La finanza aliena del giovane premier

Se con Tremonti abbiamo vissuto l’infausta stagione della cosiddetta finanza creativa, con Matteo Renzi stiamo assistendo impassibili alla sinistra realizzazione di una finanza aliena. Un modo, quest’ultimo, di gestire il bilancio pubblico che, come i presunti ospiti provenienti dallo spazio profondo, viaggia attraverso universi paralleli. Universi in cui il nostro comune buon senso, sempre sorretto dai princìpi della matematica, semplicemente non esiste. Ed è per questo che quando sentiamo il Presidente del Consiglio promettere l’abolizione delle tasse sulla prima casa pensiamo che ciò sia qualcosa dell’altro mondo.

Nel nostro mondo italico, al contrario, si vive perennemente sotto la spada di Damocle di una spesa pubblica fuori controllo e di un indebitamento crescente, le cui colossali dimensioni ci espongono a qualunque catastrofico choc finanziario globale. Tutto questo determina il folle livello di tassazione cui è sottoposto da tempo il Belpaese e finora le chiacchiere di Renzi sono servite solo a spostare il prelievo da un soggetto ad un altro, come dimostra il saccheggio del risparmio e dei fondi pensione privati, senza minimamente intaccare un sistema fallimentare che soffoca ogni forma di investimento produttivo.

D’altro canto, come mi trovo costretto a scrivere fino alla nausea, se non si mette mano ad uno Stato assistenziale e burocratico che spende 10 punti di Pil più della Germania, non sarà mai possibile abbassare la pressione fiscale, a meno di non far esplodere il disavanzo pubblico, così come sembra voler fare il nostro gigionesco timoniere. Ora, se consideriamo che finora non si è trovato uno straccio di copertura per evitare la mazzata in arrivo delle cosiddette clausole di salvaguardia – una bazzecola di oltre 16 miliardi di euro - mi sembra evidente che solo facendo ricorso ad altri prestiti sarebbe possibile realizzare la molto elettoralistica mossa su Imu e Tasi. In questo modo, però, si metterebbero altre mine esplosive sul cammino di un risanamento finanziario, vera pregiudiziale per abbassare le tasse, che sotto l’Esecutivo Renzi è scomparso dal vocabolario politico. Ed è per questo che quando sentiamo lo stesso premier sostenere che il 16 dicembre, in cui scade la seconda rata di Imu e Tasi, “sarà il funerale delle tasse sulla prima casa”, abbiamo la netta sensazione che a morire siano le residue speranze di ripresa di una economia distrutta da una classe politica che sa solo spendere, tassare e indebitarsi. Poveri noi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09