Il Consiglio dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ad esito della consultazione pubblica avviata con la delibera n. 89/18/Cons, ha approvato con delibera n° 231/18/Cons le procedure per l’assegnazione e le regole per l’utilizzo delle frequenze disponibili nelle bande 694-790 MHz, 3600-3800 MHz e 26.5-27.5 GHz per sistemi di comunicazioni elettroniche di quinta generazione (5G). La tecnologia di comunicazione 5G è in fase di sperimentazione dal 2017 e s’aggiungerà agli standard ancora esistenti per le tecnologie 2G, 3G e 4G prevedendone la sostituzione nell’arco di pochissimo tempo e che la previsione di introduzione della nuova generazione di standard 5G è per il 2019-2020, atteso che dal 1° gennaio 2019 sono operative le nuove bande messe all’asta dal Governo. Come noto, numerosi, attendibili e qualificati studi medico-scientifici nazionali ed internazionali attestano la potenziale nocività per la salute umana delle onde elettromagnetiche, emessi da tecnologie di comunicazione senza fili, con rischi per il sistema neurologico, immunitario, endocrinologici e persino genotossici-tumorali e un aumento di fenomeni di elettro sensibilità nella popolazione.

Il 5G si basa su microonde a radiofrequenze più elevate dei precedenti standard tecnologici, anche dette onde millimetriche, che comportano due implicazioni principali: maggiore energia trasferita ai mezzi in cui le radiofrequenze vengono assorbite (in particolare i tessuti umani) e minore penetrazione nelle strutture solide, per cui vi è la necessita di un maggior numero di ripetitori (a parità di potenza) per garantire il servizio. I piani del Governo prevedono una copertura del 5G sul 98 per cento del territorio nazionale, non solo le cosiddette Smart City ma pure parchi, aree naturali, zone di campagna e piccoli centri a bassa densità abitativa, per riuscire a servire il 99 per cento della popolazione italiana. Secondo le previsioni e stando ad alcune dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa dai vertici delle aziende del wireless, ciò potrebbe comportare l’innalzamento dei limiti di legge per la soglia d’irradiazione elettromagnetica dagli attuali e cautelativi 6 V/m ai più elevati e rischiosi 61 V/m, a cui la popolazione potrebbe essere esposta 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, comportando l’installazione di nuova infrastruttura tecnologica di rete, ovvero mini-antenne a microonde millimetriche quantificabili persino in milioni se una ogni pochi metri sui lampioni della luce, nei tombini dei marciapiedi, in cielo coi droni e in orbita nello spazio col Wi-Fi satellitare.

Le radiofrequenze del 5G sono del tutto inesplorate, mancando qualsiasi studio preliminare sulla valutazione del rischio sanitario e per l’ecosistema derivabile da una massiccia, multipla e cumulativa installazione di milioni di nuove antenne che, inevitabilmente, andranno a sommarsi alle decine di migliaia di Stazioni Radio Base ancora operative per gli standard tecnologici di comunicazione senza fili 2G, 3G, 4G oltre alle migliaia di ripetitori Wi-Fi attivi. Il documento pubblicato nel 2019 dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (Scheer) della Commissione europea, affermando come il “5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche” ha evidenziato un chiaro segnale agli Stati membri, soprattutto all’Italia, sui pericoli socio-sanitari derivabili dall’attivazione ubiquitaria del 5G (che rileva gravissime criticità, in parte sconosciute sui problemi di salute e sicurezza dati) confermando l’urgente necessità di un intervento normativo nei riguardi della diffusione di tale nuova tecnologia 5G.

Nei paesi industrializzati e occidentali sempre più cittadini negli ultimi decenni manifestano l’insorgenza di sintomi correlati all’esposizioni ubiquitaria di campi elettromagnetici, definiti clinicamente e dalla letteratura scientifica come sintomi di “ipersensibilità elettromagnetica”, ovvero Elettro-iper-sensibilità o più comunemente meglio nota come Elettro sensibilità, e che i più comuni sintomi sono mal di testa, eruzioni cutanee, difficoltà di concentrazione, insonnia, acufeni, tachicardia, stordimento e difficoltà digestive. Nel 2004 l’Organizzazione mondiale della sanità ha organizzato a Praga un convegno su questa patologia con un rapporto finale pubblicato nel 2005 in cui l’Elettro sensibilità è definita come “un fenomeno in cui gli individui avvertono gli effetti avversi sulla salute quando sono in prossimità di dispositivi che emanano campi elettrici, magnetici o elettromagnetici”. È stato dimostrato in quattro studi (Rea 1991, Havas 2006, 2010, McCarty et al. 2011) che è possibile identificare persone con ipersensibilità elettromagnetica e dimostrare che possono essere testati usando risposte obiettive, misurabili, dimostrando che questi soggetti sono realmente ipersensibili se confrontati con i normali controlli. Altri studi dimostrano che ci sono veri e propri cambiamenti fisiologici nei soggetti con Elettro sensibilità e che due di questi studi (De Luca, Raskovic, Pacifico, Thai, Korkina 2011 e Irigaray, Caccamo, Belpomme 2018) hanno dimostrato che le persone elettrosensibili hanno alti livelli di stress ossidativo e una prevalenza di alcuni polimorfismi genetici, che potrebbero suggerire una predisposizione genetica.

