Il “poltergeist” di via Arenula

È proprio vero che una telefonata allunga la vita ma è anche vero, come dice il mio antico maestro Alfredo Biondi, che nei corridoi del palazzo di via Arenula si aggira uno spettro che fa gli sgambetti ai ministri della Giustizia. Una specie di “poltergeist dispettoso” che si accanisce contro i Guardasigilli. Ultima vittima Anna Maria Cancellieri, investita dal ciclone della telefonata ai vertici del Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) per l’affare Giulia Ligresti.

Un vero e proprio guaio per i guardasigilli della Prima e della Seconda Repubblica. Cominciò proprio Alfredo Biondi, con il suo decreto “salva ladri” che provocò un mezzo terremoto negli uffici giudiziari milanesi e italiani che causarono le dimissioni di Di Pietro e del pool milanese, con il fantasmagorico proclama dei “descamisados” a reti unificate. Poi toccò a Filippo Mancuso, galantuomo d’altri tempi, che dovette subire l’onta di una mozione di sfiducia parlamentare. Non mancò anche che la maledizione toccasse a Roberto Castelli, chiamato con disprezzo “l’ingegnere”, tanto per dire che non capiva nulla di giustizia.

Senza fare troppi sforzi di memoria ricordiamo i guai che passò Claudio Martelli con lo scivolone sulle “debolezze” di Malindi e Oliviero Diliberto per la vicenda Ocalan e per l’arrivo in Italia della Baraldini. Diciamo che la maledizione di via Arenula non ha colore politico in quanto in quel palazzo, come raccontano anche leggende metropolitane, aleggiano spiriti maligni e dispettosi che trattano i ministri in modo assolutamente bipartisan, scatenando in loro una sindrome d’incupimento per chi frequenta quelle sale e quei corridoi: non dimentichiamoci di Martinazzoli o di Rognoni, che mai si sono ripresi da questa sindrome.

Naturalmente uno dei corollari di questa maledizione è la mozione di sfiducia, che gira e rigira piomba sulla testa di coloro che si accomodano sulla poltrona che fu di Alfredo Rocco. Maledizione? Superstizione? Pregiudizi? Assolutamente no! Da sociologo non credo a maghi e fattucchiere ma la sensazione avvicinandosi a quel palazzo, costruito nel cuore di Roma, dove nel Medioevo vivevano personaggi che abusavano della credulità popolare, è quella che lì si vive il pericolo di certi riduzionismi, di ragionamenti dicotomici in base ai quali l’irrazionale e l’arazionale divengono, proprio per le loro caratteristiche di imprevedibilità e incongruità, producendo infelicità, frustrazioni e depressioni.

Basta guardare le vetrate o sedersi in qualche ufficio per essere travolti da un turbinìo di facce tetre e dalla sensazione che lì il sole non entra mai. Si vive in una realtà quasi paranormale che dà la sensazione dell’incertezza del diritto! Cosa fare? Esorcismo o trasferimento del ministero? Forse meglio la seconda opzione, magari sulla via Aurelia, verso il mare, dove c’è più sole e più verde, magari nel complesso su via di Brava, che non corrisponde architettonicamente al cupo statalismo che caratterizza i palazzi ministeriali. Magari lì gli spiriti non entreranno e i Guardasigilli non saranno soggetti alle mozioni di sfiducia parlamentare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:49