Ue, slitta il voto sullo stop a benzina e diesel

All’Unione europea serve un supplemento di mediazione. Il “No ai motori endotermici dal 2035” è tornato a rischio. Il nodo è, soprattutto, economico. E in una dichiarazione inviata nei circuiti europei per motivare il suo “no” il Governo Meloni lo ha messo in chiaro: non si può stabilire “l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 100 per cento nel 2035 e non prevedere alcun incentivo per l’uso di carburanti rinnovabili”.

Per la Commissione il problema è che non c’è solo l’Italia a mettersi di traverso. Già al Coreper di novembre la Polonia aveva votato contro e la Bulgaria si era astenuta (che per regolamento equivale a un voto contrario). L’aggiunta di Germania e Italia renderebbe concreta la minoranza di blocco necessaria per affossare il regolamento. E la Commissione dopo mesi di delicati negoziati e dopo l’approvazione definitiva dell’Eurocamera a febbraio, non può permetterselo. È su Berlino che si starebbe indirizzando la moral suasion dell’esecutivo europeo. I punti a favore della Commissione sono due. Un intervento sugli e-fuels è percorribile, visto che diverse misure del pacchetto del Fit for 55 sono ancora in via di approvazione. Inoltre, la posizione della Germania, per la natura del suo esecutivo, è ambigua. L’ala liberale rema contro ma i Verdi e anche i Socialisti finora sono stati convinti fautori dello stop a benzina e diesel.

La posizione italiana appare ferma. “Bruxelles deve agire con maggiore pragmatismo, secondo una visione più adeguata alla realtà, nella sfida della transizione ecologica e industriale”, ha sottolineato il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, lanciando un ulteriore messaggio all’Ue: l’Italia sarà “assertiva anche sulla riduzione della CO2 per i veicoli pesanti e soprattutto sul regolamento sull’euro 7”. C’è poi anche una motivazione strategica che muove lo scetticismo l’Italia: la spinta all’elettrico che contiene il Regolamento è una sponda per l’industria e le batterie cinesi. Di tutto ciò se ne parlerà per un voto che a Bruxelles davano per scontato ma che scontato non lo è più. In caso di via libera, il 7 marzo, il Consiglio Ue darà l’ok formale. Ad alzare la temperatura, del resto, è tutta la partita europea sull’industria verde, non solo quella delle auto. In vista del vertice dei 27 di fine marzo e della Piano Net Zero che la Commissione presenterà il 14 marzo assieme alla legge sulle materie prime critiche, dieci leader hanno scritto a Ursula von der Leyen e Charles Michel per chiedere prudenza sull’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato. “Potrebbe esserci il rischio che l’effetto combinato delle misure a breve termine distorca le condizioni di parità e indebolisca i fondamenti della nostra economia”, hanno avvertito i dieci leader, dall’olandese Mark Rutte ai baltici, fino al belga Alexander De Croo.

Aggiornato il 02 marzo 2023 alle ore 15:27