Troppo allarme sul Covid19 , troppo poco sul Trojan

Discussioni e confronti ospitati dai media si piegano alla dittatura della cronaca e all’attualità delle notizie. Non ci si può far molto. Ne è prova il fatto che mentre a tener banco sui quotidiani e nei talk show continuano ad essere la paura, l’allarme e le misure per contenere la nuova emergenza sanitaria da Covid19, è già velocemente andato in archivio il confronto pubblico su un altrettanto, se non più insidioso e liberticida virus, il Trojan di Stato, protagonista di uno dei baratti più indecenti con cui si è conclusa la scorsa settimana politica.

Se, per dirla con Burke, “Ogni forma di governo di fonda sul compromesso e sullo scambio” ve ne sono alcuni come questo ingiustificabili, anche dall’emergenza sanitaria da Crorona virus che sta impegnando il governo a riacciuffare una gestione iniziale quanto mai cialtrona e segnata dall’incompetenza. Questa settimana, dunque, apre un periodo in cui al timore di difenderci dal Covid19 dovremo aggiungere anche la preoccupazione di guardarci in qualsiasi conviviale riunione anche casalinga dall’altrettanto, se non più insidioso e liberticida, virus informatico. Del malware l’Opinione (insieme a pochissime altre testate) si fregia di essersi occupata, intravedendone il potenziale liberticida, quando ancora la nascitura misura, di cui di lì a breve, nel 2017, l’ex guardasigilli Andrea Orlando avrebbe consentito l’utilizzo nelle inchieste per i reati gravi per captare comunicazioni tra presenti, non richiamava l’attenzione e l’allarme che ora, sebbene per poco, giustamente e finalmente ha meritato e ricevuto dai media in occasione della recente fiducia votata al dl intercettazioni che ne prevede l’uso ed amplia il ventaglio delle ipotesi delittuose per cui i Pm potranno richiederne l’utilizzazione. A rischio di incorrere in tardiva pedanteria è bene ripetere che con l’uso del Trojan nei cellulari e nei computer di casa, verranno registrate qualsiasi conversazione o scambio anche in video, aprendo la strada alle cosiddette intercettazioni a strascico. Quelle che serviranno, con aberrante effetto domino, a cercare altri reati, diversi da quelli per cui verranno autorizzate. Per la gioia delle società private che gestiranno le intercettazioni e quindi controlleranno le nostre vite, avendo tutto l’interesse ad alimentare un lucroso Grande fratello che evoca la invasiva capacità di controllo dei ragnetti metallici di MinorityReport. E dei Pubblici ministeri a cui la nuova legge conferisce in esclusiva, togliendolo alla polizia giudiziaria, la gestione e la disponibilità delle intercettazioni effettuate con il Trojan.

La tempistica della genesi di una misura tanto lesiva dei capisaldi costituzionali posti a presidio delle libertà e della tutela della riservatezza delle conversazioni di ogni individuo è già di per sé indice del grado di pressione che la magistratura ha instancabilmente operato sulla politica per arrivare a questo meccanismo di controllo di massa che infligge una ulteriore torsione antidemocratica di cui il nostro paese davvero non sentiva la mancanza e con cui ogni cittadino cederà quote fondamentali di garanzie e di libertà individuali alla pretesa inquisitoria selettiva, agli arbitri delle procure ed agli inevitabili cortocircuiti a cui l’interpretazione normativa ma anche l’impreparazione dei già intasati uffici giudiziari a sistemare la ciclopica mole di captazioni, lasceranno ampio spazio. Già, perché da questa settimana (in realtà dal prossimo maggio) il nome di chiunque di noi finisca come argomento di conversazione pronunciata e captata tra le quattro mura di un domicilio privato nell’ambito di una qualsiasi indagine, potrà ritrovarsi a sua volta indagato e poi imputato secondo l’uzzolo del pm che deciderà se rappresentiamo o meno un caso ‘interessante’, politicamente e mediaticamente vantaggioso. Effetto appunto, delle intercettazioni a strascisco.

Mentre nel 2017 già la legge firmata dall’ex ministro Orlando, piegatosi alle richieste delle spinte più punitive della magistratura aveva previsto l’utilizzo del Trojan nelle inchieste per i reati gravi solo per captare comunicazioni tra presenti, con la successiva e recente  legge Spazza corrotti del 2019, esso viene esteso ai reati contro la PA commessi da pubblici ufficiali e funzionari della Pa per reati per cui la pena massima non sia inferiore a cinque anni, a cui  la legge appena liquidata in parlamento aggiunge le indagini su incaricati di pubblico servizio. A gennaio, una sentenza delle Sezioni Unite si esprime in modo inequivocabile contro le intercettazioni a strascico ma un emendamento chirurgico dell’ex procuratore nazionale antimafia Aldo Grasso blocca gli effetti della sentenza. Stabilendo poi che ciò che non sarà direttamente utilizzabile per il reato per cui sono state autorizzate le captazioni, potrà costituire ‘notitia criminis’, per avviare altre intercettazioni. Una messa a sistema dell‘ossessiva impostazione inquisitoria che cerca altri crimini partendo da un’indagine, secondo l’onnipresente principio davighiano “sono tutti colpevoli non ancora scoperti”. E arriviamo al compromesso, spinto da Roberto Fico, sulla tempistica del baratto parlamentare: il via libera senza inciampi alle misure per il corona virus in cambio della fiducia al dl Intercettazioni che modifica la riforma Orlando. Attività da mercanti in fiera, dunque, che ha dissolto anche ogni ombra di proudness per le garanzie dei renziani, tartufescamente allineati al Pd, a Grasso e ai 5Stelle, e paghi dell’incasso di un semplice aggettivo, quel ‘rilevanti’ riferito alle captazioni con Trojan ritenute autorizzabili. Epiteto tanto vago quanto ininfluente per la salvaguardia di garanzie e diritti di chi di quelle captazioni sarà bersaglio.

I tatticismi di una classe politica che, sotto i diktat dei settori più retrivi della magistratura, nemmeno per un istante è stata colta da esitazione nell’amputare fondanti principi costituzionali e dei cui madornali errori il tempo a restituire le prove, sono riusciti a calpestare un’altra fetta di principi cardine della democrazia e dello stato di diritto su cui si è edificata la nostra democrazia. Ma davvero la cecità della nostra politica è tale da non comprendere che la forza distruttrice di norme che infliggono un radicale vulnus alle tutele individuali come i diritti alla privacy (le captazioni sono consentite nelle case private)  e consentono che l’autorità dello stato aggredisca e si impossessi dell’esistenza di tutti, non risparmierà chi le ha imposte al paese?

Aggiornato il 02 marzo 2020 alle ore 13:32