Il triste tramonto della Banca d’Italia

Da quando esiste la Bce, la Banca d’Italia, come tutte le banche generali nazionali dei Paesi membri, non vale più granché. Ma i funzionari restano, eccome. Così come i lauti stipendi e un’“indipendenza” invocata a corrente alternata, cioè a seconda della convenienza del momento. Dunque è questo tipo di Banca d’Italia - che ancora ieri non ha ritenuto di evitare i consueti fasti e la ricca spesa che le consentono gli italiani per dare vita allo spettacolo della cerimonia alquanto anacronistica oltre a quello delle considerazioni finali - che non ha eguali in nessuna parte del mondo.

In sostanza la Banca nazionale italiana, ora “sbancata”, ha detto quello che sappiamo tutti e cioè che l’Italia cresce meno degli altri Paesi europei. Anche di quelli che si trovavano poco tempo fa in condizioni peggiori dell’Italia e che adesso crescono zelanti a ritmi di molto superiori ai nostri. Se la Corte Costituzionale agisce per sentenze, la Banca d’Italia non ha più alcun potere diretto ma non vuole in nessun modo rischiare che qualcuno, dicendo che il re (o meglio l’ex re) è nudo, la scopra e, accorgendosi di lei, proceda a mettere ordine alla luce della nuova realtà bancaria europea della Bce.

Fiducia e consumi non crescono con le balle raccontate da Matteo Renzi, tantomeno con i pochi decimali di punti di Prodotto interno lordo dovuti per lo più alla immissione enorme di liquidità operata dalla Banca centrale europea. Il Paese muore, anche perché non si riordina la spesa pubblica, tra cui rientra un istituto esoso e affatto autonomo economicamente dallo Stato italiano, quale è la Banca d’Italia mantenuta con i nostri soldi.

Se il suo governatore Ignazio Visco è in cerca di una parte, dovrà cercarla e con tutta probabilità non la troverà nel nuovo mondo bancario europeo in cui valgono nuove regole del “gioco”. Tali nuove regole prevedono che, mentre fino a poco tempo fa la Banca d’Italia trovava la propria ragion d’essere nella gestione della sovranità monetaria nazionale e della lotta all’inflazione, oggi è stata esclusa rappresentando appena un diciottesimo della Banca centrale europea di cui ambisce ad essere uno dei bracci operativi ma, di fatto, la Bce fa da sola. E lo fa così tanto che Mario Draghi, attuale presidente non ostacolato da Silvio Berlusconi alla Bce, si è rivelato essere tra i mittenti della missiva che ha condotto ai governi imposti in maniera antidemocratica da Napolitano agli italiani: i tre governi di sinistra Monti, Letta e Renzi.

La Bce di Draghi oggi cioè decide la politica monetaria dei Paesi targati Ue e, per fare in modo che funzioni, come è avvenuto in Italia, demolisce la volontà popolare mandando a casa il governo legittimamente eletto facendolo sostituire e mettendo al suo posto governi/”amici” a nome e per tutti gli italiani, che rimangono a guardare e non ad ammirare. Se c’è già Draghi in Europa, la Banca d’Italia non avrà più ragione d’essere, certo da subito non nella struttura corposa quanto costosa che essa detiene e ha in giro per il Paese.

Le considerazioni finali sono oggi tanto inutili quanto lo sbandieramento dei privilegi senza senso di cui gode e si avvantaggia. Privilegi che gli italiani possono tranquillamente fare a meno di pagare. Visco ha detto che “serve 
più innovazione. Di andare avanti sul lavoro”, che “sulla ripresa il rischio occupazione è soprattutto al Sud”. Siamo tutti d’accordo, ma lui, loro in Bankitalia, cosa fanno di preciso perché si abbia più innovazione e lavoro in Italia? La realtà è nel senso che non innovano niente essendo per di più disposti a qualunque cosa pur di mantenere le cose come stanno, incluso riconoscere Renzi e, udite udite, che sta facendo le riforme! Alla Banca d’Italia, in pratica, oltre ad invecchiare seduti sull’annoso posto retribuito magnificamente dagli italiani, che cosa fanno per creare il lavoro, ovviamente quello vero, degli altri?

La ripresa non c’è stata né nel primo che nel secondo trimestre 2015 in Italia, e se si vuole guardare il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto è talmente contenuta al limite dell’inesistente da rabbrividire al cospetto di quelle delle altre economie europee. Altro che rischio proveniente dalla disoccupazione, c’è l’affondamento nella disoccupazione in Italia. Mai come con questi tre governi non eletti e illegittimi di sinistra (Monti, Letta e Renzi) la disoccupazione è cresciuta in maniera allarmante. Per garantire gli stipendi degli inchiodati alla poltrona statale (paga sempre e solo Pantalone, cioè noi), i giovani italiani sono da tempo costretti alla fuga dal proprio Paese, perché qui non c’è il lavoro, anche perché si mantengono stipendi e privilegi insulsi. E qui da noi non c’è neanche né la capacità né la volontà da parte di questi governi impostici autoritativamente di volere o sapere mettere ordine, ad esempio sfrondando la spesa pubblica, detassando e investendo. Non c’è un barlume di speranza a che si possa assecondare la politica della immissione di liquidità della Bce per provare a vedere la luce.

In Italia si continua ad assistere a questi spettacoli penosi di soggetti incapaci di vedere la realtà vera e le nuove realtà, incuranti del mettersi a riodinare la spesa creata da loro stessi. “Serve più coraggio nell’innovazione”: il coraggio è sempre quello degli altri, degli italiani che soffrono economicamente quale effetto delle politiche errate della sinistra politica ladra al governo. Con i governi di sinistra fallimentari, mai votati dagli italiani, il debito pubblico è cresciuto di oltre il 30 per cento. È lo stesso Visco a dircelo sostenendo che, in ogni caso, “una valutazione compiuta è prematura”. Visco non vede ceneri e cadaveri, lo sguardo si ferma dentro le stanze della Banca d’Italia al centro di Roma. Basterebbe uscire dall’edificio per vedere ciò che realmente è. Anche quest’anno ha fatto il discorsetto inutile e costoso dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Eccolo dire infatti che “la crisi greca ha avuto finora un impatto limitato, ma l’incertezza alimenta tensioni gravi, potenzialmente destabilizzanti”, che, come si legge, vuole dire tutto e il suo contrario.

“Prosegue il rialzo della spesa delle famiglie, soprattutto per beni durevoli, anche grazie alle migliori prospettive del reddito disponibile”. Di cosa parla? “Maggiori investimenti pubblici e privati andrebbero destinati per l’ammodernamento urbanistico, per la salvaguardia del territorio e per la valorizzazione del patrimonio culturale”. Certo, a dirlo non si sbaglia, tanto lo devono fare, anzi, meglio, non lo faranno altri. “Allargare spettro riforme, accelerare attuazione”. Dipende, tutto dipende, da che punto guardi il mondo tutto dipende”. Quali riforme di preciso? L’Italicum, in base al quale gli italiani non voteranno più i propri rappresentanti al Senato, e questi ultimi verranno designati direttamente dai partiti dalle Regioni/idrovore di soldi pubblici? Questa “riforma” sarebbe stata proprio quella da evitare, perché toglie voce a noi italiani, mentre per Visco rientra tra le riforme per far vedere che esiste anche lui.

C’è un grave scollamento dalla realtà. L’unica possibilità di “riaccostamento”, per ricollegare persone e istituzioni agli italiani tutti è andare a votare e decidere parlamenti e governi eletti. Applicando ciò che ci siamo dati una volta, tempo fa: il sistema democratico.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:25