Liberalizzare oggi o rimandare domani?

Questa settimana il dibattito pubblico si è focalizzato sul superamento della cosiddetta maggior tutela, cioè il regime di prezzi amministrati che dal 2007 convive con le offerte sul mercato libero dell’energia elettrica (e dal 2003 del gas).

Dal punto di vista formale, questo passaggio venne per la prima volta previsto dalla legge “annuale” per la concorrenza approvata nel 2017, e avrebbe dovuto concretizzarsi nel 2019. In realtà è sempre stato rinviato, con le ragioni più disparate. Le cose sono cambiate nel 2021, quando il Governo Draghi ha inserito questa scadenza nel Pnrr, rendendola una delle riforme indispensabili all’ottenimento dei denari europei. Perfino l’Esecutivo guidato dall’ex presidente della Banca centrale europea, però, non seppe resistere alla tentazione del rinvio, che puntualmente arrivò con lo slittamento della data della liberalizzazione per le famiglie dal 2023 al 2024. Solo che la cessazione della maggior tutela faceva parte delle riforme sulla base delle quali venne erogata la terza rata del Pnrr. Una ulteriore proroga, a questo punto, sarebbe ben peggio di una riforma mancata: creerebbe il precedente di una riforma smontata, oltretutto all’indomani della rinegoziazione del Piano.

Quelli citati sono aspetti puramente formali. In questa discussione la sostanza è completamente scomparsa, sommersa da un’entropia di informazioni in gran parte parziali, fuorvianti o completamente sbagliate. L’unico dato rilevante, in questo contesto, dovrebbe invece essere che la fine del prezzo amministrato non è una bizzarria: è il necessario completamento di un mercato che altrimenti sarebbe completamente sbilanciato, cosa che era ovvia fin da subito tant’è che la cosiddetta maggior tutela venne creata come istituto transitorio. Ma nulla è più permanente del transitorio, come sappiamo, e nulla è più attraente – per la politica italiana – di una gazzarra che chiamare ideologica sarebbe fare un complimento immeritato.

In un certo senso, questa discussione è utile perché ha fatto emergere in tutta la sua portata la dimensione del pregiudizio anti-mercato che c’è nel nostro Paese. I giochi non sono ancora chiusi: vedremo come andrà a finire. Come Istituto Bruno Leoni siamo sempre stati favorevoli alla piena liberalizzazione e abbiamo nel tempo avanzato molte proposte concrete per gestire la transizione. Tra le cose che abbiamo spesso invocato c’è una campagna informativa per spiegare ai consumatori quali sono i loro diritti, quali le opportunità presenti sul mercato e cosa succederà nei prossimi mesi a chi è ancora servito in tutela. Anche il ministro Gilberto Pichetto Fratin dice spesso che servirebbe una tale campagna, peraltro prevista (e ignorata) dal 2017. Invece di dire cosa sarebbe bello fare e contemporaneamente agitare le acque con informazioni contrastanti, il ministro dovrebbe iniziare a farlo.

(*) Direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 02 dicembre 2023 alle ore 12:09