultura, con l’esposizione di circa 900 prime edizioni pubblicate in tutto il mondo. La caccia alla prima edizione italiana del 1967 della casa editrice Astrolabio a cura di Quirino Principe, tradotta dall’inglese da Vittoria Alliata di Villafranca e con prefazione di Elémire Zolla continua tra gli appassionati di bibliografia. Il suo valore è di circa mille euro. Tre anni dopo, l’editore Edilio Rusconi pubblicò integralmente Il Signore degli Anelli in edizione cartonata e, nel 1974, in tre volumi. L’iter della mostra si apre con l’infanzia di John Ronald Ruel Tolkien, nato a Bloemfontein, in Sudafrica nel 1892 e a tre anni condotto a Birmingham, in Inghilterra. Quindi gli studi all’Università di Oxford dove divenne insegnante e manager, l’amore per Edith da cui ebbe 4 figli e i rapporti stretti con il gruppo di intellettuali (Barrovian Society) il cui leader era Geoffrey B. Smith. La prima recensione del romanzo Lo Hobbit la fece nel 1937 Ronald Buchanan McCallum. Da allora le biblioteche sono piene di libri e articoli sul re del fantasy.

In Italia, nonostante Tolkien amasse il nostro Paese visitando Assisi e Venezia, la sua opera fu stroncata nel 1962 dallo scrittore Elio Vittorini. Allora l’intellighenzia di sinistra bollava con l’epiteto di destra la saga della Terra di Mezzo. La rivincita non si fece attendere tra gli studenti delle Università. Ci pensarono i ragazzi del Fuan-Caravella a diffondere il testo con un blitz di Lello Della Bona, il professore Alfredo Cattabiani e il giornalista Fausto Gianfranceschi, diventato responsabile della terza pagina del Tempo di Renato Angiolillo. Fu però Elémire Zolla a convincere Cattabiani a pubblicare quell’opera che si presentava con un gravosissimo impegno editoriale. Si trattava di tradurre 1.500 pagine dal testo inglese (in mostra ci sono alcune lettere di Tolkien scritte con una grafia millimetrica e con il linguaggio inventato) e distribuirlo.

Tolkien era conosciuto come saggista e come studioso della cultura inglese. Nessun editore aveva intuito la potenza del culto fantastico delle avventure di Gandalf, Bilbo e del loro mondo immaginario della Terza era della Terra di Mezzo, popolata da esseri diversi. Cattabiani, che aveva lanciato una stagione culturale anticonformista e di libertà di pensiero (sostenuto da intellettuali borghesi, liberali, cattolici, destristi), spinto dall’editore Rusconi, amante delle sfide e supportato dall’intuito decise che valeva la pena di buttarsi nell’avventura di pubblicare il “malloppo”. E così il mondo degli hobbit fece irruzione in Italia e nel mondo della cultura, anche se scrittori e giornalisti di sinistra arrivarono a invocare una specie di “cordone sanitario” attorno all’editore Rusconi, solo perché stava “sdoganando” scrittori liberali e cattolici come Joseph de Maistre, Simone Weil, Augusto Del Noce, Georges Bernanos, Ugo Spirito, Carlo Alianello, Giuseppe Prezzolini, Mircea Eliade, René Guènon. Testi non di ideologia politica ma di riflessione.

Aggiornato il 22 novembre 2023 alle ore 09:49