Le alternative a Renzi,   il vascello del Premier

L’esito scontato della direzione del Partito Democratico non modifica in nulla lo stato dei rapporti tra Matteo Renzi ed i suoi avversari interni. Questi rapporti non rimangono solo tesi e difficili, ma appaiono sempre di più inconciliabili. Al punto che rilevare la presenza di due partiti distinti e distanti all’interno dello stesso Pd non comporta compiere alcun genere di forzatura. Il conflitto sulla riforma del lavoro evitato in direzione ora si sposta in Parlamento e nelle piazze. Ed è facile prevedere che andrà avanti per lungo tempo anche nel caso di un decreto risolutivo da parte del Governo.

Questa previsione poggia sulla presa d’atto che l’offensiva degli avversari interni di Renzi non è affatto isolata, ma si salda con altre offensive che da più parti si stanno muovendo contemporaneamente contro il Governo. Susanna Camusso non ha nulla a che spartire con Diego Della Valle, ma entrambi caricano a testa bassa contro il Presidente del Consiglio. Le loro ragioni sono agli antipodi ma convergono sulla necessità non di stimolare il Governo e di correggerne la rotta, ma di mandarlo a casa all’insegna dello slogan lanciato da Rosy Bindi secondo cui “non è vero che Renzi sia l’ultima spiaggia”.

Ma se personaggi espressione di forze reali e diverse sono convinte che esista un’alternativa a Renzi e si propongono di realizzarla , quale può essere questa alternativa? L’ipotesi delle elezioni anticipate da celebrare in primavera dopo una lotta di logoramento autunnale nei confronti del Governo sarebbe la conclusione più logica e diretta di una fase in cui l’instabilità di Governo causata dai sommovimenti interni del Pd e dal voltafaccia dei vecchi amici del Premier si somma con le crescente difficoltà economiche del Paese. Ma non sembra affatto che l’obiettivo sia quello di tornare al voto e di lasciare il compito del chiarimento al corpo elettorale. Non solo e non tanto perché Renzi continua ad essere forte nei sondaggi (quelli stessi che negli ultimi tempi li hanno sbagliati tutti). Ma perché la paura di regalare su un piatto d’argento allo stesso Renzi ed a Berlusconi la possibilità di andare a larghe intese blindate nella nuova legislatura è più forte di qualsiasi richiamo alla logica della democrazia rappresentativa.

E allora? Se cade l’ipotesi delle elezioni anticipate e si sostiene che il governo Renzi non è l'ultima spiaggia, quale è l’alternativa a cui stanno pensando i nemici del Presidente del Consiglio? Questa domanda non ha una risposta precisa. Qualcuno ipotizza che l’obiettivo sia umiliare e ridimensionare Renzi costringendolo ad accettare, in occasione della sostituzione della Mogherini alla Farnesina, un rimpasto profondo e significativo della compagine governativa. D’Alema agli Esteri potrebbe essere un segnale significativo! Qualche altro, invece, punta direttamente alla testa del Premier ed ipotizza uno scenario che preveda il ritorno alle urne nella primavera del 2016 preceduto da un governo tecnico di transizione benedetto dall’Unione Europea e destinato ad aggredire la crisi con una pesante ed incisiva patrimoniale sui patrimoni grandi e medi.

Il dubbio su quale sia la strada migliore da scegliere divide i nemici di Renzi e spinge il Presidente del Consiglio ad insistere nel portare avanti la sua sfida contro i nemici interni ed esterni fino alle estreme conseguenze. Per lui, infatti, l’unico vascello su cui rifugiarsi una volta persa l’ultima spiaggia è quello diretto a Firenze. Senza ritorno.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24