Basta con il terrore autodistruttivo

Nel Paese dei furbi e dei cosiddetti pesci in barile, c’è un uomo, un illustre clinico che in questi giorni parla con una franchezza e un coraggio intellettuale d’altri tempi.

Mi riferisco al professor Alberto Zangrillo, primario del reparto di terapia intensiva del “San Raffaele” di Milano, il quale, ospite domenica pomeriggio su Rai 3 di Lucia Annunziata, ha espresso un chiaro atto d’accusa nei riguardi della politica del terrore sanitario che ha bloccato il Paese, puntando il dito contro i virologi da salotto che hanno irresponsabilmente orientato la linea del Governo. Egli,parafrasando un passo di una celebre poesia del russo Osip Mandel’stam, ha usato parole esatte come fili a piombo. Interpellato dalla conduttrice di “Mezz’ora in più” sulla surreale chiusura della Grecia ai turisti italiani, Zangrillo ha dichiarato che “non si può continuare a portare l’attenzione in modo ridicolo come sta facendo la Grecia sulla base di un terreno di ridicolaggine, che è quello che abbiamo impostato a livello di comitato scientifico nazionale e non solo, dando la parola non ai clinici e non ai virologi veri. Il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Ci metto la firma”.

Ha poi aggiunto: “I tamponi eseguiti negli ultimi 10 giorni hanno una carica virale, dal punto di vista quantitativo, assolutamente infinitesimale rispetto a quelli eseguiti uno o due mesi fa”.

Invocando un immediato ritorno alla normalità, consentendo ai medici di tornare a curare con attenzione anche i portatori di altre patologie serie, Zangrillo ha rincarato la dose: “Oggi è il 31 maggio e circa un mese fa sentivamo epidemiologi temere per la fine del mese e inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Questo lo dice l’Università Vita-Salute San Raffaele, lo dice uno studio fatto dal virologo direttore dell’Istituto di virologia, il professor Massimo Clementi, lo dice il professor Guido Silvestri della Emory University di Atlanta”.

Ma non basta, a conclusione di questa sorta di requisitoria medico-scientifica, il nostro ha lanciato l’accusa finale nei confronti di chi ha gestito la pandemia in Italia: “Terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve prendere la responsabilità”.

Personalmente, sostenendo da tempo la linea aperturista di tanti altri inascoltati uomini di scienza e non solo, ho accolto con grande sollievo questa nettissima presa di posizione da parte di uomo che si è confrontato sin dal primo momento con la realtà clinica del Covid-19. Essa rappresenta l’ennesima, autorevole conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, di una emergenza sanitaria esaurita da tempo, ma che viene artificialmente tenuta – questa sì – in rianimazione nell’immaginario collettivo per un coacervo di inconfessabili ragioni di interesse personale e di bottega politica.

D’altro canto, se nemmeno le innumerevoli testimonianze di tanti altri clinici che operano in prima linea – dato che il professor Zangrillo non è affatto solo nelle sue rilevazioni – sono sufficienti ad allentare l’assurda morsa che ancora paralizza il Paese, attraverso misure e protocolli sempre più demenziali, non abbiamo più speranze.

Se, come si evince da quanto gli stessi clinici vanno ripetendo da tempo, il Covid-19 in questa fase sembra meno rischioso di una banale influenza stagionale, ciò significa che stiamo tenendo ancora imbavagliati 60 milioni di cittadini per difenderli da un raffreddore. E questo mi sembra francamente un fatto assolutamente inaccettabile e dalle conseguenze sociali ed economiche sempre più irreparabili.

Aggiornato il 01 giugno 2020 alle ore 10:41