Chiuso il cerchio, parte l’imbroglio

Soffocati gli ultimi capricci di “Giggino” che non sarà vicepremier, si passerà alla farsa di Rousseau e, finalmente chiuso il cerchio, partirà l’imbroglio politico del secolo.

Del resto che Luigi Di Maio dovesse soccombere si era capito da quando Beppe Grillo, su consiglio del Padreterno, ha pubblicamente “elevato” Giuseppe Conte a capo assoluto del MoVimento. Qui non si tratta solo di una degradazione sul campo, perché comunque un ministero Di Maio lo otterrà, si tratta della scelta dei coristi meglio adatti al ditirambo politico più ipocrita della nostra storia.

Per farla breve, ancora una volta i cattocomunisti si ritroveranno al governo dopo aver perso tutte le elezioni, con gli italiani che vogliono l’opposto, con l’appoggio dei poteri che contano, con una maggioranza figlia della più vergognosa trattativa politica. Insomma, stavolta più che il fondo si è toccato il sottofondo, non solo perché i grillini hanno gettato la maschera dimostrando ciò che sono, un gruppo opportunista pronto, come diceva Bertolt Brecht, “a pagare oro pur di vendersi”, ma perché si è capito come la sinistra intenda la democrazia.

Con la scusa del dettato costituzionale, si è estromesso il popolo, che di quella Carta dovrebbe essere l’unico sovrano; una cosetta da niente, che se l’avesse fatta il centrodestra ci saremmo ritrovati alla guerra civile. Eppure tant’è, ci scodelleranno l’Esecutivo del cambiamento con dentro l’armamentario più consumato del Partito Democratico; insomma, i volti nuovi saranno Franceschini, Orlando, Errani, per citarne alcuni, mentre i grillini resteranno tutti tali e quali, alla faccia della novità.

Certo, per riuscire a fare tanto bisogna non solo essere bravi, ma dotati di una faccia come il marmo, una specialità dei postcomunisti che non a caso pur di imbrogliare si sono cambiati il simbolo e il nome in continuazione. Come se non bastasse e senza ricordare, da una parte i giuramenti di Grillo, dall’altra quelli di Matteo Renzi e Nicola Zingaretti, si annunciano come nostri salvatori, in nome della discontinuità, della affinità, della rivoluzione culturale per il bene ed il futuro dell’Italia.

Bene anzi male, se per dirlo bisogna essere di una ipocrisia smisurata, per crederlo bisogna fare peggio, tanto è vero che non solo non ci crede nessuno ma il Paese è furibondo e con questa mossa scellerata si è creata una frattura della democrazia da tribunale della storia. Si è messo in piedi artificiosamente, scippando il voto popolare, il governo più comunista di sempre, una cosa che con le elezioni non sarebbe avvenuta nemmeno su minaccia a mano armata, ecco perché si è arrivati al tetto dell’ipocrisia, in barba alla democrazia.

Come se non bastasse tanta impostura, gira voce che una pattuglia di senatori forzisti sia pronta ad appoggiare Conte, se così fosse anche Forza Italia avrebbe scavato il fondo, per dirla con Dante, di triste vergogna si dipingerebbe, alla faccia del conflitto di interessi e dell’inciucio. Noi ci auguriamo che almeno questa schifezza sia risparmiata agli elettori del Cavaliere, che non solo perderebbe ogni stima elettorale, considerazione personale, ma consegnerebbe il partito azzurro al dileggio e alla definitiva evanescenza, altro che rivoluzione liberale… Caro Silvio, non lo fare.

Aggiornato il 04 settembre 2019 alle ore 10:51