Governo del cambiamento: fallimento totale

Che Matteo Salvini si accorga solo ora dell’inutilità di una riforma, firmata Alfonso Bonafede ma scritta sotto dettatura su input della magistratura, è stupefacente.

Diciamoci la verità, alla Lega che è stata sempre piuttosto forcaiola la riforma in fondo andava bene, il giudizio di Salvini è cambiato quando in qualche modo ha scoperto d’essere accerchiato, punto. Del resto che la riforma della giustizia voluta dai grillini fosse il contrario di ciò che servirebbe per avere una magistratura moderna e rinnovata, più di una notizia è una realtà scontata. Inutile fare l’elenco dei cambiamenti necessari, da Tangentopoli in poi sono stati scritti dizionari, a partire dai principi basilari dei pesi e contrappesi. Ecco perché Salvini con l’acqua fresca ci gioca e basta, perché o la buca oppure la pesta, col risultato che tutto resta così com’è.

Insomma parliamo di un altro fallimento, di un governo rovinoso, letale per l’equilibrio economico e sociale. Non solo siamo inchiodati e sull’orlo della recessione, senza speranze in proiezione, ma abbiamo introdotto una nuova teoria sull’occupazione: all’aumentare dei posti di lavoro con questo governo il Pil decresce; fantastico, non credete? Ecco perché L’Istat una volta per tutte dovrebbe iniziare a spiegare bene come vengano fuori i suoi dati, i campioni di riferimento chiari, i parametri di partenza, altrimenti qualcosa non funziona nell’annunciare una notizia buona.

In economia, il Prodotto interno lordo e l’occupazione sono collegati è evidente, all’aumentare del volume dei redditi l’economia è crescente; dunque, se da noi succede il contrario, un chiarimento è necessario. La realtà è che si tratta in larga parte di trasformazioni contrattuali, di posti improduttivi o parzialmente tali. In Italia aumentano sia i neet sia i giovani che fuggono o rinunciano a cercare lavoro per sfinimento, ecco dove sta il fallimento.

Dopo un anno e passa di pentaleghisti non esiste cenno di miglioramento, ma solo la certezza che dalla idiozia sulla sconfitta della povertà siamo passati alla crescita zero. Questa è la verità, ridicoli. E la realtà ci dice che non cresciamo, che la fiscalità resta persecutoria, ossessiva soprattutto nella fase riscossiva, la burocrazia rimane una follia, lo statalismo è quello del comunismo. Siamo dei sudditi sfruttati, spremuti, controllati e spiati da uno Stato che paghiamo profumatamente per ottenere in cambio poco e niente. Siamo vittime delle certificazioni, degli uffici pubblici passacarte, delle leggi ottuse, cittadini succubi in perenne attesa, di una visita medica, di una documentazione, di un permesso per la produzione, è come se aspettassimo ancora la liberazione.

Insomma, da noi non funziona quasi niente e le promesse solenni del “Governo del cambiamento” si sono dimostrate un fallimento. Dite voi se ci sbagliamo oppure se è la realtà che tutti vediamo. Questa alleanza è nata da una forzatura grave del risultato elettorale. Sappiamo che gli italiani tutto avrebbero voluto fuorché questo, la scusa delle maggioranze da perseguire non può bastare, se avessimo rivotato proponendo questa alleanza i pentaleghisti non avrebbero avuto speranza.

Ecco perché è ora di dire basta, basta di far pagare agli italiani il prezzo di un governo che non hanno scelto ma subìto, una alleanza che non hanno votato e che gli è stata imposta. Tornare al voto è l’unica risposta.

Aggiornato il 02 agosto 2019 alle ore 11:49