Quell’antieuropeismo “molto interessato”

Come era inevitabile che accadesse, approssimandosi le elezioni europee quasi tutti i partiti in lizza fanno a gara a chi spara più forte sulla croce rossa dell’Europa e della moneta unica. Un antieuropeismo molto interessato che va da quelli che vorrebbero uscire tout court dall’Euro e quelli che più farisaicamente propongono di andare a Bruxelles e battersi per un’Europa diversa. Tra quest’ultima schiera di cantastorie politici vi sono i tre partiti più grandi (Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Forza Italia), i quali, con varie sfumature, dicono sostanzialmente una cosa: ricontrattiamo. In soldoni, l’idea sarebbe sempre quella di sbattere i pugni sul tavolo comune europeo per modificare i vincoli imposti dai vari trattati, a partire da Maastricht.

Ora, risulta evidente che alla pancia degli italiani non possa che garbare questa sorta di crociata delle chiacchiere contro la cosiddetta austerità, quest’ultima ritenuta la causa dei nostri guai maggiori. Su questo piano mi ha colpito una recente dichiarazione della forzista Mara Carfagna la quale, ospite di Bruno Vespa, ha duramente attaccato tale, presunta austerità, sostenendo che essa avrebbe affamato letteralmente il popolo italiano. Ma anche i suoi avversari renzisti non sono da meno, con il loro leader in testa che chiede maggiore consenso proprio per modificare, con l’aiuto di altri partner comunitari appartenenti al partito transnazionale della spesa pubblica, detti trattati. Tant’è che lo stesso Renzi, alcune settimane addietro, ha definito anacronistici i citati vincoli europei, tra cui il famigerato 3% di deficit annuale.

Anacronistico il concetto che un Paese indebitato fino al collo come il nostro (debito statale che viaggia verso il 140% del Pil, avendo raggiunto 2,107 miliardi, con un aumento di 90 miliardi solo nell’ultimo anno) che dovrebbe puntare, quantomeno, al pareggio di bilancio? D’altro canto, l’idea “alta” dei politicanti italiani, che su questo piano non temono confronti nel mondo, si basa su un cardine fondamentale: spendere i soldi degli altri. E quando con le tasse, seppur esorbitanti, non si riesce a coprire l’enorme falla dei conti pubblici, questi statisti da bar dello sport non sanno far altro che chiedere prestiti infiniti. Ciò interpretando la politica, a cui lo stesso Premier promette ad ogni passo di voler restituire la propria nobiltà, come se fosse una sorta di bancomat a cui attingere ad libitum. Via, dunque, gli anacronistici vincoli che affamano i popoli, sembrano voler dire uniti i nostri migliori rappresentanti del cosiddetto deficit-spending, rilanciando ad un popolo sempre più ignorante sul piano economico e finanziario l’illusione dei “pasti gratis”. E su questo piano, conoscendo i miei polli, ho l’impressione che non la si smetterà di raccontare favole fino a quando ci sarà uno straccio di risorsa da redistribuire in cambio di consensi. Dopodiché, Europa o meno, sarà veramente il buio per tutti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:25