A proposito di Savona (2)

Caro direttore, la disturbo ancora e spero che la sua pazienza possa perdonarmi, causa un editoriale uscito su “L’Opinione”, l’unico quotidiano che oramai valga la pena leggere, dell’Istituto Bruno Leoni che sospetta, lecitamente direi, un retropensiero keynesiano nelle intenzioni di Paolo Savona.

Sinceramente anche io tendo a credere che il professore ritorni sempre a un’idea di sviluppo incentrata sulla spesa, anche se in questo caso la spesa non sarebbe proprio in deficit, ma finanziata dal surplus dell’export. Per cui se all’Istituto Leoni paventano nuove tasse, va tutta la nostra comprensione. Nessuno può escludere, al dunque, che il Governo, già in evidenti difficolta, cerchi solo una nuova area di tassazione e magari nemmeno per investire, l’Istituto Leoni è giustamente scettico a riguardo, ma solo per mantenere la spesa pubblica corrente. A ripararci da questo scenario orribile abbiamo solo la parola del professor Savona di quando ancora non era ministro, in una famosa intervista al “Corriere della Sera” di qualche anno fa, quella dove si annunciava il famigerato “Piano b”. Pochi però si accorsero di cos’altro si diceva in quell’intervista rilasciata a critica del ministro Pier Carlo Padoan e del suo governo. Savona rimarcava innanzitutto la necessità di un taglio della spesa dell’ordine di due/tre punti percentuali, e una vendita di beni dello Stato nell’ordine dei tre miliardi circa. Per cui Savona si rivelava per lo meno un keynesiano sui generis. Può anche essere che una volta al governo egli dimentichi le sue convinzioni migliori, come potrebbe essere che le riveli solo al momento opportuno. Nella speranza che un ministro della Repubblica non smentisca le sue idee, bisognerà ancora aspettare qualche mese per saperlo.

Riccardo Bruno (Comitato segreteria del Pri)

Aggiornato il 24 luglio 2018 alle ore 11:58