Al pari del nostro direttore responsabile, l’ottimo Andrea Mancia, conobbi Arturo Diaconale nel 1992. Come testimoniano i miei primi articoli pubblicati sull’Opinione, ho sempre condiviso molte delle sue idee liberali. Recentemente, forse per un inconscio presagio, lo avevo sentito spesso al telefono, scambiando con lui una analoga preoccupazione per le crescenti misure liberticide che ci avrebbero condotto agli arresti domiciliari di massa. Così come per la scomparsa del comune amico Giulio Savelli, la triste dipartita di questo illustre esempio di uomo libero lascia in molti di noi un vuoto incolmabile. In questo senso, vogliano perdonarmi gli Amici dell’Opinione, il piccolo ma prestigioso giornale, riportato in vita da Diaconale durante uno dei periodi più bui della Repubblica, da oggi non sarà più lo stesso. Troppo stretto è stato il legame tra direttore/rifondatore e giornale. Tutti, anche i più acerrimi avversari politici, hanno sempre identificato il nostro compianto Arturo con L’Opinione e viceversa. Così come a me, che ne ho apprezzato le notevoli qualità umane e intellettuali, sembra impossibile immaginare la piccola riserva indiana liberale (così spesso in passato egli definiva la propria area culturale e politica di elezione) senza il Grande Arturo, allo stesso modo tanti estimatori del suo giornale faranno molta fatica a sfogliare le pagine del quotidiano senza più trovare i suoi avvertiti commenti. In tal senso, in ciò credo di interpretare i sentimenti di molti, non possiamo che stringerci idealmente intorno al ricordo di Arturo, condividendo un lutto il quale, almeno per quel che mi riguarda, sarà lungo e profondo.

D’altro canto, così come teorizzò con molta sagacia il grande filosofo liberale José Ortega y Gasset, quando muore una persona che ha rappresentato una componente importante della propria esistenza, di fatto scompare quella stessa esperienza comune. In definitiva anche una parte di noi muore con la persona cara. Ed è per questo che per noi umani il ricordo di chi non c’è più assume un inestimabile valore spirituale, da conservare gelosamente nell’intimità della nostra anima. E noi, Grande Arturo, non ti dimenticheremo mai. Sei stato un vero gladiatore del pensiero libero e, parafrasando quello cinematografico messo in scena da Ridley Scott, ciò che hai fatto in vita riecheggia nell’eternità.

Aggiornato il 03 dicembre 2020 alle ore 09:36