É scoppiata la bolla degli Nft

Le vendite di Non fungible token – opere d’arte virtuali oggetto di scambio basate su blockchain, più note con l’acronimo Nft – sono diminuite del 60 per cento nel terzo trimestre dell’anno, passando dagli 8,4 miliardi di dollari del trimestre precedente agli odierni 3,4 miliardi. Ossia: meno della metà. Il crollo segnalato da DappRadar, piattaforma di analisi e monitoraggio degli Nft, è ancora più drastico se si considera il primo trimestre del 2022, dove i Non fungible token hanno fruttato 12,5 miliardi di dollari in vendite.

Se si analizzano le transazioni effettuate su OpenSea – il più grade mercato di Nft – la caduta libera delle opere d’arte virtuali è visibile a occhio nudo. A settembre, le vendite sono diminuite per il quinto mese consecutivo. Secondo i dati della piattaforma NonFungible.com, il numero di acquirenti di token settimanali si è più che dimezzato rispetto al picco frenetico di fine gennaio. Come se ci fosse bisogno di un’ulteriore riprova, l’analisi di Art Marker Research sul mercato artistico parla chiaro: le vendite Nft combinate di Christie’s, Sotheby’s, Philips e Bonham per il 2022 sono ferme a 9,41 milioni di dollari. Nello stesso periodo, l’anno scorso venivano spesi 144 milioni.

La crisi dei Non fungible token rientra nel più grande “inverno delle criptovalute”: così è definito il periodo di flessione dei vari coni virtuali (Bitcoin ed Ethereum in testa). Questo è il terzo “inverno”, dopo quello del 2013-14 e, successivamente, del 2018. Secondo gli analisti questa fase è iniziata con l’ingresso nel 2022, dopo che l’anno scorso l’aumento dei prezzi delle criptovalute aveva beneficiato al decollo degli Nft.

Un altro parametro da valutare è il cambio di mentalità degli investitori. Se nel 2021 questi erano altamente propensi al rischio, oggi, con l’aumento dei tassi delle banche centrali e il mercato che ha chiuso il peggior trimestre da marzo 2020, hanno abbandonato gli asset rischiosi.

Aggiornato il 05 ottobre 2022 alle ore 10:37