Intesa deficit, da 2,4 a 1,8 nel 2021, ma all’Ue non basta

Il debito scenderà di quattro punti in tre anni: il deficit dal 2,4% del 2019 passerà al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021.

Con questi primi dati, in una nota di aggiornamento al Def non ancora pubblica e in cui ballano alcune cifre, il governo prova a rassicurare i mercati e convincere l’Europa. “Faremo rispettare le regole”, dice il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, che recepisce il “buon segnale” di calo del deficit rispetto ai primi annunci. Ma spiega che il giudizio si baserà sul 2019, quindi lo “sforzo” del governo potrebbe non bastare perché il deficit strutturale rischia di essere “fuori traiettoria”. Dietro le mosse del governo “euroscettico e xenofobo” si intravede, denuncia Moscovici, un tentativo di “sbarazzarsi degli obblighi Ue”.

“Parla a vanvera, siamo stanchi degli insulti”, replica Matteo Salvini. Che, a cinque giorni dal varo ufficiale in Consiglio dei ministri del Def e dopo l’ennesimo vertice a Palazzo Chigi, scende in sala stampa al fianco del premier Giuseppe Conte, del ministro dell’Economia Giovanni Tria e del vicepremier M5s Luigi Di Maio, ad annunciare l’ossatura definitiva del Def. Un’ossatura che cambia, rispetto agli annunci, dopo la tempesta dei mercati e la sonora bocciatura dell’Ue. La modifica più evidente è il deficit che non resta fermo per tre anni al 2,4% ma scende gradualmente fino all’1,8%. Manca la stima del Pil (Confindustria indica lo 0,9% nel 2019 mentre per Salvini “sarà almeno l’1,5%”). Ma la promessa di Tria è “accelerare dal prossimo anno la riduzione” del debito, dal 130,9% fino al 126,5% del 2021. Non appena il testo del Def sarà recepito da Bruxelles e dal Parlamento (“Lo abbiamo già inviato”, afferma Di Maio), inizierà l’esame delle cifre, che porterà a fine ottobre al primo giudizio dell’Ue. Ma si aprirà anche un nuovo capitolo nelle trattative del governo per il varo della manovra. I leader di M5s e Lega annunciano infatti che ci saranno reddito di cittadinanza, riforma della legge Fornero con quota 100, pensioni di cittadinanza e flat tax al 15% per le partite Iva. Ma anche taglio dell’Ires, diecimila assunzioni nelle forze dell’ordine e “tagli alle agevolazioni delle banche”.

Sulle cifre, però, al termine del vertice a Palazzo Chigi, si scatena una insolita “guerra”. Fonti della Lega assicurano che ci saranno 10 miliardi per le misure salviniane, di cui 7 miliardi per quota 100. Ma il M5s ribatte che 10 miliardi andranno al solo reddito di cittadinanza, per quota 100 ce ne saranno cinque. È l’antipasto di trattative che vedono, ai blocchi di partenza, la Lega ancora scettica su reddito e pensione di cittadinanza. E i Cinque stelle determinati a non concedere “vantaggi” a Salvini in vista delle elezioni europee. Quota 100 per andare in pensione a 62 anni con 38 di contributi dovrebbe partire a inizio 2019, prima di aprile; il “reddito” nei primi tre mesi - promette Di Maio - dell’anno. Conte si spinge a pronosticare una discesa delle disoccupazione “sotto l’8 o il 7 per cento” e pone l’accento sulla natura “strutturale” di quella che definisce “una manovra coraggiosa e seria: rilanciamo la crescita, ci sarà un fisco amico, misure nel segno dell’equità, non tagliamo la sanità, prestiamo attenzione alla scuola: tutte misure che ci rendono orgogliosi di essere italiani”.

La reazione dei mercati è stata positiva, con lo spread in chiusura a 283. Anche il ministro Paolo Savona da Strasburgo prova a rassicurare gli investitori, escludendo “ogni azione contro l’Euro”. E i partiti di governo esultano: “Sono strafelice”, dichiara Salvini. “Ripagheremo anni di ruberie”, afferma Di Maio: “Investiremo sul sorriso degli italiani”, aveva detto ieri in mattinata mentre il differenziale schizzava oltre quota 300. Ma le opposizioni sono già sul piede di guerra. “È una manovra dannosa per il Paese”, dichiara da Forza Italia Maria Stella Gelmini. “Ancora solo chiacchiere e promesse, niente fatti”, attacca dal Pd Ettore Rosato.

Aggiornato il 04 ottobre 2018 alle ore 11:06