Il mercato riordina politica e società

Il mercato riordinerà il rapporto deviato, connaturato agli italiani, tra politica, affari e società civile, la commistione confusionaria e sostanzialmente corrotta che c’è oggi in Italia tra politica, affari e società civile, o meglio incivile. Non si metterà ordine in Italia? Lo farà il mercato, che preme e non aspetta.

Il nostro Paese deve solo decidere se arrivarci per inerzia tra gli scandali, o se, capita l’antifona, e soprattutto con il venir meno dei soldi pubblici, dunque in presenza di una vera e propria rivolta degli italiani contro la tassazione indecente a fronte di sostanziale assenza di servizi sufficienti, sarà la politica a modificare se stessa, a darsi una raddrizzata, per necessità, “obbligata”, a bastonate o autonomamente, o, meglio, “spontaneamente” a bastonate. Gli italiani non sarebbero di per sé un popolo corrotto né eccessivamente incline alla corruzione, gli italiani si nascondono, sono per lo più privi di carattere, vivono essenzialmente credendo in “Franza o Spagna purché se magna”.

Tranne poche eccezioni, casuali, risultati od effetto di taluni momenti storici come sono stati personalità quali Luigi Einaudi e Alcide De Gasperi, il popolo italiano vorrebbe vivere senza troppi problemi, e se si tratta di abbassare la testa ha sufficiente poca reattività per farsene una “ragione”. Basta vedere come oggi è allineato ed assuefatto di fronte all’indirizzo di politica sbagliata, dirigista comunista, che ha preso il sopravvento con l’imbroglio di Napolitano. Renzi e il suo governo è oggi, dopo Monti e Letta, il terzo governo comunista non eletto, ma imposto contro ogni regola democratica agli italiani. E più i governi illegittimi di sinistra tassano, più gli italiani pagano, o meglio furbescamente cercano di non pagare, di evadere. È come se gli italiani fossero un intero popolo con la coscienza sporca, che sa di avere i cadaveri nascosti dentro gli armadi, è e si pensa sotto ricatto, si sente e vive scomodamente sotto costante ricatto, considera la cosa pubblica qualcosa da depredare fintanto che non si viene scoperti, mai un vantaggio da costruire insieme per trarne tutti vantaggio trasparente, dovuto, effettivo.

La realtà è che da una settantina di anni il Paese è scivolato su una deriva pan-statalista che solo la forza del mercato potrà rimuovere. In Italia si è mischiata malmostosamente politica e società incivile, sia con il corporativismo fascista che con l’analogo “modello” comunista sovietico, in una collusione nefasta tra politica e affari. L’attuale sistema politico è di fatto irriformabile da chi ne fa parte tanto quanto da chi non ne fa parte. Potrà cambiare solo grazie ad una forza corposa quale oggi è per l’Italia il mercato vero, quello economico globale in grado di riordinare il Paese.

Bisogna quindi spalancare le porte al mercato in Italia, farlo entrare dalla porta principale e costringere quel che resta oggi della politica ad indirizzare le risorse a propria disposizione, cioè i nostri soldi, a traghettare il Paese nel mercato economico globale. Gli italiani sono stati la gran parte fascisti durante il fascismo così come antifascisti al suo declino, tutti comunisti allo stesso modo che anticomunisti, sono stati tutti in balìa della storia, fondamentalmente illiberale, del nostro Paese. Corporativi, trasformisti, corrotti. Confondendo e frammischiando sistemi politici errati, come quello sovietico comunista e quello nazista fascista, si è reso sostanzialmente ladro, sotto ricatto, un intero popolo, che è invece (sarebbe) sì vile, ma capace, molto capace. E produttivo, lavoratore, risparmiatore. Si guardino gli italoamericani negli Stati Uniti, che in poche generazioni sono emersi da miseria e condizioni disastrate, esportando un essere made in Italy che “sudavano”.

La separazione necessaria di politica e affari, soldi, la fa il mercato. La politica deve mollare la presa dalla società civile, autonomizzarsi innanzitutto economicamente, così come la società civile deve rendersi autonoma e camminare autonomamente rispetto alla politica. Il mercato è il “bastone” sotto cui politica e società incivile si riordinano. La riforma necessaria del nostro Paese arriva da sé, nonostante tutti gli imbrogli. È nella realtà delle cose. La riforma di modernizzazione del nostro Paese la fa il mercato con gli italiani capaci che gli aprono le porte. Si parte da elezioni democratiche in cui il popolo porta i soliti nuovi trafficoni in politica, mentre il mercato preme e corrode quei traffici, e progressivamente si arriva ad un Paese riformato dal di dentro. Bloccare, come è adesso con Renzi, il Paese, non serve, si perde solo tempo utile.

Le cose devono andare avanti, anche se sempre peggio, più si va giù prima si riemerge dallo schifo. Sguazzare immobili nello schifo sinistrorso di Renzi non fa progredire. Anche il non voto è utile, perché si isola la politica costringendola a mollare la presa sui soldi pubblici. È il distacco naturale della politica dai soldi, perché camminino soli. I trasformismi sono lo spettacolo dello schifo dei topi che annaspano in un mare d’acqua in cui annegano. È anche questo necessario al raggiungimento della riforma sostanziale e necessaria di domani di tutto il Paese. Il cambiamento viene dal mercato. Sta già spazzando, veloce come la luce, la struttura sociale che noi italiani ci portiamo addosso da quella settantina d’anni e che ha dato vita e poi nutrito fascismo e comunismo in Italia. La cosa migliore che politica e società incivile degli italiani possano fare sarebbe quella di accompagnarne il movimento di cambiamento verso il mercato globale, inserendovi per intero il Paese. Non lo faranno e subiremo il processo. Si affermerà e sarà economia di mercato, non economia pianificata di Stato.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:28