“Nessuno tocchi Caino” premia Papa Francesco

Papa Francesco è l’abolizionista dell’anno premiato dalla Ong radicale “Nessuno tocchi Caino” durante la consueta presentazione del rapporto annuale. Non per avere abolito al pena di morte, bensì la morte per pena. Bergoglio infatti, appena insediatosi, ha abolito l’ergastolo che per molti non è altro che una pena di morte a rate. Nella conferenza stampa di presentazione del rapporto era presente anche il sottosegretario Sandro Gozi, renziano fedelissimo, che si è sperticato di lodi per quella che forse è l’organizzazione più prestigiosa della galassia radicale.

Anche quest’anno i cattivi in tema di esecuzioni capitali vanno cercati in Asia: la Cina appare inattaccabile con il proprio record, ma i paesi islamici come Pakistan, Iran e Arabia Saudita fanno di tutto per insidiarle il poco commendevole primato. Solo nel 2015, ad esempio, in Iran sono state giustiziate almeno 657 persone, di cui molte minorenni e moltissime per il reato di omosessualità. Nel 2014, i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali sono stati 22, come nel 2013 e 2012, mentre erano stati 20 nel 2011, 22 nel 2010, 19 nel 2009 e 26 nel 2008.

Nel 2014, le esecuzioni sono state almeno 3.576, a fronte delle almeno 3.511 del 2013, delle almeno 3.967 del 2012, delle almeno 5.004 del 2011, delle almeno 5.946 del 2010, delle almeno 5.741 del 2009 e delle almeno 5.735 del 2008. Il lieve aumento delle esecuzioni nel 2014 rispetto al 2013 si giustifica con l’incremento registrato in Iran e in Arabia Saudita. Nei primi sei mesi del 2015, almeno 2.229 esecuzioni sono state effettuate in 17 Paesi e territori. Nel 2014 e nei primi sei mesi del 2015 non si sono registrate esecuzioni in 5 Paesi – Botswana, India, Kuwait, Nigeria e Sudan del Sud – che le avevano effettuate nel 2013. Viceversa, 7 Paesi, che non avevano effettuato esecuzioni nel 2013, le hanno riprese nel 2014: Bielorussia (almeno 3), Egitto (almeno 15), Emirati Arabi Uniti (1), Giordania (11), Guinea Equatoriale (9), Pakistan (7) e Singapore (2). Altri 2 Paesi che non avevano effettuato esecuzioni nel 2014, le hanno riprese nei primi sei mesi del 2015: Bangladesh (2) e Indonesia (14). Nel 2014 e nei primi sei mesi del 2015 è probabile che esecuzioni “legali” siano avvenute in Siria e Sudan del Sud, e in Vietnam e Yemen nei primi sei mesi del 2015, anche se non è possibile confermarlo.

I dati dicono che in Cina vi sono state almeno 2.400 esecuzioni (più o meno come nel 2013 e circa 600 in meno rispetto al 2012), il dato complessivo del 2014 nel continente asiatico corrisponde ad almeno 3.471 esecuzioni (il 97%), un po’ di più rispetto al 2013 quando erano state almeno 3.415. Nei primi sei mesi del 2015, nel continente asiatico sono state effettuate almeno 2.182 esecuzioni (il 98%) in 13 Paesi.

Le Americhe sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, l’unico Paese del continente che ha compiuto esecuzioni nel 2014 (33) e nei primi sei mesi del 2015 (17). In molti Paesi dei Caraibi non sono state comminate nuove condanne a morte e i bracci della morte erano ancora vuoti alla fine dell’anno. In Africa, nel 2014, la pena di morte è stata praticata in 4 Paesi (uno in meno rispetto al 2013) e sono state registrate almeno 67 esecuzioni: Sudan (almeno 23), Somalia (almeno 20), Egitto (almeno 15) e Guinea Equatoriale (9). Nei primi sei mesi del 2015 sono state effettuate almeno 30 esecuzioni in 3 Paesi del continente: Somalia (almeno 14), Egitto (almeno 12) e Sudan (almeno 4). Nel 2013 erano state almeno 57. Nel 2014 e nei primi sei mesi del 2015 non si sono registrate esecuzioni in Nigeria, Botswana, Gambia, che le avevano effettuate nel 2013 e in Guinea Equatoriale che le aveva praticate nel 2014, mentre è probabile che esecuzioni “legali” siano avvenute in Sudan del Sud, anche se non è possibile confermarlo. Il 24 aprile scorso, il gruppo di lavoro sulla pena di morte della Commissione Africana per i Diritti Umani e dei Popoli (ACHPR) ha adottato la bozza di protocollo alla Carta Africana dei Diritti Umani e dei Popoli per l’abolizione della pena di morte in Africa. La bozza di protocollo è ora al vaglio dell’Unione Africana.

Stati Uniti a parte, la mappa delle esecuzioni capitali coincide con quella dei Paesi con regimi dittatoriali: solo nei primi sei mesi del 2015 almeno 2.205 esecuzioni (il 99%) sono state effettuate in 14 Paesi illiberali: Cina (almeno 1.200); Iran (almeno 657); Pakistan (almeno 174); Arabia Saudita (almeno 102); Corea del Nord (almeno 16); Somalia (almeno 14); Indonesia (14); Egitto (almeno 12); Iraq (almeno 6); Sudan (almeno 4); Bangladesh (2); Giordania (2); Afghanistan (1); Singapore (1).

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09