È una tutela o una minaccia?

Giudicando il conformismo su un piano di avalutatività weberiana, non si può non riconoscere come esso rappresenti un elemento fondamentale nell’evoluzione sociale dell’uomo.

Sebbene l’enorme sviluppo della scienza e della tecnica abbia sempre più affrancato gli individui dalla necessità di conformarsi a modelli di comportamento univoci, particolari condizioni di allarme collettivo, come nel caso del Covid-19, risvegliano nella psiche della massa dei cittadini questa antica modalità collettiva di sopravvivenza. E dato che l’emergenza in atto è di natura sanitaria, gli specialisti più accreditati, con le debite proporzioni, si trovano a svolgere il ruolo degli antichi stregoni, ai quali le popolazioni primitive si rivolgevano allorché dovevano affrontare situazioni gravi e minacciose di cui non comprendevano l’origine. Ora, non mi sembra che la situazione attualmente sia tanto diversa. Al cospetto di una infezione di cui si conosce ancora piuttosto poco, la sovraesposizione mediatica di una pletora di scienziati più o meno noti e più o meno accreditati a livello internazionale, ha posto questi ultimi su un piedistallo di superiorità, persino al di sopra della sfera politica. In tal senso a nessuno è venuto in mente di ricordare che questi moderni santoni della medicina non sono stati eletti da nessuno. Ma tant’è: nel marasma di una pandemia molto seria, ma che viene ingigantita a dismisura sul piano dell’effettiva letalità da un sistema mediatico impazzito, il Comitato tecnico-scientifico, che sulla carta dovrebbe solo consigliare il Governo sulle misure più idonee da prendere, di fatto ha assunto le sembianze di un novello Comitato di salute pubblica di antica memoria giacobina, avendo acquisito un potere di reale intervento senza precedenti in Italia per un simile organismo.

Accade quindi che, dopo aver spinto la mano pubblica a chiudere il Paese, segregando la cittadinanza in casa e bloccando gran parte del sistema economico, gli stessi santoni hanno già messo le mani avanti per il futuro prossimo. Non crediate di poter riprendere a vivere come prima anche quando daremo l’ok alla riapertura del Paese, questo il messaggio forte e chiaro che questi illustri luminari quasi all’unisono stanno mandando da alcuni giorni ad una popolazione letteralmente annichilita.

In tal senso, al di là di una spiccata deformazione professionale che li porta a voler regolare la nostra esistenza dall’alto della loro riconosciuta sapienza scientifica, l’idea di dover continuare ad organizzare la vita di tutti i giorni sulla base di rigidi criteri sanitari mi riporta alla mente sinistri regimi di scomparsi alcuni decenni addietro.

A questo proposito, non vorrei che le strada delle indubbie buone intenzioni di questi luminari, unicamente interessati alla salute pubblica, fosse lastricata di infernali precetti, tali da rendere ancor più complicata la nostra già difficile esistenza di cittadini italiani. Da questo punto di vista, valutando le misure restrittive fin qui adottate per fermare il contagio, che personalmente continuo a ritenere assolutamente sproporzionate, l’impegno legittimo a volerci seguire anche dopo la fine della grande emergenza di questi giorni per qualcuno, più che una tutela, potrebbe rappresentare una minaccia sul piano delle libertà costituzionali. Ovviamente si tratta solo di un eccesso di scrupolo democratico.

Aggiornato il 10 aprile 2020 alle ore 15:18