Radio Radicale: chi sono i veri #mangiapaneatradimento?

Ma davvero i redattori, il direttore e gli azionisti di Radio radicale possono essere definiti dei #mangiapaneatradimento? E poi dai grillini? Sembra che così sia avvenuto martedì alla Camera dei deputati dentro a quella Commissione doppia, Bilancio e Finanze, che ha espresso il proprio niet alla semplice ammissibilità di un emendamento di proroga della convenzione scaduta il 21 maggio per la trasmissione delle sedute parlamentari. E per l’enorme mole di servizio pubblico – quest’ultimo fuori convenzione – che da 43 anni l’emittente svolge per l’Italia e la sua memoria storica.

Qualcuno per motivare questa ritorsione, che ha in realtà inconfessabili motivi, si è trincerato dietro l’ennesima calunnia grillina. Dietro l’insulto da spettacolo del comico genovese. Certo che un partito che esprime menti eccelse e grandi ed “eccellenze del lavoro” (per usare il loro indegno linguaggio) come Vito Crimi, Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e Alfonso Bonafede, per tacere di Manlio Di Stefano, ha un bel coraggio a definire Radio Radicale e il mondo che vi gira intorno come dei “mangia pane a tradimento”. Però è da questa “voce dal sen fuggita” – o magari premeditata – che bisogna partire per capire cosa è in gioco.

Qui, al di là dei digiuni di dialogo anche estremi come quelli di Roberto Giachetti, Roberto Deriu, Rita Bernardini e, last but not least, Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali lucani, è in gioco la sopravvivenza non solo di una radio che è un po’ la memoria di noi tutti in questo secolo a cavallo tra la fine del Novecento e l’inizio del 2000. In realtà con i Cinque Stelle è in ballo la stessa democrazia. Tanto che molti, turandosi il naso e non solo, sono ben tentati di aggrapparsi a uno come Matteo Salvini che pure il dono dell’equilibrio – e talvolta anche quello dell’opportunità politica – non sembra averlo tra i propri “asset”.

Però i Cinque Stelle, e non solo con Radio Radicale, hanno dato prova di avere in mente un disegno autoritario nefasto che passa per una democrazia diretta. O come dice qualcuno, “diretta sì, ma dalla Casaleggio Associati”. Un progetto che prevede allegramente la chiusura di tutti i maggiori mezzi di informazione per sostituirli con le dirette Facebook e Twitter, con le fake news dei loro blog e con tanta ma tanta propaganda aggressiva a ogni ora del giorno e della notte. Il problema con Salvini, poi, alla fine è solo uno: sembra nei comportamenti assecondare questo progetto. Infatti ha permesso che chiudesse allegramente nel 2015 “La Padania” perché ha calcolato che gli serviva di più un consulente social media come Luca Morisi.

Ora, nella vicenda di Radio Radicale, la Lega ha tenuto una posizione apparentemente decente. Ma il vero interrogativo da porsi è questo: non sarà tutto un gioco delle parti? Una farsa del “poliziotto buono, poliziotto cattivo” che si ripete all’infinito? Perché Salvini in questo caso non può pretendere la turatura del naso e una cambiale in bianco per far cadere noi tutti dalla padella nella brace. Se si capisce che il Movimento di Beppe Grillo è il vero nemico, foriero di un mondo nuovo (“brave new world”), che avrebbe spaventato tanto il compianto Aldous Huxley quanto il profetico George Orwell, allora bisogna essere conseguenti e combatterlo questo nemico. Non andarci a letto insieme per convenienza politica.

Aggiornato il 22 maggio 2019 alle ore 13:00