Il partito unico del virus

A oltre tre settimane dalla paventata riapertura, che ha messo parzialmente fine agli arresti domiciliari di massa, si confermano del tutto infondate le catastrofiche previsioni degli scienziati, alias stregoni del terzo millennio, del Comitato tecnico-scientifico.

Come confermato dai principali clinici che operano sul territorio, al di là di eventuali riscontri di laboratorio che eventualmente seguiranno, di fatto la pandemia ha da tempo esaurito la sua spinta propulsiva. Numeri sempre più impietosi, almeno nei confronti di chi continua a speculare su una catastrofe che non c’è, segnalano che il Covid-19 ha cessato da tempo di essere una questione di vita o di morte per la stragrande maggioranza degli italiani, ammesso e non concesso che lo sia mai stato se escludiamo quella piccola frazione di individui fragili che andrebbero sempre protetti al meglio pure da un semplice raffreddore.

Detto ciò, non sembra tuttavia fermarsi l’incessante opera di controllo e di dissuasione contro i “criminali” che si assembrano e che girano senza il feticcio religioso delle mascherine da parte della politica italiana nel suo insieme, tranne casi molto rari di buon senso istituzionale.

Registriamo proprio in queste ultime ore la decisione del sindaco di Milano, Beppe Sala, di vietare la vendita di alcolici da asporto dopo le 19 di sera, quale misura di contrasto ai citati assembramenti giovanili della movida. Lo stesso Sala, facendo professione della stessa, trasversale ipocrisia di tanti altri amministratori italiani, ha ribadito in un video di avere a cuore solo l’interesse della sua città, con totale sprezzo per il consenso il quale, in realtà, mai non olet per questi fenomeni.

In questo senso, proprio per evidenziare la dimensione del fenomeno che potremmo definire come partito unico del virus, anche la leader di Fratelli d’Italia, la sempre agguerrita Giorgia Meloni, ha dovuto allinearsi nella trincea di una guerra sempre più insensata ad un Covid-19 praticamente in rotta da settimane. Ospite di Nicola Porro, di cui condivido al massimo grado la sua meritoria battaglia aperturista, la Meloni, in evidente imbarazzo, ha dovuto obtorto collo dichiararsi d’accordo con un video, a mio avviso inaccettabile soprattutto in questa fase, realizzato dalla Regione Veneto. In pratica si è trattato di uno spot molto discutibile fortemente voluto dal governatore Luca Zaia, in cui si mette in correlazione l’eccesso di disinvoltura che qualcuno potrebbe adottare tra uno spritz e una bevuta con le persone finite disgraziatamente in terapia intensiva.

Identico messaggio, socialmente devastante e altrettanto discutibile anche sul piano medico dato che ci si riferisce a situazioni che si svolgono all’aperto, a quello che ha letteralmente devastato all’inizio di marzo la reputazione dei podisti e degli amanti delle passeggiate, con o senza cani.

D’altro canto, una volta accettata col silenzio-assenso la linea folle del confinamento di massa e del blocco quasi totale dell’economia, con tutto il corollario di demenziali protocolli che non daranno pace ai disperati produttori privati ancora in piedi, i margini di manovra dell’opposizione si sono ridotti al lumicino. Malgrado oggi ci si trovi di fronte a qualcosa di simile ad un forte raffreddore, che anch’esso può risultare letale per una persona fortemente immunodepressa, nessun politico, nessun rappresentante di categorie organizzate vuole ancora correre il rischio di essere additato come alleato di un virus che qualcuno si ostina, malgrado le evidenze dei citati clinici, ad equiparare al bacillo della peste bubbonica.

Tutto questo sta dando vita, almeno nei confronti del contrasto di un fenomeno per fortuna in estinzione, alla mostruosità politica del succitato partito unico del virus. Una mostruosità politica che, favorita da una manipolazione di massa senza precedenti nella storia repubblicana, ha spianato la strada a tutta una serie di scelte assolutamente irresponsabili ed autolesionistiche i cui effetti devastanti sul piano socio-economico, ahinoi, saranno visibili ai più solo tra qualche mese, con o senza mascherina. Poi ne riparleremo.

Aggiornato il 28 maggio 2020 alle ore 10:04