La grande batosta del “reverse charge”

In attesa che si compiano i miracoli annunciati dal Premier Matteo Renzi, è in arrivo un’ulteriore mazzata fiscale per il nostro disgraziato settore imprenditoriale: la cosiddetta “reverse charge”. A denunciare con parole durissime l’ennesimo scempio ai danni di chi crea valore reale è stato Alberto Balocco, amministratore delegato dell’omonima azienda che produce panettoni, nel corso dell’ultima puntata del talk-show “diMartedì” condotto da Giovanni Floris.

“Si tratta di un prestito forzoso e senza interessi, concesso allo Stato da parte delle aziende - sostiene Balocco - L’effetto potrebbe essere devastante: non incassando più l’Iva, le imprese sarebbero costrette a chiedere il rimborso che riceverebbero solo dopo anni di attesa e solo se in grado di fornire fideiussioni”.

Secondo l’imprenditore fossanese, la conseguenza più drammatica sarebbe la sottrazione di liquidità alle aziende con “un inevitabile rallentamento per investimenti, crescita e occupazione”. Dunque, ancora una volta si scopre, come nel caso del forsennato saccheggio di risorse operato a 360 gradi ai danni del risparmio, che l’unica ossessione dell’Esecutivo che abbassa le tasse a chiacchiere è quello di fare cassa il più presto possibile, anche a costo di mettere kappaò molte aziende italiane rimaste ancora in piedi. E, nella fattispecie, appare del tutto paradossale che con questa norma in sostanza si allarga ulteriormente l’indebitamento dello Stato nei confronti delle imprese creditrici – in questo caso dal lato dell’Iva – quando il fenomeno fiorentino nella scorsa primavera aveva fatto il giro delle sette chiese televisive, promettendo di sanare interamente il problema.

Ora invece scopriamo che, attraverso il complicato meccanismo che regola l’imposta sul valore aggiunto, i magliari di Palazzo Chigi, sotto il nobile intento di combattere l’evasione, sottraggono altre risorse preziose alle imprese, ben sapendo che i tempi della restituzione continuano ad essere smisuratamente incerti. Tra l’altro, occorre sottolineare, nella filiera che raggiunge la grande distribuzione l’evasione dell’Iva è praticamente nulla, come dovrebbero ben sapere i cervelloni economici che ci amministrano. Ma evidentemente la spasmodica propensione ad arraffare quattrini da ogni dove, onde alimentare la ricerca di consenso con nuove spese pazze, supera qualunque argomento razionale. Da questo punto di vista la strada indicata dal nostro giovane timoniere si allontana sempre più da Berlino, avvicinandosi maledettamente a quella che porta ad Atene.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13