“Carcere”: storia e futuro dell’istituzione penitenziaria

La collana Voltairiana, ultima nata in casa Liberilibri, si arricchisce di un nuovo volume – il quarto – dedicato al Carcere. Ne è autrice il magistrato Silvia Cecchi, sostituto procuratore presso la Procura di Pesaro, che ripercorre qui la storia dell’istituzione carceraria e ne delinea una riforma possibile.

Nella prefazione, il criminologo Adolfo Ceretti scrive che l’autrice “riesce a tracciare un quadro esaustivo e rigoroso dei temi costitutivi di un’istituzione che contraddistingue in modo marcato la modernità e la tarda-modernità di tutti i Paesi occidentali”.

Nel pur breve spazio di questo agile volume dedicato, come tutti quelli di Voltairiana, a una singola parola e a un singolo tema, Silvia Cecchi riesce anche a proporre al lettore una riflessione estremamente approfondita, che prende spunto da una forte convinzione: oggi il carcere dovrebbe essere “altro” da quello esistente, ovvero deve perdere quella che è ancora la sua funzione punitiva e spesso criminogena. A tal fine, sostiene l’autrice, va ripensato il concetto di rieducazione, in modo tale da attivare effettivamente delle condizioni di vita in carcere in grado di far maturare e di responsabilizzare il detenuto: dal lavoro all’istruzione, ma anche nel campo dell’affettività e delle relazioni personali, sempre nel rispetto della sua dignità e della sua salute.

Bisogna dunque distinguere la persona dal reato che ha compiuto e dalla pena che gli è stata inflitta, perché la persona vale di più e deve poter sperare in un futuro possibile una volta fuori dal carcere, dove ricostruire la propria personalità sotto tutti gli aspetti. È necessario, scrive Cecchi, “che l’autore sia messo in condizione di sperimentare e verificare in prima persona una condotta di vita diversa, ciò che avviene solo in una dimensione relazionale, dialogica e lavorativa, sia pure, e ove occorra, all’interno di forme di contenimento istituzionale”, poiché è dimostrato come “i tassi di recidiva diminuiscano drasticamente in relazione inversa all’elevazione degli standard carcerari, fra i quali la quantità e qualità dell’attività lavorativa retribuita, sia interna sia esterna al carcere, assumono ruolo determinante”.

Silvia Cecchi, per Liberilibri ha già pubblicato: Giustizia relativa e pena assoluta. Argomenti contro la giuridicità della pena carceraria (2011) con Postfazione di V. Mathieu; Sulla pena. Al di là del carcere, insieme a G. Di Rosa, P. Bonetti, M. Della Dora (2013) con una nota introduttiva di G. Fiandaca; Partire dalla pena. Il tramonto del carcere, insieme a G. Di Rosa, T. E. Epidendio, con Prefazione di L. Eusebi (2015), Antonio e la lucertola. Dal paradigma imputatocentrico al paradigma offesocentrico (2021) con Postfazione di Rosario Salamone.

(*) Carcere, di Silvia Cecchi, Liberilibri 2024, Collana Voltairiana, prefazione di Adolfo Ceretti, XIV-78 pagine, 14 euro

Aggiornato il 29 febbraio 2024 alle ore 14:04