Quarantacinque anni di solchi lungo il viso

Ci sono concerti che si sono persi perché troppo giovani per andarci pensando che “magari ricapita tanto sono ancora tutti vivi”. E il tempo scorre… L’11 gennaio 1999 Fabrizio De André muore di cancro. Pratica archiviata.

Mentre il tempo passa si costruisce la leggenda di un tour epico e di uno dei più grandi dischi dal vivo della discografia italiana: Fabrizio De André in concerto – Arrangiamenti Pfm, registrato tra il 13 e il 16 gennaio 1979 nelle date di Firenze e Bologna. Il disco continua a girare sui piatti e poi nei lettori cd, viene ristampato, alcune versioni delle canzoni di quell’album sono famose quanto se non più dell’originale a testimonianza di una perfetta alchimia tra prog rock e musica d’autore, nonostante le critiche che tale esperimento – all’epoca – aveva generato.

Passano 45 anni e il sogno si avvera: Pfm canta De André Anniversary. Un nuovo tour per rendere omaggio al disco, alle canzoni, all’autore, al coraggio della contaminazione tra diversi generi.

Il 10 aprile 2024, un palco già allestito a sipario aperto accoglie gli spettatori del Teatro Brancaccio di Roma. Gli strumenti anche immobili hanno un loro suono ipnotico e quando sono così tanti le aspettative, già alte, si impennano. Entra la band e parte un applauso scrosciante di benvenuto che sembra dire “bentornati ragazzi!”.

Gli strumenti prendono vita e ritmo nelle sapienti mani di: Franz Di Cioccio (voce e batteria), Patrick Djivas (basso), Lucio Fabbri (violino, cori), Alessandro Scaglione (tastiere, cori), Marco Sfogli (chitarra, cori), Eugenio Mori (batteria), special guest: Flavio Premoli (tastiere), Michele Ascolese – chitarrista storico di De Andrè – Luca Zabbini (chitarra e voce).

E come per il concerto del 1979 si inizia con Bocca di Rosa e poi ovviamente: La guerra di Piero, Andrea, Un giudice, Il testamento di Tito, Amico fragile e tutte le altre più alcune chicche tratte da La buona novella, sempre riarrangiate dalla Premiata Forneria Marconi.

Franz Di Cioccio – classe ’46 – canta, suona e balla, è inarrestabile e quando si siede alla batteria non ce n’è per nessuno. Il palco adesso è pieno di vita ma la mancanza si sente, si vede e la band riesce a dare voce a tale assenza: Di Cioccio lascia il centro della scena e viene posizionato “il leggio di Fabrizio”, ma regolato più basso, “all’altezza di un uomo seduto”, ed ecco la sua voce originale per La canzone di Marinella, accompagnata dal vivo dalla band. Strano, emozionante, dovuto.

E arriva il momento che tutto il pubblico aspettava: Il pescatore. Di Cioccio allunga l’asta del microfono sul pubblico e un “la la la la la la la la” di un Brancaccio sold out rende onore a una serata di poesia in musica. Il bis? Celebration di una Pfm in grande spolvero.

Aggiornato il 13 aprile 2024 alle ore 12:02