Il decreto che ipoteca il futuro

Alla fine è arrivato il tanto atteso decreto che istituisce le due misure bandiera di Lega e Movimento 5 Stelle: quota 100 e reddito di cittadinanza.

Senza entrare nei dettagli delle misure, in grandi linee abbastanza in sintonia con gli ultimi annunci dei soci di governo, non possiamo che esprimere ulteriori preoccupazioni per un combinato disposto di provvedimenti il quale, oltre ad essere realizzato per un puro tornaconto elettorale, si distingue in negativo per l’altissima probabilità di scassare definitivamente i nostri già traballanti conti pubblici. Un vero e proprio azzardo, architettato in previsione delle elezioni europee, che per essere giocato ha costretto i geni della lampada al potere ad accendere in Europa una pesantissima ipoteca sul futuro del Paese sotto forma di un devastante cumulo delle cosiddette clausole di salvaguardia.

Una valanga di nuove tasse, circa 73 miliardi di euro, per il triennio 2020/2022 che non Bruxelles sarà chiamata ad onorare, bensì il solito ignoto contribuente italiano. D’altro canto, come dimostra l’estenuante trattativa tra i due partiti al potere, per accontentare in minima parte le enormi aspettative suscitate da una irresponsabile campagna elettorale, si è dovuto raschiare il fondo del barile del bilancio dello Stato, dirottando in maniera indiscriminata risorse da ogni settore di spesa, pur di poter continuare nei deliranti annunci di questi ultimi mesi. Ed in questo il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, già autore dell’abolizione della povertà attraverso il suo pensiero magico, non ha perso l’occasione per dire la sua ai giornalisti: “Le coperture c’erano, oggi fondiamo il nuovo welfare state”.

In realtà si tratta dell’ennesima, spudorata menzogna con cui si continua ad ingannare un popolo assai predisposto a correre dietro all’incantatore di serpenti di turno. Le coperture non esistono, dato che quota 100 e reddito di cittadinanza verranno erogati attingendo in gran parte a nuove tasse e nuovi debiti. Ciò, oltre ad aumentare la platea dei pubblici sussidiati, disincentivando la spinta liberale a cercarsi o inventarsi una attività produttiva, metterà in seria discussione la tenuta del più costoso sistema previdenziale europeo, a tutto danno delle prossime generazioni. Ma questo, per chi guarda solo alle prossime elezioni, rappresenta solo un fastidioso dettaglio da nascondere.

Aggiornato il 21 gennaio 2019 alle ore 10:58