Speriamo che ci sia un giudice a Berlino

Come da copione, nel processo di appello di Taranto è stata confermata la condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano per l’omicidio di Sarah Scazzi. Una condanna basata su un sogno, il cui autore continua ostinatamente e coraggiosamente a considerare tale, così come ha sottolineato Maria Corbi su “La Stampa”. La stessa brava giornalista, che ha seguito il caso sin dalle prime fasi, condivide le mie stesse perplessità sulla presunta colpevolezza delle due donne, dato che persino il magistrato che ha pronunciato la requisitoria - la dottoressa Antonella Montanaro - ha candidamente ammesso che si tratta di un processo indiziario.

Un processo che, soprattutto per l’odio mediatico che ha attirato sulle due principali imputate, richiama alla mente periodi oscuri dell’umanità, in cui la giustizia aveva molto a che vedere con il pregiudizio e la magia e molto poco con l’evidenza delle prove. E in effetti prove reali a carico di quest’ultime non esistono. Allo stesso modo le varie ricostruzioni che nel tempo sono state messe in piedi per incastrarle sono sembrate a dir poco surreali. Molto nitida, al contrario, è apparsa da subito la posizione del reo confesso Michele Misseri, la cui successiva e poi rapidamente ritrattata chiamata in correità a danno della figlia - senza mai citare alcuna responsabilità della moglie - è avvenuta in condizioni ambientali a dir poco discutibili, con un popolino fomentato dai media colpevolisti che chiedeva a gran voce le teste delle due novelle streghe di Salem. L’impressione molto tragica è che da un caso di omicidio scaturito da un probabile raptus sessuale si sia passati ad un giudizio, con tanto di sondaggi televisivi, sulla simpatia/antipatia dei soggetti tirati in ballo.

Tutto ciò, unito all’eccessivo peso che le procure esercitano nel cosiddetto giusto processo, sembra aver offuscato ancora una volta quel fondamentale principio di civiltà secondo il quale si è colpevoli oltre ogni ragionevole dubbio. Principio di civiltà che in troppi casi è sostituito da una giustizia teorematica la quale, sostenuta dal colpevolismo a prescindere di buona parte dell’informazione, continua a generare mostri.

A questo punto, nell’interesse di Sabrina Misseri, di sua madre Cosima Serrano e soprattutto in quello della moltitudine di cittadini che soffrono e che hanno sofferto un’ingiusta detenzione, non ci resta che sperare sempre che ci sia un giudice a Berlino. Suprema Corte di Cassazione docet.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13