Democrazie fallimentari

A quanto risulta dagli sperticati elogi con cui buona parte dell’italica opposizione, Beppe Grillo in testa, sta accompagnando le scelte di Alexis Tsipras, mi sto sempre più convincendo che nessuna democrazia può funzionare se priva di un minimo senso di responsabilità collettivo. Ovviamente, non dovendo assumersi al momento impegni di governo, risulta assai facile per chi ha fatto dell’Unione europea uno spauracchio elogiare il grande statista ellenico il quale, come un novello Davide, sembra voler lottare a mani nude contro la perfida Europa a direzione germanica.

Cavalcare la demagogia a buon mercato che straparla di sovranità popolare e di elezioni che salvano il mondo rappresenta un gioco da ragazzi per chi concepisce la politica solo come uno squallido esercizio di mera propaganda. Ma, soprattutto sul tragico caso greco, tra la propaganda e la realtà c’è un abisso, in cui il concetto di democrazia è stato utilizzato, al pari di tanti azzeccagarbugli italiani, come un bancomat per comprarsi il consenso.

In sostanza la Grecia, truccando anche i conti pubblici, ha messo in piedi un colossale schema Ponzi con il quale poter vivere alle spalle degli altri, pagando gli interessi sul suo enorme debito contraendo all’infinito nuovi prestiti. E, da questo punto di vista, Tsipras & company avrebbero voluto proseguire su questa strada con il pieno avallo e, soprattutto, i quattrini della perfida Europa. Su una tale e delirante piattaforma la sinistra greca targata Syriza ha vinto le elezioni, promettendo ai suoi cittadini miracoli in cambio di voti. Gli stessi miracoli che prospettano i vari Salvini, Grillo, Meloni e compagnia cantante, raccontando la favola di una moneta diversa che faccia finalmente decollare un Paese sempre più stanco di chiacchiere.

Il problema però è che la ricchezza delle nazioni non nasce dalle urne e né tantomeno dipende dal tipo di unità di conto che uno Stato sovrano decide di adottare. Semmai, per dirla tutta, uscendo dall’euro, così come sembra voler fare l’irresponsabile sinistra greca, per ridare tutto il potere di stampa alla politica nazionale, i guai non possono che aumentare, emulando l’esempio di Paesi disastrati come Argentina e Venezuela, alle prese da anni con la piaga dell’inflazione galoppante. Rispetto ai quali, tuttavia, la Grecia, come d’altronde l’Italia, risulta poverissima sul piano delle risorse naturali.

Per come si sono messe le cose, uscire dall’euro significherebbe il ritorno inesorabile ad una catastrofica (dalla radice greca che significa totale ribaltamento) autarchia. Altro che sovranità monetaria.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 17:58