Giuseppe Basso e la pittura digitale

Per pittura fotografica digitale, o pittura foto-informatica, si intende una nuova forma di espressione artistica destinata a sviluppi significativi, dato il suo stretto legame con le tecnologie digitali. Ne parla diffusamente in questa intervista Giuseppe Basso, romano, nella vita funzionario dell’Enac, appassionato d’informatica e arte contemporanea; alla sua esperienza ha dedicato anche un libro, La novella arte. Racconti e pittura digitale dove, però, la prima parte è dedicata interamente ad alcuni racconti di fantascienza, centrati su temi un po’ tra Ray Bradbury, Isaac Asimov e Stanley Kubrick di 2001: Odissea nello spazio.

Ma veniamo appunto alla pittura fotografica digitale. Tutto inizia quando Basso, nel dicembre del 2006, trovandosi in un negozio informatico per comprare un pc portatile, s’imbatte in un Acer con telecamera semimobile e programmi per creare video già incorporati, come il Movie maker di Microsoft: un programma, per l’epoca, eccezionale. A Pasqua del 2007, sulla spiaggia di San Benedetto del Tronto, l’autore realizza il suo primo video (semplici immagini di una sua corsa verso il mare, con relativo bagno). E si accorge delle forti potenzialità di questo programma, in grado di colorare la luce e le forme sino a trasformare l’immagine in un vero e proprio foto-dipinto. Rivedendo le sequenze del video e facendo, sul video stesso, una foto di una di esse, sino ad avere un fotogramma reale, Basso col programma riesce a dargli un effetto speciale, sino ad avere un vero e proprio “dipinto fotografico”, dai sorprendenti effetti. “Fu in quel momento – racconta – che percepii l’eccezionalità del programma. Mi emozionai così tanto che decisi di cominciare a fare foto colorate. Ne feci delle altre, rimaneggiandole con altri effetti speciali”.

Come possiamo definire questa pittura fotografica digitale di cui parla nel suo libro? Con quali strumenti può praticarla chi ne è appassionato?

La pittura fotografica digitale è la capacità di manipolare le foto a colori per farle poi diventare dipinti fotografici digitali, uguali a un dipinto o una pittura su tela. Questa tecnica parte dall’uso di video editor e paint, coi quali si crea un bozzetto. Con gli effetti speciali dei video editor, il bozzetto può essere colorato o in bianco e nero. Nel primo si cambia colore con un dispositivo informatico che persiste nel video editor, mentre nel secondo, con il paint si colora o il bianco o il nero, o si colorano ambedue. Questo è il metodo che ho più volte sperimentato.

Perché, a suo giudizio, i programmi di video editor dopo il 2012 son stati modificati, rendendo più difficile, per gli appassionati di questa disciplina, realizzare dipinti digitali? Forse per favorire la realizzazione dei video, piuttosto che le fotografie digitali?

Probabilmente sì, sono stati ridimensionati per fare solo video; non è stato così per tutti i programmi di video editor dopo il 2012, ma per molti di loro sì. Forse, i responsabili di questo cambiamento hanno paura di favorire un nuovo modo di fare fotografia, non saprei dire.

In passato, quali artisti avevano già provato a usare la pittura digitale (mi viene in mente, quantomeno, Andy Warhol)?

Degli artisti che in passato avevano sperimentato tale modo di fare fotografia, forse solo Andy Warhol ci si era dedicato veramente. Non è proprio semplice, infatti, dipingere una fotografia. Poi, a quei tempi, non c’era neanche il personal computer. Credo che si facesse tutto con mezzi di tipo cinematografico.

Questa nuova forma espressiva, oltre a rappresentare un nuovo potente strumento tecnologico e di comunicazione di massa, può considerarsi una nuova forma d’arte, tra fotografia, informatica e pittura?

Sicuramente l’uso del colore è pittura. Ora non so se questa nuova forma espressiva verrà presa alla stregua della pittura su tela. Ma di sicuro, per i contenuti e i colori, è per me una forma d’arte. Il bello è che questa forma d’arte da me divulgata è accessibile a tutti, in particolare a chi non sa disegnare.

Se così è – come molti oggi sono portati a ritenere – questa nuova forma d’arte, data la sua ormai diffusa accessibilità al cittadino medio, secondo lei può diventare (un po’ come accadde, ad esempio, a espressionismo e futurismo) un forte vettore di trasformazione non solo artistica, ma anche mass-mediatica, sociale e, indirettamente, politica?

Si può usare anche per fare politica, dipende dai contenuti della foto. Di sicuro, nel tempo, questo modo di esprimersi verrà sviluppato meglio. Forse arriveranno dei programmi interessanti, che lo permetteranno ampiamente. Comunque, questo tipo di pop art può sicuramente rinnovare l’intera arte. Con essa, infatti, si può fare espressionismo e futurismo, anche cubismo, in nuovo modo. E si possono coltivare altre forme di arte pittorica, del tutto nuove.

(*) La novella arte. Racconti e pittura digitale di Giuseppe Basso, Gambini editore, 2024, 20 euro

Aggiornato il 27 marzo 2024 alle ore 09:47