Formazione: un nuovo umanesimo in azienda

Il mondo del lavoro è profondamente cambiato e questa è una comune opinione: basti pensare a come si lavorava negli anni Settanta e come invece funziona oggi il mondo del lavoro.

Nel loro nuovo libro, “La formazione concreta. Ovvero come rivoluzionare l’approccio formativo” (Guerini Next), Angelo Pasquarella e Sergio Carbone ci proiettano nelle necessità e nelle modalità esecutive tipiche della formazione nella società della conoscenza, caratterizzata da lavori fondati da un maggior apporto degli individui e delle loro capacità rispetto alle modalità produttive basate su rigidi modelli organizzativi che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra. Gli autori sostengono che l’unica cosa che non sembra essere cambiata dagli anni Settanta è il modo di fare formazione aziendale. Individuano in questo anche il motivo di una domanda di formazione bassa a fronte di un bisogno che appare sempre più evidente.

Nel futuro economico, sempre più legato a servizi ed a manifattura ad alto valore aggiunto, la formazione dovrà infatti concentrarsi su interventi personalizzati che mirino allo sviluppo personale oltreché professionale, alla concreta applicazione di quanto si è appreso e all’implementazione di quelle conoscenze esperienziali più difficilmente formalizzabili.

Viene così proposto un nuovo modello formativo che ribalta esplicitamente il rapporto tra teoria e prassi. La formazione concreta - questa è l’espressione coniata dai due autori - vuole partire proprio dall’operatività dell’impresa, facendo coincidere il risultato formativo con un preciso obiettivo aziendale, definibile e quantificabile. Questo obiettivo, a sua volta, diventa occasione di apprendimento e sviluppo professionale. Si genera così un circolo virtuoso che mira al coinvolgimento diretto di una grande quantità di lavoratori nei processi di innovazione dell’azienda.

Il libro, in questo modo, intercetta con merito uno dei temi fondamentali del management attuale: il concetto di engagement. Solo se le persone si sentono pienamente partecipi nello sviluppo di iniziative sempre nuove, slegate da archetipi standard, si può avvertire un’effettiva crescita dell’impresa. Sulla correlazione tra coinvolgimento e innovazione Pasquarella e Carbone insistono molto, identificando nel paradigma formativo da loro proposto la pietra angolare su cui edificare tale connubio. Non v’è dubbio che un discorso di tale portata trascenda gli angusti confini di una riflessione puramente tecnica e autoreferenziale sulle modalità più opportune con cui erogare formazione in azienda. Il libro, piuttosto, assume la fisionomia ben più ambiziosa di un vero e proprio manifesto per un nuovo umanesimo in azienda, che vede nella sapiente crescita dei dipendenti la ricetta per il successo.

L’utilizzo del termine “rivoluzionare” nel sottotitolo, testimonia proprio questa volontà programmatica. Ogni rivoluzione, per potersi definire tale, deve infatti partire dal basso, dovrebbe essere bottom-up per rimanere nel linguaggio manageriale. L’orizzonte proposto si inserisce a pieno titolo in questa logica. La formazione concreta intende far crescere l’impresa attraverso la piena partecipazione delle risorse ai risultati aziendali, i quali divengono a loro volta anche opportunità formative.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:30