Frodi a danno dell’Ue: Italia prima in classifica

Diverse volte denunciamo quanto l’Unione europea sia ingiusta nei confronti dell’Italia, a cominciare dall’atteggiamento di assoluta indifferenza che reitera nei suoi confronti riguardo alla perniciosa e oramai annosa questione dell’immigrazione clandestina, che attanaglia gli italiani e le loro coste in modo vergognoso, oppure nella legislazione europea che molto spesso non tutela il “Made in Italy”, penalizzandolo con regolamenti che creano confusione sull’acquisto di prodotti i quali per quanto siano tipicamente italiani, provengono da aziende di altri Paesi membri, che a loro volta non garantiscono gli stessi ingredienti e la stessa qualità.
Sebbene tutto ciò sia vero, non si può negare che gli italiani pecchino del loro atavico malcostume di evadere i tributi e le imposte non solo in Italia, ma anche per ciò che concerne le imposte dell’Unione europea, quale è l’Imposta sul valore aggiunto (Iva). 

La cosiddetta Iva, definita anche Value added tax (Vat), è una tassa che riguarda i consumi e si applica all’acquisto e vendita dei beni e dei servizi, negli Stati che compongono l’Unione europea e per quanto esista una norma comunitaria che ne regolamenti le basi, la sua percentuale può variare in ciascun Stato membro.
Riguardo ai tipi di aliquota inerente all’Iva ci sono quello standard, ridotto e speciale, ma secondo la normativa dell’Ue ciascun Stato membro deve applicare l’aliquota standard di almeno il 15 per cento alla maggioranza dei beni e servizi. Tornando all’evasione delle tasse, dall’attività svolta, in un periodo di 12 mesi, dal nuovo organismo investigativo dell’Unione europea, ossia la Procura europea, si evince che nell’Unione europea vige una tendenza alla frode. 

La Procura europea alla fine del 2022 ha aperto 1.117 indagini sulle frodi commesse dai Paesi membri a danno dell’Unione europea, con un danno complessivo stimato di 14,1 miliardi di euro per l’erario europeo, di cui il 47 per cento derivante da frode Iva. L’Italia, ovviamente, guida al primo posto questa desolante classifica di frodi, con il maggior numero stock di frodi, che ammontano in tutto a 3,2 miliardi, di cui 2,7 miliardi inerenti all’evasione del pagamento dell’Iva.
Durante il 2022, la Procura europea, ha vagliato 3.318 denunce di reato e ha svolto 865 indagini riguardanti l’Unione, con i conseguenti provvedimenti emessi dai giudici, come il congelamento di 359,1 milioni di euro nelle indagini, decisamente di più di quanto avvenuto nel 2021, in cui il congelamento ammontò a 147,3 milioni di euro. Sempre nel 2022, in Italia, sono state svolte 265 indagini su frodi il cui valore ammonta a 2 miliardi, che insieme all’ammontare delle frodi pregresse si arriva a 3,2 miliardi, di cui 2,7 miliardi consistono in frodi a danno dell’Iva. 

Dopo l’Italia segue il Portogallo con 3 miliardi di euro frodati, con 26 indagini attive e 33 denunce totali e al terzo posto c’è la Romania con 2 miliardi di euro, con 124 indagini attive e con il totale di 303 denunce. La virtuosa Germania è posizionata al quarto posto, con un totale di frodi che ammontano a 1,8 miliardi stimati e con 114 indagini attive e 106 denunce nel totale, mentre la Spagna ha un ammontare di frodi di 170 milioni di euro e la Francia di 390 milioni di euro.

Lo stesso Procuratore capo europeo, Laura Kovesi ha proferito testuali parole: “Nel 2022, abbiamo dimostrato che la Procura europea ha una capacità senza precedenti di identificare e tracciare flussi finanziari volatili e accordi giuridici opachi. Abbiamo dimostrato che la velocità, l’efficienza e il guadagno di informazioni nelle indagini condotte rendono difficile la concorrenza dei tradizionali metodi di coordinamento transfrontaliero.

Quindi, urge semplificare, progressivamente, la complessità amministrativa dell’ufficio investigativo, in quanto la Procura europea deve essere messa nelle condizioni di svolgere la propria attività esercitando la sua competenza riguardo ai reati come il contrabbando con una procedura univoca in tutti gli Stati dell’Unione europea, allo scopo di evitare che le associazioni criminali possano spostare le proprie attività delinquenziali in Paesi membri che permettano loro di sfuggire ad un’azione penale da esercitare nei loro confronti.
Una prodromica operazione unitaria di controllo fiscale è stata proprio quella esemplare definita “Admiral”, con la quale la Procura europea ha potuto svolgere le proprie funzioni attraverso diversi atti amministrativi, simultaneamente in 14 Stati membri, in cui, peraltro, sono state eseguite 200 perquisizioni. 

Dal momento che la cosiddetta frode carosello dell’Iva rappresenta il reato più diffuso, nonché redditizio nell’Unione Europea, il quale reca un danno di quasi 50 miliardi di euro di perdita per l’erario degli Stati membri è sempre più necessario che la suddetta operazione non sia un caso isolato, ma costituisca una regola per tutte le giurisdizioni dei Paesi membri, affinché esse possano essere coinvolte in un unico obiettivo, a prescindere dal luogo specifico in cui sia stato commesso il succitato reato.

Aggiornato il 09 marzo 2023 alle ore 14:48