I ricercatori stimano che circa il 3 per cento della popolazione mondiale ha gravi sintomi associati alla Elettro sensibilità mentre un altro 35 per cento della popolazione ha sintomi moderati come deficit del sistema immunitario o malattie croniche. Come avviene per altre ipersensibilità ambientali, l’Elettro sensibilità presenta una varietà di sintomi ed è spesso associata alla Sensibilità chimica multipla, alla Fibromialgia e alla Sindrome da Fatica Cronica. Secondo un’indagine interna del Bundesamt für Strahlenschutz (Ufficio federale per la protezione dalle radiazioni), in Germania vi sono molte migliaia di persone elettrosensibili che cercano di evitare le onde elettromagnetiche come quelle generate, ad esempio, da cellulari, Smartphone, Stazione Radio Base o meglio antenne di telefonia mobile o Wlan, e che lo stesso Ufficio federale stima che in Germania circa il 6  per cento della popolazione con sintomi di malattie reagisce alle radiazioni ad alta frequenza e si profila una tendenza all’aumento della percentuale. Il Parlamento europeo nella Risoluzione del 2009 e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011 hanno richiamato gli stati membri a riconoscere l’Elettro sensibilità come una disabilità, al fine di dare pari opportunità alle persone che ne sono colpite.

Il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali, per mezzo dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, rispondendo ad una richiesta avanzata dalla Rete No Elettrosmog italiana sul riconoscimento dell’Elettro sensibilità come disabilità, il 16 giugno 2015 ha affermato di non disconoscere “l’importanza della tematica”. Un ormai considerevole numero di studi medico-scientifici internazionali ritiene l’elettrosmog una causa di quattro effetti fisiologici primari: la perdita di tenuta della barriera ematoencefalica, l’interferenza con la produzione di melatonina, la destabilizzazione della regolazione delle membrane cellulari e danni genetici. Inoltre i campi elettromagnetici interferirebbero con la funzione riproduttiva, compromettendo gravemente il sistema immunitario, endocrino, cardiovascolare e le funzioni neurologiche degli esseri umani. Ne conseguono sintomi di malessere e patologie che variano da un livello medio ad uno grave, come mal di testa, nausea, perdita di concentrazione e di memoria, disturbi dell’umore e cardiaci, sino ai tumori cerebrali, tiroidei e delle ghiandole parotidee e a ingenti danni arrecati al Dna.

Riscontrati gli “effetti nocivi sulla salute umana” il 15 gennaio 2019 il Tar del Lazio ha quindi condannato i ministeri di salute, ambiente e pubblica istruzione a promuovere un’adeguata campagna informativa “avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile”, mentre una serie di sentenze emesse nell’ultimo decennio dalla magistratura internazionale e italiana attestano il danno da elettrosmog, l’elettro sensibilità e il nesso causale telefonino = cancro, anche oltre ogni ragionevole dubbio (Cassazione 2012), tanto che note compagnie internazionali di assicurazione come Swiss Re e Lloyd’s non ne coprono più il danno. Noi cittadini attivi riteniamo che proprio per le peculiari caratteristiche considerate e le poche sperimentazioni fatte, per l’adozione di tali nuove tecnologie altamente rischiose per umanità ed ecosistema, si dovrebbe assolutamente avere una valutazione preliminare sull’impatto ambientale del 5G ed anche prendere in seria considerazione il rischio attribuibile a tale intervento, prima che lo stesso sia realizzato, potendo e dovendo fare ancora svariate valutazioni ex-ante sul se ed eventualmente, il come realizzarlo!

(*) Emilia Costa, già Prima cattedra di Psichiatria all’Università La Sapienza di Roma e consigliera Astri

Aggiornato il 11 maggio 2020 alle ore 12:34