L’arte per vivere

La vita, dicono gli psicanalisti, differisce dalla morte. Precisamente Eros differisce da Tanato in quanto Eros è mutamento, imprevisto; Tanato invece è monotono, ripetente, fissato. Di sicuro, la Vita (Eros) sorprese ne fa insorgere. Talune sono gradevolissime, non più che sorprendenti.

Il caso. Conosco Enzo Migneco (Enzuccio) da quando eravamo bambini, lui e io a Messina. La seconda consorte di Emilio Migneco, padre di Enzo, era amica di mia madre. Andavamo da loro, troneggiava nell’appartamento un dipintone di Giuseppe Migneco, fratello di Emilio e noto pittore. Figure di pescatori, calzoni rimboccati, sabbia con grani che parevano cozze, volti di pescatori contadineschi, color mattone. Al dunque: Sicilia.

Giuseppe Migneco si era stabilito a Milano e, dicevo, ebbe affermazione. Una pittura realistica con tensione espressionista. Gli anni passano, e ne passano molti. Sempre in Sicilia, a Palermo, Alfredo Fallica e Tommaso Romano inventano – fu una invenzione, per l’epoca – convegni ricorrenti su un filosofo sconsacrato, diciamo: Friedrich Nietzsche. Invitano dal mondo e giungono, giungiamo dal mondo. Fallica è un cultore di cultura, Romano ha ruoli pubblici, imprenditoriali, creativi in poesia, narrativa, saggistica. I convegni sono stati memorabili. Era assurdo che Nietzsche fosse scantonato e ricondotto all’irrazionalità o a ispiratore del nazismo.

Dicevo, passano gli anni. Nell’occasione di favorire una persona che pubblicava opere di pittori, facendosi il nome di Giuseppe Migneco e avendo conoscenza del fratello di Giuseppe Migneco, mi relaziono a chi? A Enzo Migneco, il nipote, il quale, viveva ora a Milano. E che attività esercitava? La pittura|. A Milano incontro Giuseppe Migneco, ne viene fuori l’edizione di una incisione “dura”, come si dice, ed espressionistica. E rivedo Enzo, che in arte si denomina Togo. Il quale fa di suo, e sperimentalmente, al di là del figurato realistico. Di Togo, su Togo, scrissi. Il tempo passa ancora: con Tommaso Romano qualche incontro, con Enzo (Togo) qualche notizia. Ma, dicevo, l’esistenza è combinatoria.

Riprendo i contatti con Tommaso Romano. Un social magazine che dirige – Culturelite – è una riserva forestale di autori, notizie con radicale tendenza elitaria. Ma la sorpresa sta in altro. Romano è in amicizia con Enzo Migneco (Togo). E non si ferma qui la vicenda. Insieme pubblicano un libro. Da leggere e da vedere: le poesie di Tommaso Romano, i dipinti di Togo. Una determinazione fondamentale: la presenza, il valore sociale ed esistenziale dell’arte. Romano scrive, con levità, la realtà naturale che guarda e descrive: mare, alberi, luoghi di memoria, tra malinconia, nostalgia, godimento. Il sentimento del Tempo, del fluire serale del giorno non lo sospingono a negare la luce. Romano è un avversario della dimenticanza: ciò che ama lo vuole conservare. Del resto, adempie a questo scopo pure con un Museo personale. E in Culturelite le particelle remote tornano alla presenza.

Nella Raccolta vi sono testi a riguardo, di una compiuta realizzazione espressiva e concettuale. Questo impulso alla memoria, anche nel destino di sparizione personale. Un testo, “Avrò memoria”, da leggere, è un coinvolgimento radicale nella sorte umana. La voglia di avvincere a sé la realtà, pur sapendo che proprio colui che stringe la realtà si dissolverà. Ne faccio menzione, ma l’insieme dei testi espande una malinconia vitalistica. Tutto viene amato, da Romano, e salvato, anche se chi salva non salva sé.

Togo, lo rileva giustificatamente Guido Oldani, fa da armonia consonante nella radicale dissonanza. Si sfoga, si colora, più lucentezza vi è e la accresce. Fuochi di artificio, giardini a fiori, la voglia di vivere in tavolozza. Le relazioni tra i colori, le forme senza determinazione ma per associazione cromatica e sinuosità, che intersecano la felicità della circolazione corporea. E sorge una derivazione. L’arte è salute, salutare.

Lo scrivo e lo scriverò a proposito di Tommaso Romano e, del libro che espone il suo Museo, lo avevo rilevato: bisogna ridare potenza E presenza all’Estetica. La manifestazione totalmente a favore della vita è l’arte, se ne esce rincuorati. L’arte deve essere posta a base essenziale della educazione. Riumanizziamo l’uomo, interiorizziamolo. Il rischio della nostra epoca non è la presenza della tecnica ma la caduta dell’interiorità espressiva. Soprattutto quando uno finisce di sfogliare, leggere e guardare Nove per Nove. Poesie di Tommaso Romano e dipinti di Togo. Il libro (Fondazione Thule Cultura, edizione ex Libris, con un testo di Guido Oldani) sarà presentato domani (vedi qui la locandina dell’evento) alle 16,30, al Museo della Permanente, via Filippo Turati 34, Milano. Il tutto – a cura di Giovanni Azzaretto e Carlo Guidotti – volge il sentire all’antidoto più salutare che l’uomo concepì per amare la vita, al di là dei rapporti diretti. Cioè l’arte. La vita della vita.

Aggiornato il 18 marzo 2024 alle ore 10:35