L'autarchia di una sinistra senz'anima

Non ho molta simpatia per Renzi, ma visto quanto sta combinando nutro qualche timida tenerezza per il PD. Questo non vuol dire che voglio morire ex comunista perché sono nato libero e liberale. Ho la sensazione, però, che tutti i soggetti che gravitano nell’area del PD serrano le loro storie con la finzione cinematografica del ‘Io sono autarchico’ di morettina memoria.

Dopo quanto successo lo scorso fine settimana nella Direzione del PD sono ancora più convinto che stanno preparando una nuova piece teatrale per ‘il teatrino della sinistra’, destinata all’ennesimo fallimento, dove gli spettatori, paganti (il contributo delle primarie) e delusi (dal mancato smacchiatore Bersani che doveva vincere a mani basse), potrebbero abbandonare i protagonisti al loro triste destino. Chi non ricorda la canzoncina ‘Maramao perché sei morto…l’insalata era nell’orto’? Per il PD si prospetta pari pari la stessa situazione. A questo punto il partito di Epifani, frastornato dai soliloqui renziani, sta cercando di rinserrare le fila. Ma è dura, tanto nei party radical-chic che nelle conventicole correntizie. Come dire: tartine e cotiche.

Ma, insomma, a sinistra non hanno capito proprio nulla? Pare di sì. La mancata affermazione di Bersani alle elezioni politiche, il conseguente stallo parlamentare e di Governo e gli schiaffoni del Presidente della Repubblica pesano davvero e questo rende il progetto riformatore piddino ancora più sterile. Questo lo penso io, ma lo sta attuando Renzi. A questo punto si ha la sensazione che i convitati ex nipotini di Togliatti sono diventati tutti autarchici.

O forse è peggio dire ‘artistici’? La verità è che tutti contro tutti non sanno più cosa fare, a volte si esaltano contro Renzi e subito dopo si contorcono negli spasmi di un languore politico di un partito sempre più, per usare le tre ‘I’ tanto care a Berlusconi, inconcludente, inaffidabile e inesistente. A sinistra sbagliano a perseguire una politica fondata sull’odio verso chi è colpevole di non pensarla come loro o verso chi non vuole omologarsi a ripicche e rancori, senza alcun riferimento ideale e con una politica fatta da sole ombre senza luci. Renzi e le conventicole correntizie, paladini della novella gauche, hanno idee e culture parallele ma spesso divergenti.

 Nella loro pianezza sono diventati autori e protagonisti di una debacle dichiarata e piangono e si abbandonano come nella finzione cinematografica morettiana ad elegiaci rimpianti. Renzi racconta storie malinconicamente utopiche, mentre i convitati delle tante anime del PD lavorano alla conservazione. Una sinistra non per niente bella e senz’anima che continua a farsi del male da sola e soprattutto a fare male al Paese.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:42