Confindustria: stop licenziamenti non aiuta la ripresa

Le misure messe in campo dal Governo per fronteggiare l’emergenza Covid non delineano “ancora una risposta adeguata alle esigenze congiunturali e a quelle di ripresa e di crescita” del Paese, la cui tenuta del sistema economico “è messa a dura prova dalla crisi”.

Confindustria con il nuovo direttore generale Francesca Mariotti torna a criticare l’assenza di una “chiara visione di fondo”. Parla di un recupero parziale del Pil, che dovrebbe chiudere l’anno tra un -10 e -11 per cento. E lancia un ulteriore affondo sul divieto dei licenziamenti, prorogato nel Decreto agosto, nel corso dell’audizione proprio sul dl alla Commissione Bilancio del Senato: non favorisce la ripresa dell’attività.

“La proroga del divieto di licenziamento ex lege rappresenta un rimedio di dubbia utilità”, afferma. Un divieto “che non ha eguali in nessun altro Paese del mondo” e “non ha più ragione d’essere in questa fase, che dovrebbe, invece, essere dedicata a favorire la ripresa delle attività”, sostiene la dg, sottolineando che tra l’altro costituisce “una significativa compressione della libertà di iniziativa economica”.

Una delle priorità da affrontare, rilancia, è l’avvio di una riforma del sistema degli ammortizzatori sociali. La proroga del blocco dei licenziamenti introdotta nel dl agosto è “mobile”: le imprese possono ricorrervi se hanno esaurito le nuove 18 settimane di cig o lo sgravio contributivo per il rientro dei lavoratori dalla cassa, previsto per un massimo di quattro mesi. Non c’è un divieto esplicito di licenziamento fino al 31 dicembre 2020, come invece i sindacati chiedevano e continuano a sollecitare, insistendo anche per una norma più chiara, con un’applicazione rigorosa che eviti interpretazioni “furbesche”, come detto nel corso delle audizioni di Cgil, Cisl e Uil.

Quanto al Pil, dopo “il minimo della recessione” toccato nel secondo trimestre (Pil -12,8% congiunturale e -17,7% tendenziale), “il terzo trimestre dovrebbe far registrare una variazione positiva, grazie alla risalita dell’attività che è stata a fatica avviata a maggio-giugno. Tuttavia, il recupero è finora parziale e i rischi che si affievolisca sono alti, lasciando l’attività su livelli troppo compressi”, avverte. E poiché la variazione acquisita è -14,7% al secondo trimestre, “con un rimbalzo nei mesi estivi tra l’8 e il 9% avremo, alla fine dell’anno, un calo compreso tra -10% e -11% (tenendo conto di un quarto trimestre debole, intorno allo zero) in linea con le stime” del Centro studi di viale dell’Astronomia.

Aggiornato il 02 settembre 2020 alle ore 12:23